L’IRPINIA DICE NO ALLE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE

no-oil-baroniaUn convegno per dire no alle trivellazioni petrolifere in Irpinia. A Castel Baronia (Avellino) questo pomeriggio, sabato 9  febbraio 2013, si discute dei rischi per la salute, l’ambiente e l’acqua. Presenti il Comitato No petrolio in Alta Irpinia, il geologo Giuseppe Liotti e l’oncologo Carmine Ferrara. Ad aprire il convegno sarà il sindaco di Castel Baronia Carmine Famiglietti mentre le conclusioni sono affidate all’Assessore all’ambiente della Provincia di Avellino.

In occasione dell’incontro, i sindaci della zona hanno stilato un documento in cui «si impegnano ad assumere un deciso diniego ai progetti governativi attraverso osservazioni sulla valutazione di impatto ambientale sulle concessioni delle opere rilasciate alle compagnie Italmin Exploration s.r.l e Cogeid, nonché sulle trivellazioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio».

Le problematiche connesse alle fasi di ricerca e successiva estrazione di idrocarburi in Irpinia sono troppo elevate per una serie di motivi che vengono elencati nel documento stesso. Innanzitutto «la zona interessata rientra in un’area fortemente sismica, infatti è situata su faglie attive sismogenetiche con una energia tettonica accumulata negli anni di cui non si conosce la geometria, che possono riattivarsi da un momento all’altro e possono essere condizionate dalle trivellazioni». Inoltre, «la zona è sede di un bacino idrico immenso di importanza strategica che distribuisce acqua potabile per due intere regioni, la stessa Campania e la Puglia. Il sito individuato per la perforazione del pozzo esplorativo denominato “Gesualdo 1” è nelle immediate vicinanze del Centro Termale di Villamaina che basa gran parte della propria economia sul turismo termale e che potrebbe subire danni permanenti dalle trivellazioni».

Infine, «la zona è ad alta antropizzazione, fortemente distribuita nelle aree rurali. Tutto il territorio irpino è fortemente caratterizzato dalla presenza di aree naturalistiche  quali “sic”, “zps”, parchi naturali, diffuse colture arboree dai riconoscimenti ampiamente certificati quali castagneti, noccioleti, oliveti Dop, vigneti Doc e DocG nonché dalla presenza di numerose aziende agroalimentari produttrici di caseari, miele, pasta industriale e artigianale, ecc. che contribuiscono alla diffusione del made in Italy nel mondo e che rappresentano una certezza dell’economia locale».

I sindaci invitano a prendere a modello la Basilicata, dove la popolazione si è opposta con forza alle trivellazioni petrolifere e spiegano che «la contemporanea presenza di tutti questi elementi determina la caratteristica del complesso ecosistema del territorio irpino e determina la decisione unanime di contrarietà alla ricerca e alla estrazione di idrocarburi, nonché di rivalutazione dell’impatto ambientale,  secondo l’analisi tecnico-scientifica di esperti “super partes”, come da documentazione  allegata, nel rispetto infine del patto di Kyoto».

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