“Little Italy”. Chi non ha mai sentito parlare dello storico quartiere newyorkese abitato soprattutto dagli immigrati italiani e che fa da sfondo a buona parte delle pellicole di Martin Scorsese, sicuramente uno dei più grandi registi dei nostri tempi? La vivacità delle botteghe e dei ristoranti italiani, le scenografiche processioni religiose e, come si sa, la malavita importata nel nuovo mondo sono alcuni degli aspetti di un quartiere in cui lo stesso regista ha vissuto, tanto da averlo in seguito egregiamente tratteggiato nei suoi film. Grande fede e mafia, crocifissi e pistole, preti e gangster: uno scenario che pare essere un ossimoro per definizione ma che, invece, ha caratterizzato buona parte della storia di questa parte della Grande Mela e, nello specifico, l’infanzia del regista di origini italo-americane.
Non poteva esserci punto migliore da cui partire, quindi, per allestire una mostra interamente dedicata proprio a Martin Scorsese: il mondo di Little Italy rappresenta, infatti, il primo step di un percorso allestito all’interno del Museo del Cinema di Torino, visitabile sino al 15 di settembre. Una scenografia nell’Aula del Tempio, cuore del museo ospitato nella Mole Antonelliana, presenta, quindi, una dettagliata mappa della città, sulla quale sono riportati i luoghi dei film. A pochi passi, poi, tutta una serie di oggetti di scena, tra cui molti dei memorabili costumi di “Gangs of New York” e il vestito rosso indossato da Michelle Pfeiffer in “L’età dell’innocenza”. Dopo aver visitato l’Aula del Tempio, la mostra prosegue lungo la rampa elicoidale fino al livello +25 del museo, percorso cosparso di fotografie, scenografie, bozzetti, lettere, partiture musicali, oggetti di scena e manifesti suddivisi in aree tematiche, fili conduttori dell’esposizione. Si tratta, come si può immaginare, dei temi caratteristici dell’opera di Scorsese, ossia “La famiglia”, “Fratelli”, “Uomini e donne”, “Eroi solitari”, “New York”, “Il Cinema”, “Le riprese”, “Il montaggio” e “La musica”. Nove sezioni, quindi, ciascuna delle quali introdotta da un pannello descrittivo e dotata di monitor che ripropongono sequenze di film particolarmente adatte al tema trattato.
L’allestimento, curato da Nicoletta Pacini e Tamara Sillo, non vuole celebrare solo il genio artistico di Scorsese, bensì anche il suo impegno per la conservazione del patrimonio cinematografico internazionale, tanto che buona parte dei materiali esposti provengono dall’archivio privato del regista. Si tratta di «ricordi, frammenti, impressioni, oggetti d’amore e di desiderio – spiega Alberto Barbera nel catalogo della mostra – come tessere di un gigantesco mosaico i cui confini finiscono per identificarsi con il monumento d’immagini che è l’opera cinematografica di Scorsese, cioè la sua stessa vita. […] Un viaggio affascinante nell’universo privato di uno dei più significativi registi del secondo Novecento, grande narratore di alcune delle più crude e autentiche realtà del nostro tempo».