Dudovich e la figura sottile

     2 Conturbanti sono a volte i manifesti pubblicitari ideati durante la Belle Epoque e l’età del Liberty, soprattutto in Francia. Ma a catturarmi sono quelli del triestino Marcello Dudovich (1878-1962), uno dei padri del cartellonismo artistico italiano, per gli imprevedibili atteggiamenti della figura femminile, spesso assai procace. Se lui non fosse stato un adùltero, avrebbe certamente disegnato un diverso tipo di donna, l’esile sua moglie per esempio. Circondato da modelle, il buon Marcello era costretto a mentire, come tutti gli adùlteri. All’apice del successo, scrisse: “Quando l’ho sposata, Elisa Bucchi era una bella ragazza bruna. Fin dagli anni bolognesi ho ritratto soltanto lei nei miei disegni di donne, con la sua figura sottile, il suo portamento fiero, il suo impertinente naso aquilino”. Soltanto lei? Con la sua figura sottile? Non era vero per niente. Agli inizi del Novecento aveva disegnato anche una ragazzina dalle curve vistose, movenze sensuali e volto perfetto, l’opposto insomma della sua Elisa. A lungo poi utilizzò quei disegni, e se scopriremo che in qualche manifesto sia arrivato a sovrapporre la testa di Elisa a quel corpo che lo stregava, vorrà dire che bisognerà studiare daccapo non solo le sue opere ma la sua psicologia d’artista! Chi  era quella ragazzina? Nessuno l’ha mai saputo, è una questione che ho deciso di aprire qui, su Cultura&Culture.

  3Proprio a Bologna, durante una conferenza stampa per l’annuale Rassegna ArteFiera dedicata ai manifesti d’epoca, la corrispondente di un periodico elvetico mi chiese una valutazione  di due cartelloni pubblicitari lì esposti in originale, entrambi firmati da Dudovich: il primo raffigura una Ragazza che s’inchina a sentire l’aroma del liquore Strega, l’altro presenta in posa frontale la Ragazza-Strega che s’avvolge nella vestaglia, tra segnali allusivi, rosa rossa sulla bocca, atmosfera di fuoco, il sorriso come promessa di… scoprirsi. Dopo la discussione pubblica, la giornalista mi riferì che, anni addietro, a proposito delle stesse due opere, un bolognese di nome Gualtiero Mingardi, “uomo curioso della natura e degli astri”, le aveva detto che nella modella lui riconosceva sua madre Rosa da ragazza, “l’unica di cui Dudovich si fosse mai innamorato prima di sposarsi”. Di tale identificazione non mi sono mai occupato, ho tenuto fino ad oggi riservati i miei appunti di quell’incontro. Nata a Galliera nel 1884, Rosa si era trasferita con la famiglia a Bologna nel 1899, proprio quando vi arrivò anche Marcello Dudovich. Fu messa subito a lavorare nella tipografia di Edmondo Chappuis, di fronte casa sua in Via Cartolerie. Lì incontrò il Maestro, lui la chiamava Rosina. Mingardi disse fra l’altro alla giornalista svizzera: “Mia madre aveva solo quindici anni, era bella e formosa quando, col permesso dei genitori, miei nonni, cominciò a posare per Dudovich, e lo raccontava a tutta la città”.

   1 Per consentirmi di studiare in modo più approfondito i due manifesti, la giornalista mi mandò in seguito una fotografia di Rosa in abbigliamento quotidiano, pettinatura da casalinga e niente trucco, ricevuta dalla famiglia Mingardi, dalla quale aveva saputo che il Pittore triestino aveva insegnato a Rosa a cantare e a valorizzare le sue attrattive fisiche. Fu così che la modella diventò il prototipo della donna dudovichiana, uno dei grandi richiami erotici della rèclame Liberty. Propongo volentieri ai lettori l’inedita fotografia (foto in alto a sinistra), insieme ai due manifesti pubblicitari del Liquore Strega (foto a destra) derivati dunque da disegni risalenti al periodo 1899-1905, in cui Dudovich visse a Bologna avendo accanto a sé la ragazza che lo aveva stregato.

    A Napoli, passando davanti al Gambrinus, lo storico Caffè di intellettuali e artisti di fronte al Palazzo Reale e al Teatro di San Carlo, chiunque può vedere il primo dei due capolavori riprodotto su un pannello luminoso. La protagonista di quel manifesto non ha la figura sottile di Elisa né il naso aquilino. Ed è atteggiata tutt’altro che a ‘moglie’: con una mano sottolinea la curva del fianco, con l’altra tira su la gonna fino al ginocchio, s’inchina al dorato liquore di Benevento, e fa ricadere dalle spalle la camicetta per scoprire il seno!  Quella che esibisce in questo modo la sua avvenente corporeità è Rosina, la modella preferita di Marcello Dudovich, l’adùltero Pittore delle donnine.

Elio Galasso

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