C’è una Trabant, storica auto della Repubblica Democratica Tedesca, che sfonda il muro e che sembra raggiungere l’osservatore. C’è il bacio socialista tra il segretario della DDR Honecker e il sovietico Brèžnev. E poi c’è più di un chilometro di altri murales, tra cui quello con la stella di David al centro della bandiera tedesca o l’immagine che ritrae la folla di persone che passano attraverso una breccia nel muro, probabile riferimento a quella notte del novembre del 1989, quando per la prima volta gli abitanti di Berlino est oltrepassarono il “Mauer”. La parte più lunga e continua di quello che resta del famoso Muro di Berlino si chiama oggi East Side Gallery ed è una colorata galleria a cielo aperto, ricoperta di graffiti dipinti poco dopo la caduta di questo confine cittadino da più di 100 artisti provenienti da una ventina di paesi diversi.
Un evento, quello che nell’89 ha avuto come protagonista la città che presto sarebbe tornata ad essere l’unica capitale della Germania, che ha catalizzato l’attenzione dell’intero pianeta e che ha attirato nelle strade di Berlino persone da tutta Europa e non solo. Due “Germanie”, una città divisa, due blocchi, protagonisti della Guerra Fredda, così vicini, separati a Berlino solo da un muro. Ripensare alla storia recente di uno dei paesi oggi tanto importanti in Europa può essere forse inquietante ma altrettanto affascinante. È come se Berlino fosse stata, almeno fino a poco più di vent’anni fa, il luogo in cui la storia è passata più volte e in modo tanto tangibile, spesso drammatico. Eppure molti di noi c’erano e studiavano sulle cartine geografiche la “Repubblica Federale Tedesca” e la “Repubblica Democratica Tedesca”, con le rispettive capitali, modelli economici, sociali e politici, forse senza riuscire a cogliere fino in fondo cosa volesse dire uno scenario tanto difficile e unico.
Passeggiare lungo la East Side Gallery, 1.300 metri di muro rimasti in piedi a pochi passi dal fiume Sprea e interamente dipinti sul lato che un tempo fu della DDR, non significa, certo, ripercorrere la storia della capitale della Germania: si tratta di un monumento, per la precisione il secondo più visitato a Berlino, al quale la città ne affianca numerosi altri, spesso anche più interessanti. Nonostante questo la Gallery rimane pur sempre una testimonianza, una sorta di monito per il futuro, un’opera vivace con cui contribuire a tenere viva la memoria del passato e alla quale i berlinesi sembrano non voler rinunciare.
Questo, almeno, alla luce dei più recenti avvenimenti, che nel corso degli ultimi mesi hanno messo in discussione la conservazione dell’intero tratto di muro. Si può decidere di abbattere circa 30 metri di un simile reperto per dare spazio a un lussuoso palazzo? Si tratterebbe del progetto “Living Levels”, quindici piani di edificio con appartamenti esclusivi che dovrebbe sorgere proprio a pochi passi dall’Oberbaumbrücke, il ponte che collega i quartieri di Friedrichshain e Kreuzberg. Un progetto, questo, che può contare su un finanziatore israeliano e che in un primo momento ha visto concorde anche il sindaco del quartiere in cui si trova la Gallery, ossia Franz Schulz. Migliaia, come si può immaginare, i manifestanti che si sono immediatamente organizzati nel tentativo di fermare i lavori, riuscendo a rimandarne l’inizio e dando il via a una lunga diatriba che non ha ancora raggiunto una soluzione. Non resta che seguire l’evolversi della vicenda.
Valentina Sala