Il settennato di Giorgio Napolitano volge al termine e, quindi, come da prassi, gli identikit sul futuro Capo dello Stato si moltiplicano. Ma cosa ha caratterizzato questi sette anni di Giorgio Napolitano? Risponde a questi e altri interrogativi Davide Galliani, ricercatore e docente di Diritto pubblico presso la Facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università degli Studi di Milano nonché autore del libro “I sette anni di Napolitano. Evoluzione politico-costituzionale della Presidenza della Repubblica” (Egea, Università Bocconi Editore, 216 pagg., 16 euro).
Qual è il ruolo del Capo dello Stato?
Il Capo dello Stato non ha mai avuto una funzione notarile. Per Costituzione, il presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale; dunque svolge un ruolo politico che non significa però politico-partitico.
Ma quasi tutti i presidenti della Repubblica, prima di salire al Quirinale, hanno militato in Partiti…
Quasi tutti i presidenti hanno avuto un’esperienza partitica in generale. Tuttavia, facendo un’analisi, si evince che al Quirinale non è mai stato eletto un leader acclamato di un partito. L’unica eccezione è rappresentata da Sandro Pertini, anche se sappiamo che Pertini fu una figura controversa nel Psi, poiché si schierò più volte contro la linea del suo Partito.
E Napolitano?
Napolitano sicuramente è stato un esponente autorevole del Partito Comunista, ma non ha mai avuto nel Partito un ruolo di primo piano: non è mai stato né segretario né presidente del PCI.
In cosa si è differenziato il mandato di Napolitano rispetto ai settennati dei precedenti Capi di Stato?
Ogni Capo di Stato ha dovuto fronteggiare situazioni difficili, come si denota facendo un’analisi storica. Napolitano si è trovato ad affrontare una sorta di vuoto della politica e ha svolto in particolare un ruolo di primo piano nel richiamare al rigore i Governi che hanno abusato del decreto legge, il quale è uno strumento d’emergenza, nel senso che deve essere utilizzato solo in situazioni straordinarie che necessitano d’interventi tempestivi. Non so fino a che punto è riuscito nel suo intento, ma sicuramente questo è un fatto alquanto significativo e nuovo.
In Italia a legiferare è il Parlamento, invece il Governo ha una funzione prettamente esecutiva. Quindi, Napolitano si è comportato da vero garante…
Napolitano ha voluto garantire la divisione dei poteri per com’è stabilita dalla Costituzione. Spesso gli Esecutivi hanno cercato di ingabbiare il ruolo del Parlamento, il quale era obbligato a convertire il decreto legge pena dimissioni del Governo.
E per quanto riguarda la scelta di nominare le commissioni di Saggi per le proposte da presentare in Parlamento?
E` un’originalità. Nessun presidente aveva mai tentato una carta del genere. Chiaramente non tutto ciò che è innovativo è anche incostituzionale. E in effetti non ci sono violazioni della Costituzione. Il presidente della Repubblica, dopo le elezioni, ha il compito di affidare l’incarico a una persona di formare il Governo, ma la Costituzione non spiega quali siano gli strumenti a disposizione del Capo dello Stato, il quale può quindi “inventarne” di nuovi a seconda della situazione. Pertanto, sui saggi, a parte l’originalità, non c’è nulla d’incostituzionale. E` più problematico invece il ruolo del Governo in carica, perché l’istituzione delle due commissioni è stata consequenziale alla decisione di rendere ancora operativo il Governo Monti, che è un esecutivo dimissionario, sotto il quale è cambiato anche il Parlamento.
Qual è la funzione adesso del Governo Monti?
Il Governo Monti dovrebbe limitarsi a svolgere l’ordinaria amministrazione, perché è un Governo dimissionario che non ha la fiducia del Parlamento. L’Esecutivo Monti può intervenire quindi nei casi di assoluta urgenza, ma tutte le altre azioni devono essere vagliate con cautela.
Chi potrebbe essere il prossimo presidente della Repubblica?
Da un punto di vista formale è possibile una riconferma di Napolitano, come hanno più volte sottolineato anche alcuni partiti, fra cui il Pdl. Tuttavia Napolitano, oltre alla questione dell’età, ha sempre ribadito che la figura del presidente della Repubblica implica una permanenza in carica di sette anni che sono già tanti. Può anche essere che lo rieleggano. Per quanto riguarda i nuovi, si possono fare diversi nomi, ma nell’elezione del presidente della Repubblica ci vuole molto realismo. Chi ha più voti vince. I partiti ci tengono ad avere un loro rappresentante al Quirinale.
Come viene eletto il presidente della Repubblica? Qual è il metodo di elezione?
La votazione avviene a Camere riunite. La Costituzione nei primi tre scrutini stabilisce che il candidato debba raggiungere i due terzi dei voti, mentre dalla quarta in avanti basta la maggioranza assoluta.
Maria Ianniciello