Si può essere ciò che si vuole, a discapito dei pregiudizi. Si può essere ciò che si vuole quando si vuole se si possiedono la forza di volontà, lo spirito di sacrificio e la dedizione di Margaret Thatcher, la Lady di Ferro scomparsa ieri a 87 anni in una suite dell’Hotel Ritz di Londra. La Thatcher, che è stata la prima donna a Downing Street, ha guidato la Gran Bretagna dal 1979 al 1990. Era la figlia di un droghiere e di una sarta, studiò a Oxford e, dopo aver letto il libro del filosofo Harek, si avvicinò alla politica, che diventò ben presto un’ossessione. Si dice infatti che per lavorare dormisse quattro ore per notte. Appoggiata dal marito Denis, che la sostenne sino alla sua morte avvenuta nel 1993, entrò nel partito Conservatore. Fu eletta deputato, viceministro, ministro dell’Istruzione e infine si candidò alla leadership del Partito, diventando Primo Ministro. Margaret Thatcher aveva un carattere forte, la battuta sempre pronta e non aveva peli sulla lingua, tanto da essere soprannominata da KrasnajaZvezda, il quotidiano delle Forze Armate Sovietiche la Lady di Ferro, per il suo atteggiamento spietato e bellicoso nei confronti dell’Urss. Per la Thatcher, la società non esisteva in quanto aveva il predominio l’individuo, da qui la sua lotta a favore delle privatizzazioni, in perfetta sintonia con la politica degli Stati Uniti. Basti pensare che alla Casa Bianca c’era chi, scherzando, diceva che Maggie (così veniva chiamata la Thatcher) fosse la vera moglie di Ronald Regan, visto il rapporto che c’era tra gli Usa e la Gran Bretagna. Uno scenario simile va comunque inquadrato nel suo contesto storico: erano gli anni della Guerra Fredda quando il “pericolo” Comunista incombeva sull’Occidente. E che dire del suo stile? Inconfondibile la sua collana di perle che indossava insieme al cappottino con la stola di pelliccia. Abiti che tradivano le sue umili origini e che la facevano somigliare a una borghese. Margaret Thatcher fu amata e odiata, come si evince dal film “The Iron Lady”, con una Meryl Streep che conferisce alla protagonista energia e allo stesso tempo anche vulnerabilità che si denota negli ultimi anni di vita, periodo in cui la Thatcher aveva perso già il marito e soffriva di una forma, seppur lieve, di demenza senile. Per Mikhail Gorbaciov, Maggie, che aveva cinque anni più di lui, fu un avversario duro e tenace, ma anche una donna piena di umorismo che sapeva combinare durezza e grazia. Ogni sua parola era quasi una regola, almeno fino a quando il suo Partito non la allontanò con una congiura. Ma il periodo era cambiato. Il muro di Berlino era caduto e la Guerra Fredda era un ricordo; gli equilibri si stavano spostando altrove, come anche gli interessi economici. Il mondo forse non aveva più bisogno della Thatcher. O forse sì? Sta di fatto che nel bene e nel male the Iron Lady ha condizionato non solo la Gran Bretagna ma il Mondo…
Maria Ianniciello
- La Fonte del commento di Gorbaciov è il quotidiano La Repubblica, numero 84, anno 38, pag.52, articolo di Fiammetta Cucurnia