Il cibo, come abbiamo più volte scritto, ha il potere di guarire il corpo. «Fate del cibo la vostra medicina», affermava Ippocrate, che è considerato il padre della medicina e che aveva una visione olistica dell’essere umano inteso non solo come corpo. In questa rubrica mi sto occupando, come si evince dal nome, di equilibrio tra corpo, mente e spirito. E l’alimentazione ha un ruolo importante, anche se non prioritario, nel mantenimento di questa condizione. Quindi, oggi scriverò di ciliegie. Si avete capito bene, proprio di ciliegie. Del frutto che in questo periodo sta maturando sugli alberi ed è già possibile acquistare dal fruttivendolo. Le ciliegie, spiegano Fausto Aufiero e Michele Pentassuglia nel libro “Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti”, nella quantità di 200 grammi a persona possono essere mangiate nel periodo che va da giugno a fine luglio. Questo frutto è ricco di vitamine A, C, B1 e B2; inoltre esso contiene proteine, zuccheri, sali minerali di potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo, numerosi oligoelementi e acidi organici che riducono l’acidosi metabolica. «Le ciliegie – continuano i due medici – costituiscono uno dei frutti preferiti dei bambini, il cui vivace metabolismo si gioverà dell’effetto “carrier” del ferro, dello stimolo epatico indotto dall’acidità e dall’energia fornita dal loro contenuto in fruttosio». Sono, dunque, adatte nella fase adolescenziale, in soggetti dediti ad attività sportiva, in dieta dimagrante, nelle anemie sideropeniche di pazienti astenici e demineralizzati, in gravidanza e nella stipsi. Poco tollerabili dai soggetti con gastriti, ulcere e ipertensione arteriosa. Hanno un’azione lassativa e quindi sono sconsigliate nella colite spastica, nei casi di dissenteria, nel colon irritabile, nella rettocolite ulcerosa e nel morbo di Crohn.
Giulia Caso