Migliaia di fedeli e 132 delegazioni internazionali per la Santa Messa d’intronizzazione di Papa Bergoglio, che anche oggi con le parole di amore rivolte soprattutto ai poveri e ai diseredati della terra ha emozionato i presenti, la maggior parte dei quali sono giunti in Vaticano non solo per rendere omaggio a un Capo di Stato ma soprattutto per fede. Perché Papa Francesco è innanzitutto custode degli insegnamenti Cristiani; è il successore di Pietro. Anche se il pontefice ama definirsi, come ha evidenziato più volte, vescovo di Roma. E forse proprio per questo il Santo Padre non ha mai parlato in pubblico in spagnolo, preferendo alla sua lingua madre l’italiano, l’idioma dei romani. Nel giorno di San Giuseppe Papa Francesco ha inoltre fatto gli auguri di buon onomastico a Joseph Ratzinger nella sua omelia non lunga ma intensa per la profondità del pensiero di un uomo semplice che si fa comprendere da tutti.
L’omelia – «Abbiamo ascoltato nel Vangelo che Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa – ha spiegato il Papa -. Giuseppe è il custode di Maria e di Gesù, ma è una custodia che si estende alla Chiesa, come ha sottolineato il Beato Giovanni Paolo II. Giuseppe esercita questa custodia con discrezione, nel silenzio e nell’umiltà, anche quando non comprende». Papa Francesco ha ripercorso la vita di San Giuseppe che «è aperto ai segni di Dio», il quale non desidera una casa costruita dall’uomo, bensì chiede «fedeltà alla sua parola, al suo disegno». «Ed è Dio stesso che costruisce la casa di pietre vive – ha continuato il Papa -. Giuseppe sa leggere con realismo gli avvenimenti ed è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni più sagge. Risponde alla chiamata di Dio con vocazione». Il santo Padre si è rivolto poi ai presenti: «Mettiamo Cristo al centro della nostra vita, per custodire il Creato, in tutta la sua bellezza, come ci hanno mostrato la Genesi e San Francesco d’Assisi». Il Santo Padre ha spiegato che «tutto è affidato alla custodia dell’uomo». E, ha precisato, che «quando non ci prendiamo cura del Creato e dei fratelli il cuore inaridisce». «Vorrei chiedere a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità di essere custodi della Creazione, custodi dell’altro, dell’ambiente – ha affermato il Papa -. Ma per custodire dobbiamo anche avere cura di noi stessi. Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita. Custodire vuol dire vigilare sul nostro cuore, perché proprio da lì escono le intenzioni cattive. Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza. Il custodire chiede bontà; chiede tenerezza che non è la virtù del debole perché è indice di forza d’animo». Un’omelia carica di significati, che denota una particolare attenzione del Santo Padre verso la natura. «Non dimentichiamo che il vero potere è il servizio e che anche il papa per esercitare il potere deve guardare al servizio umile e concreto. E come ha fatto San Giuseppe deve aprire le braccia per accogliere l’umanità, soprattutto i più deboli e i più poveri». Poi il riferimento alla Seconda Lettura: «San Paolo scrive di speranza – ha precisato -. Custodire il Creato con tenerezza e amore è aprire il cuore alla speranza che per noi Cristiani si fonda sulla roccia di Dio».
I potenti della terra – Il Papa, dopo l’eucarestia e la benedizione, ha incontrato i rappresentanti delle delegazioni internazionali e gli ambasciatori nella basilica. Tra i presenti anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, la presidente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, Mario Monti, e i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso.
Maria Ianniciello