Recensione del libro Roberto Scardova e Paolo Bolognesi, Stragi e Mandanti Aliberti editore, Reggio Emilia
Quel che non riesce a fare la giustizia, talvolta cerca di farlo il tempo, e con esso, un libro: è una supplenza della giustizia, il risultato di questo libro, realizzato con il contributo (documentario, e testuale) dell’Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Bologna. Il tentativo, giornalisticamente coraggioso, è di vedere la strage alla stazione non da vicino ma da lontano: cioè come un particolare, l’acme, di un unico progetto eversivo ideato durante la II Guerra Mondiale, quando ancora l’Italia era una monarchia e la Repubblica di Salò era scissa, ed articolatosi attraverso le stragi italiane da Portella della Ginestra (1947) alla II Strage di San Benedetto in Val di Sambro (1984), passando per Milano (Piazza Fontana, 1969), la I strage di San Benedetto in Val di Sambro sul treno Italicus (1974), la II Strage di San Benedetto in Val di Sambro sull’espresso 904, strage di Natale di stampo mafioso (1984), i numerosi attentati, i falsi suicidi letti come veri omicidi, di Feltrinelli, Calvi, dei fratelli Bisaglia (uno politico, l’altro sacerdote). Ad ideare tutto questo, sarebbero stati uomini dell’Intelligence americana, attraverso un piano internazionale (Stay Behind) finalizzato a debellare il comunismo, assieme a uomini dei servizi segreti inglesi, governatori texani, dirigenti fascisti, sacerdoti: in questo senso la Strage di Bologna sarebbe un episodio di un’unica strategia internazionale che in Italia si è manifestata col terrorismo, mentre in Grecia ed in Argentina coi colpi di stato (tentati, invano, anche qui). Alta manovalanza di tutto questo, le Logge Massoniche (la P2, la Camea), e lo Stato italiano attraverso due strutture paramilitari, attive per reprimere una sempre imminente e mai avvenuta rivolta comunista: il piano Gladio, e l’Anello, o Noto Servizio, nata addirittura durante la fase repubblichina del Fascismo, a capo di cui sarebbe stato Giulio Andreotti. Bassa manovalanza: la mafia, che avrebbe agito in cambio di una promessa scissione della Sicilia dall’Italia (tentata più volte a fine anni’40 e anni ’70) ed un cospicuo insieme di gruppi ed organizzazioni neofasciste e neonaziste. Bassissima manovalanza: una serie impressionante di banditi e faccendieri. Tra i finanziatori, figurerebbero tra gli altri (in modi diversi) il Vaticano, Gheddafi. Ma il progetto eversivo avrebbe avuto inquietanti intersezioni anche con il sequestro di Moro e la strage di Ustica, estranea al progetto ma depistata per errore da chi la riteneva parte della strategia e costituirebbe un precedente per le stragi mafiose degli anni’90, ispirate a questo progetto. Tutta questa tesi è argomentata attraverso testimonianze, articoli di giornali stranieri, libri, e soprattutto, atti processuali dei singoli procedimenti giudiziari, comparati ed analizzati in un modo che la giustizia, per gran parte dei fatti già passati in giudicato o prescritti, non potrà più.
Daniel Agami