Si celebra oggi, 6 febbraio 2013, la Giornata Internazionale – Tolleranza Zero per le Mutilazioni Genitali Femminili (FGM). In occasione della ricorrenza, la Nazioni Unite hanno pubblicato i dati relativi al numero delle ragazze vittime di questa pratica che, secondo il rapporto, è diminuito. I dati mostrano che le FGM sono sempre meno diffuse a livello globale e che le nuove generazioni sono meno vulnerabili.
Nei 29 paesi dell’Africa e del Medio Oriente in cui la pratica delle FGM è maggiormente concentrata, in media, il 36 per cento delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha subito mutilazione rispetto ad una stima del 53 per cento circa delle donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni. In alcuni paesi il calo è stato molto rilevante: in Kenya, per esempio, per le donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni rispetto alle ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni la probabilità di aver subito una mutilazione è tre volte più alta.
«Questo risultato dimostra che è possibile porre fine alle FGM – ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake – Le FGM sono una pratica sbagliata e noi possiamo e dobbiamo porvi fine per aiutare milioni di ragazze e donne a condurre una vita più sana».
Le recenti stime prodotte dall’UNICEF mostrano che almeno 120 milioni di ragazze e donne hanno subito FGM nei 29 paesi in cui la pratica è in uso. Alla luce delle tendenze attuali, ben 30 milioni di bambine e ragazze di età inferiore ai 15 anni possono essere ancora a rischio. Il programma congiunto del Fondo delle Nazioni Unite per le Popolazioni e dell’UNICEF sulle FGM sta facendo notevoli progressi per aumentare la prevenzione tra le ragazze e le generazioni future perché non siano esposte al rischio di FGM.
Le nuove stime arrivano in seguito all’adozione unanime della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2012 in cui gli Stati membri sono stati invitati ad intensificare gli impegni verso la completa eliminazione delle FGM. Dal 2008, quando il programma congiunto UNFPA-UNICEF sulle FGM è stato istituito, circa 10.000 comunità in 15 paesi, quasi 8 milioni di persone, hanno posto fine alla pratica. L’anno scorso un totale di 1.775 comunità in tutta l’Africa hanno dichiarato pubblicamente il loro impegno a porre fine alle FGM.
Anche nei paesi in cui la pratica è maggiormente in uso, gli atteggiamenti stanno cambiando. In Egitto, per esempio, dove circa il 90 per cento delle ragazze e delle donne hanno subito mutilazioni genitali, la percentuale di donne tra i 15 e i 49 anni che sono state sposate e che pensano che le FGM debbano finire è raddoppiata dal 13 per cento al 28 per cento tra il 1995 e il 2008.
«Rendere le donne e le ragazze più consapevoli è la chiave per rompere il ciclo di violenze e discriminazioni e per la promozione e la protezione dei diritti umani, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti alla riproduzione – ha dichiarato Babatunde Osotimehin, Direttore Generale dell’UNFPA – Lavorando con i governi e le società civili per porre fine alle FGM, l’UNFPA e l’UNICEF hanno implementato con successo un approccio attento alle culture e basato sui diritti umani».
I Direttori Generali dell’UNFPA e dell’UNICEF hanno osservato che, se la volontà politica espressa nella risoluzione dell’Assemblea Generale si tradurrà in investimenti concreti, le FGM – una grave violazione dei diritti delle bambine e delle donne – potrebbero diventare un ricordo del passato. Le loro dichiarazioni hanno fatto eco all’appello della risoluzione per un approccio coordinato che promuova un cambiamento sociale a livello comunitario, nazionale, regionale e internazionale.