SARTO PRIMA CHE FASHION DESIGNER

Prima di parlare delle differenze tra la figura del sarto e quella del fashion designer voglio premettere che se non avessero preso più forza le braccia meccaniche, dell’industria, di quella fisica, dell’uomo, non sarebbe esistita alcuna differenza sui due titoli professionali che oggi caratterizzano due ruoli perfettamente diversi ma di uguale importanza, che lavorano per lo sviluppo della signora Moda. Credo che oggi l’essere sarto abbia perso di valore ma soprattutto di stima e con lo sviluppo sempre più in progresso delle macchine e di conseguenza delle taglie, il mestiere del sarto sia stato via via sminuito, tanto da diventare il primo dipendente del secondo. Lo ammetto, parlo io che di pazienza sartoriale me ne concedo una porzione molto piccola.

Con il tempo, ma soprattutto con la voglia di maturare sempre di più nel lavoro che faccio, ho capito che senza quel tipo di competenze le mie creazioni non sarebbero state mai considerate Design di moda ma solo capi firmati da me. Il mio obbiettivo sin da piccolo non è mai stato firmare un autografo o vedere il mio nome stampato su un’etichetta di cui la donna decide di vantarsi, ma quello di valorizzare l’eleganza femminile con il mio gusto e di conseguenza con le mie mani. Sono anni che guardo la moda ma è da pochi mesi che ne ho davvero capito il senso. È un po’ come chiamare un idraulico a casa che parla il  francese e che nella vita ha sempre avuto il desiderio di aprire una Boutique di alta moda, anomalo direi. Ecco di persone così nel mondo della moda ce ne sono entrate molte, e in questo caso non voglio proiettare luci su nessun nome o denunciare alcun  colpevole però è ora di dire basta alla teoria che tutti possono fare tutto.

Questa convinzione di vita ha fatto in modo che tutti possono essere tutto ma soprattutto aver la presunzione di saper fare meglio: tutti contadini o, perché no, tutti dottori, avvocati, panettieri o ancora Fashion designer. Questo accade, a parer mio, perché ci sono scuole che ti insegnano tutto senza una valida selezione alla porte; scuole che, secondo una prospettiva di marketing ma soprattutto di denaro, hanno fatto in modo che noi tutti possiamo diventare da grandi ciò che vogliamo, senza differenziare coloro che prima di chiamare la loro professione “lavoro” parlano di passione, come nel mio caso, cucita di obbiettivi che comportano lavoro duro capace di regalarti, poi, emozioni, sorrisi, soddisfazione ma anche lavoro fatto di sconfitte costruttive. Parlo della stessa passione che ha reso Chanel un simbolo di moda, sottolineando il ruolo di sarta che la Signora ricopriva. Parlo con orgoglio dello stile inimitabile del Made in Italy di Gianni Versace, Valentino e l’emozione che ancora oggi ci regala l’esemplare storia delle Sorelle Fontana; insomma tutti sarti prima di ricoprire il ruolo di padrone o, come oggi la massa li vuole chiamare, il famoso ruolo del fashion designer.

Non sono un sarto e non sono un fashion designer, io sono semplicemente un ragazzo che quando parla della propria vita parla di se stesso, parlando appunto del lavoro che fa e, miei cari, per vivere meglio bisogna saper vivere di soddisfazioni, le proprie, quelle che noi stessi creiamo lavorando con le nostre mani, non quelle che qualcun altro sporca per noi. La morale è: prima di una bella pratica ci vuole un’accurata tecnica, iniziamo a valutare questo.

Crico

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