Grande accoglienza e affetto per Benedetto XVI che questa mattina ha tenuto la sua penultima udienza generale del Pontificato, nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Il Papa ha ribadito di aver «deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura».
Si torna a parlare di stanchezza fisica e morale e del bene della Chiesa che in questo momento ha, per ammissione dello stesso Benedetto XVI, bisogno di una guida forte in grado di dare nuovo slancio all’universo dei credenti. Le stesse parole erano già state pronunciate due giorni fa, quando il Papa ha dato l’annuncio shock delle sue dimissioni. A un osservatore attento, tuttavia, non sfuggono le motivazioni più sottili che hanno spinto Benedetto XVI a rinunciare al mandato. Tanti, troppi gli scandali che hanno contrassegnato i quasi otto anni di pontificato, dalla pedofilia dei preti al furto dei documenti segreti, dalle vicende dello Ior all’ostilità di una parte della Curia.
Carlo Marroni, vaticanista del Sole 24 Ore, spiega quanto tutte queste vicende abbiano influenzato il Papa nelle sue decisioni. «Ciò che è accaduto nell’ultimo anno, ma che stava accadendo in forma latente già da diverso tempo, ha sicuramente avuto il suo peso. All’interno della Curia romana è in corso un’aspra lotta per il potere e la successione. Benché Benedetto XVI sia in salute è una persona anziana ed era risaputo che il suo sarebbe stato un pontificato breve».
La sanguinosa guerra tra cardinali per l’elezione al soglio di Pietro è il tema centrale del romanzo Le mani sul Vaticano (Rizzoli, pp. 352, Euro 9,90) in cui Marroni, da esperto conoscitore delle vicende della Curia romana, ha forse anticipato i temi divenuti di strettissima attualità in questi giorni. Storia sospesa tra finzione e realtà, racconta i meccanismi di potere e i delicati equilibri geopolitici che si instaurano all’interno del Vaticano e che guideranno anche la scelta del prossimo Papa.
«Il libro – prosegue Marroni – racconta le dinamiche interne che guidano l’elezione di un Pontefice e cerca di dimostrare come gli uomini non possano danneggiare in maniera permanente la Chiesa, che esiste da oltre 2mila anni, a dispetto dei periodi bui che ha attraversato, e questo perché la volontà degli uomini si dissolve in un progetto più grande».
Questo è indubbiamente un periodo difficile ma Benedetto XVI, con la sua scelta coraggiosa, ha dimostrato «un grande amore per la Chiesa. Ha offerto al suo successore la possibilità di azzerare tutto e ricominciare daccapo, di appianare le controversie interne e ricreare quel clima di unità che Ratzinger non è stato in grado di mantenere. Basti pensare allo scandalo Vatileaks, è difficile credere che il maggiordomo Paolo Gabriele non abbia avuto dei complici. Ma queste sono solo supposizioni. Ci sono verità che solo il Papa conosce ed è probabile che siano talmente grosse da averlo spinto a dimettersi».
I segnali si erano avuti già qualche mese fa, nonostante l’annuncio abbia colto tutti di sorpresa. «I sentori c’erano stati già nel 2010 ma nessuno aveva vi dato troppo credito – prosegue il giornalista del Sole 24 Ore – Quando a novembre Benedetto XVI ha eletto sei cardinali a sorpresa, io stesso ho scritto che stava preparando il prossimo conclave facendo entrare personaggi come il Cardinale filippino Luis Antonio Tagle, giovane e dalle idee progressiste, uno dei papabili. Il Pontefice aveva già preso la sua decisione e lo ha fatto in totale autonomia».
Se tra i difetti di Benedetto XVI c’è quello non aver saputo dare unità alla Chiesa, tra i pregi c’è sicuramente «la capacità di parlare chiaro, anche a costo di farsi dei nemici. Spesso il suo intervento ha posto fine a questioni spinose. Inoltre, ha sempre avuto il coraggio di denunciare ciò che avveniva all’interno della Curia».
Il mandato dell’attuale Pontefice sta per volgere al termine e già si guarda al futuro e all’elezione del nuovo Papa, che avrà il difficile compito di traghettare la Chiesa verso un nuovo corso. «Occorre una persona dal carattere forte e determinato – conclude Marroni – che sia in grado di riformare la Curia ma che sia anche una guida spirituale in cui i cattolici di tutto il mondo possano riconoscersi. Sicuramente dovrà espandere i territori di confine, in linea con i tempi. Non si parlerà di celibato e sacerdozio delle donne ma sicuramente di temi come la morte dolce».
Piera Vincenti