Continua il nostro viaggio verso le elezioni politiche, in programma il 24 e il 25 febbraio 2013 quando gli italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i loro deputati e senatori. I voti dei cittadini si trasformeranno in seggi, cioè in vere e proprie “sedie” in Parlamento. Per attuare questa sorta di trasformazione, sono stati ideati i sistemi elettorali. L’Italia, tenendo conto dell’articolo 49 della Costituzione, è un Paese pluripartitico. Da qui l’esigenza di adottare il sistema proporzionale, almeno sino al 1993 quando il pluripartitismo fu ritenuto una delle cause di Tangentopoli.
L’attuale legge elettorale, definita “porcata” (da qui “porcellum”) dal suo ideatore Roberto Calderoli, fu approvata il 31 dicembre 2005, andando a sostituire il cosiddetto “mattarellum” del 1993, nato da un referendum dopo i fatti di Tangentopoli.
La legge Calderoli prevede un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Gli elettori possono dunque votare la lista ma non esprimere la preferenza per un candidato. Alla Camera dei deputati le liste sono bloccate e i candidati possono presentarsi in più circoscrizioni. I 617 seggi (sono esclusi i seggi Esteri e quello della Valle D’Aosta) vengono assegnati alle liste o alle coalizioni mediante il sistema proporzionale, cioè in proporzione ai voti ottenuti. Diverse sono le soglie di sbarramento: il 10 per cento per le coalizioni, il 4 per cento alle liste non coalizzate e il 2 per cento alle liste coalizzate. A questo si aggiunge la clausola del miglior perdente (tra le coalizioni che non hanno raggiunto il 10 per cento viene ripescato il primo partito che ha toccato la soglia del 2 per cento). Per ottenete il premio di maggioranza (340 seggi) basta che la coalizione/lista ottenga un voto in più di quella avversaria. Al Senato invece il metodo è diverso, in quanto i seggi vengono distribuiti a livello regionale. Esclusi i 6 seggi spettanti agli italiani all’estero, i 7 del Trentino-Alto Adige, i 2 del Molise e il seggio della Valle D’Aosta, i restanti 299 seggi vengono attribuiti tramite la previsione di 17 premi di maggioranza regionali. La lista o la coalizione che ottiene più voti deve raggiungere il 55 per cento dei seggi, ma se ciò non dovesse accadere questa quota gli viene assegnata d’ufficio e gli altri seggi saranno distribuiti alle altre liste e coalizioni. Le soglie di sbarramento, calcolate su base regionale, sono così distribuite: il 20 per cento alle coalizioni; l’8 per cento per le liste non coalizzate; il 3 per cento per le liste coalizzate. Anche al Senato le liste sono bloccate ed è possibile presentarsi in più circoscrizioni. L’attuale legge elettorale, oltre a non consentire ai cittadini di eleggere direttamente i parlamentari che si sono candidati nei loro territori, è garanzia di ingovernabilità, perché costringe partiti con culture diverse a coalizzarsi tra loro. Il risultato a medio e lungo termine? La mancanza di riforme per mantenere un certo equilibrio nella maggioranza.
Carla Cesinali