A pochi giorni dalle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, in Italia si parla e si scrive solo di liste, candidati, coalizioni e programmi, magari facendosi distrarre di tanto in tanto dalle notizie provenienti dal Vaticano o dalla caduta di meteoriti e di asteroidi. Finanche dal parrucchiere, la domanda è ricorrente: «Cosa ne pensi?». Un interrogativo seguito immediatamente da una nuova domanda, che ti lascia anche un pochino impreparato: «E tu per chi voti?». Ma il voto non era segreto? Forse un tempo, perché oggi nell’epoca dei social network tutto deve essere alla luce del sole, condiviso. Mi dice la vocina interiore. Dunque nessun segreto, nessuna sorpresa. Non come quelle che si trovano nelle emeroteche impolverate e rese grigie dal tempo, dove rileggendo gli articoli sulle vecchie campagne elettorali si evince che fino a venti anni fa i metodi di comunicazione erano diversi. I candidati al Parlamento preferivano il confronto con la folla per raccoglierne le istanze. Adesso non ce n’è più bisogno. I territori contano poco, pochissimo. Tutta colpa del “porcellum”, mi dico, che ha confuso le coscienze collettive, le quali spesso si dimenticano che l’Italia è una Repubblica parlamentare e non presidenziale. Nel nostro Paese il suffragio è per i parlamentari che devono essere espressione di un territorio. Tuttavia con l’attuale legge elettorale è facile trovare come capolista alla Camera e al Senato un politico del Nord in una regione del Sud. Di conseguenza gli italiani considerano gli artefici del successo o della disfatta di una determinata legislatura solo il premier e i ministri. Ma non è tutto. Quando chiedi al cittadino medio di elencare i nomi dei candidati della sua circoscrizione ecco che segue il silenzio, interrotto subito dai nomi degli aspiranti alla carica di presidente del Consiglio. Consci e anche un pochino abbattuti da questa situazione paradossale, andiamo a conoscere, per soddisfare i bisogni dell’elettore medio, i leader delle coalizioni e dei partiti in lizza per le Politiche 2013, cominciando dagli indipendenti.
Giannino e Grillo – Oscar Giannino e Beppe Grillo sono un’assoluta novità di questa campagna elettorale. Con metodiche e toni diversi, entrambi puntano sulla parola cambiamento. A guardarli però si denota subito che hanno alle spalle una storia politica diversa. Giannino è nato a Torino il primo settembre 1961, viene dalla Scuola della Prima Repubblica, è stato infatti portavoce del Partito Repubblicano Italiano e si è dedicato all’attività giornalistica scrivendo per giornali autorevoli come Il Foglio e Libero.
Le sue caratteristiche sono il fair play, l’eleganza, i toni pacati e raffinati, anche se in questa campagna elettorale ha fatto sentire spesso la sua voce nei dibattiti televisivi. Conosce a fondo l’economia e i suoi interventi sono sempre mirati, mai improvvisati. Qualcuno ha scritto ironicamente che Giannino sembra essere uscito da un dipinto dell’Ottocento, per il suo modo di vestire. Beppe Grillo invece ha tutt’altro modo di fare. Urla, sbraita, proprio come se fosse in un talk show forse perché la sua Scuola è stata la televisione. Nato a Genova il 21 gennaio 1948, diplomato in Ragioneria, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio e comincia a lavorare nel settore dell’abbigliamento, prima di diventare comico quasi per caso; a lanciarlo è Pippo Baudo. Inizia così la sua carriera in Rai, passando anche al Teatro e poi alla blogosfera quando nel 2005 apre uno dei blog italiani più noti all’estero. Nello stesso periodo Grillo viene nominato personaggio dell’anno dal Time. Seguono poi il V- day e la nascita del Movimento5stelle.
Maria Ianniciello