«Quanto sangue dovrà scorrere ancora prima che si trovi una soluzione al dramma della Siria?» Queste le parole di Papa Francesco che si è rivolto a tutto il mondo nel giorno di Pasqua per tenere alta l’attenzione sulle violenze che si stanno consumando senza che apparentemente si facciano passi significativi per un cessate il fuoco, dopo due anni dall’inizio della rivolta, il 15 marzo 2011. Iniziata con manifestazioni studentesche pacifiche, si è ben presto trasformata in un conflitto terribile, l’ennesimo nel già fragile e martoriato Medio Oriente. Ricordiamo il vicino conflitto israelo – palestinese, in stallo da 65 anni, la presenza di oltre 4milioni di rifugiati palestinesi nei Paesi della regione, la fragilità dell’Iraq e la crescente precarietà dei paesi limitrofi della Siria che continuano ad accogliere flussi crescenti di rifugiati.
Ma è dall’interno della Siria che giungono le notizie più drammatiche. «La settimana Santa è stata particolarmente difficile e con molte vittime – racconta il Vescovo di Aleppo e presidente di Caritas Siria -. La violenza colpisce tutti. C’è un continuo spostamento di famiglie, cristiane e musulmane in cerca di luoghi più sicuri. Manca spesso l’acqua, l’elettricità, i telefoni non funzionano, a volte per dei giorni.Molti di quanti hanno scelto di rimanere hanno subito stupri, esecuzioni sommarie davanti ai loro familiari. Chi rifiuta di collaborare è ucciso immediatamente. Anche un notabile musulmano della regione di Jabal-es-Saydeh, a solo un chilometro dalla sede Caritas, poiché si era rifiutato di spingere la sua gente alla lotta violenta, è stato decapitato e la sua testa esposta ai passanti. Non si sa nemmeno dove seppellire i morti, perché i cimiteri sono in territorio pericoloso».
Sono ormai 90mila le vittime in Siria e centinaia di migliaia sono i rifugiati in Libano, Giordania e Turchia. Fra rifugiati all’estero e sfollati interni sono almeno 4 milioni i siriani ridotti in povertà. In Libano in particolare si parla di un milione di profughi siriani. In un paese che ha 4 milioni di abitanti, la situazione è evidentemente al limite del collasso.
Caritas Italiana fa sapere che, mentre si associa ai numerosi appelli verso la comunità internazionale affinché tenti ogni strada pacifica per fermare le violenze, contribuisce e rilancia le richieste di aiuto delle Caritas sorelle di Libano, Giordania e Turchia, oltre a quelle, ancora più urgenti, della Siria. Dall’inizio della crisi queste Caritas hanno moltiplicato i loro sforzi per l’assistenza ai rifugiati: dai viveri, ai medicinali, al vestiario, alle scuole per i bambini. Grazie anche al gran numero di volontari restano attive sul territorio e confidano su un’ampia solidarietà per poter continuare le loro attività.
Per donazioni, info: su www.caritasitaliana.it