C’è grande attesa al Teatro Carignano di Torino per il debutto in prima assoluta de La serata a Colono di Elsa Morante, con la regia e le scene di Mario Martone. Lo spettacolo è interpretato da Carlo Cecchi (Edipo), Antonia Truppo (Antigone), Angelica Ippolito (Suora) e andrà in scena a partire da martedì 15 gennaio 2013, alle ore 19.30.
Carlo Cecchi e Mario Martone, a quarantacinque anni dalla sua pubblicazione, porteranno in scena per la prima volta La serata a Colono di Elsa Morante. «È la sua unica opera per il teatro, ispirata all’Edipo a Colono di Sofocle, ma non è mai stata rappresentata» racconta Cecchi, che della Morante era amico strettissimo. La Morante viveva, si potrebbe dire, in simbiosi col Gran Teatro, la mitica compagnia di Cecchi a cavallo tra gli anni ’60 e ’70; a sua volta Cecchi è stato il curatore, insieme a Cesare Garboli, dei due volumi dei Meridiani che raccolgono le opere della Morante (di cui è ricorso nel 2012 il centenario della nascita)».
Si tratta di una vera e propria sfida la messa in scena di questo testo, attesa da decenni dal teatro italiano. Così l’argomento viene descritto dal Rodolfo Di Giammarco e Claudia Di Giacomo in Grandi monologhi del teatro contemporaneo. Vol. II: 50 scene d’autore per uomo, Roma, Gremese, 1999: «In una corsia d’ospedale degli anni Sessanta due portantini depositano una barella su cui giace, stretto da cinghie di contenzione, un vecchio ricoverato d’urgenza con gli occhi avvolti da garze insanguinate. È un accattone ex proprietario di radici contadine, vedovo con quattro figli, affetto da mitomanie epico-classiche, soggetto a squilibri, sorvegliato con devozione da una figlia quattordicenne zingarella che ha accenti forastici del basso Lazio, e che reca i segni dolci “delle creature di mente un poco tardiva”. Lei è Antigone. Lui è la reincarnazione di un Edipo trasandato, logorroico, nomade e sfregiato, accolto in un reparto Neuro-deliri dove stazionano tre Guardiani, un dottore-Teseo e una suora-Ismene. La tragedia sofoclea Edipo a Colono, ovvero il concludersi del lungo e tormentato esodo di un sovrano parricida e incestuoso, è, in questa Serata a Colono, un calvario rivissuto oggi con scabri accenti misti a deliri d’alta e remota nobiltà violata, con l’Edipo attuale pervaso da un dolore furioso, affetto da miraggi. La trepida pietà letteraria di Elsa Morante somatizza nel Coro dei ricoverati, e nei dialoghi, citazioni da discorsi politici e militari, da canti atzechi, da un blues di forzati, dall’Inno dei Morti ebraico, dalla Bibbia, dai Veda, da Allen Ginsberg, da Hölderlin. In questo contesto di sciatto pronto soccorso medico e di echi invece ispirati e mitici, l’Edipo cieco assurto a nostro contemporaneo, reduce da chilometri e chilometri di pellegrinaggio, senza pace come da profezia, reclama-declama d’aver “visto” l’inanità di grattacieli di vetro, di navi lunari e di Hiroshime, e non sa più se la città della peste, se la peste ontologica che sparge angoscia sia “conseguenza dell’infamia, o sua causa, o suo pretesto, o un suo sogno”».
Coro: Giovanni Calcagno, Salvatore Caruso, Dario Iubatti, Giovanni Ludeno, Rino Marino, Paolo Musio, Franco Ravera; guardiani: Victor Capello, Vincenzo Ferrera, Totò Onnis; dottore: Rino Marino. Francesco De Giorgi (tastierista), Andrea Toselli (percussionista). Le musiche sono di Nicola Piovani, il fondale di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak, le luci di Pasquale Mari e il suono di Hubert Westkemper, aiuto regia Paola Rota. Lo spettacolo, che sarà replicato fino al 27 gennaio 2013 al Carignano, è coprodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino, dal Teatro di Roma e dal Teatro Stabile delle Marche.