Lo scorso anno il mese di marzo cominciò con la triste notizia della morte di Lucio Dalla. Quest’anno marzo se ne va portandosi con sé un altro talento della musica italiana: Enzo Jannacci, deceduto ieri sera, nella clinica Columbus di Milano, lasciando un vuoto non solo nell’animo dei suoi familiari, che sono stati al suo capezzale, ma in tutti gli italiani, giovani e non. Da anni il cantautore lottava con coraggio contro un male incurabile. Molti sono diventati adulti con le canzoni di Jannacci, altri invece, pur non facendone un idolo, ne hanno apprezzato il talento e la modestia. Vincenzo Jannacci nacque a Milano il 13 giugno del 1935; era noto nel mondo dello spettacolo per essere il cardiochirurgo cantautore. Non ha mai smesso infatti di svolgere la professione di medico, pur dedicandosi alla musica con passione e costanza. Tifosissimo del Milano, è ricordato per essere stato il pioniere del rock italiano e per il sodalizio quarantennale con Giorgio Gaber. Celebri le sue canzoni “Vengo anche io, no tu no” ed “E` la vita, la vita”; solo per citarne alcune.
E oggi non solo Milano, ma tutta l’Italia gli rende omaggio.
«Con lui scompare uno dei più importanti testimoni della grande trasformazione di Milano nel secondo Novecento». Così l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ricorda Enzo Jannacci. «La sua libertà di pensiero – ha sottolineato Del Corno – generava la potenza ironica del suo lavoro artistico. Il legame profondo tra Milano e Jannacci si esprimeva soprattutto nella sua invenzione linguistica, che sottraeva il dialetto a una pura dimensione localistica per trasformarlo in un laboratorio creativo di immagini e narrazione».
Molti anche i messaggi di personaggi del mondo dello spettacolo e della musica pubblicati su facebook e twitter. Fabio Fazio ha scritto: «Enzo Jannacci era un genio. Le sue parole che non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo».
Carla Cesinali