Era il 2 giugno 1946 quando il popolo italiano scelse la Repubblica a discapito della Monarchia. “Tutti alle urne”, così titolava il Corriere della Sera un articolo di fondo, che è passato alla storia, nel quale c’era scritto più o meno così: «E tutti alle urne con serietà, con compostezza, con calma e con un gioioso senso d’orgoglio. Sì, siamo orgogliosi di aver finalmente ritrovato noi stessi; orgogliosi di essere ancora dei cittadini; di avere riacquistato il diritto e il dovere – negatici dal fascismo col sostegno della monarchia – di contribuire individualmente e direttamente alle sorti del nostro Paese; orgogliosi che il domani d’Italia dipenda anche dal nostro piccolo voto odierno; orgogliosi di poterlo dare liberamente come ci detta la nostra coscienza. Tutti alle urne! Alle urne i vecchi che da più di venti anni mordevano il freno condannati – dal fascismo col sostegno della monarchia – a tacere, a disinteressarsi della cosa pubblica e ad assistere parzialmente passivi alla follia di Mussolini, affiancato dal Re, all’aberrante fanatismo dei nazionalisti, alla prepotenza, alla cupidigia, alla corruzione dei gerarchi che ci dovevano gradatamente portare a questa immane ruina; alle urne i giovani, giustamente lusingati di sentirsi oggi uomini e di dare, come tali, il loro appoggio alla creazione della nuova Italia nella quale dovranno affermare la loro personalità; alle urne le donne, le nostre donne tanto ansiose di tempi migliori in cui non dovranno più temere né piangere per i loro sposi, per i loro figlioli e per la loro casa». Un’altra Italia, più vigile, più competente, più dignitosa. Una Nazione che usciva distrutta dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale e che con sacrificio seppe rialzarci per condurci verso il benessere degli anni Sessanta.
E oggi nel giorno della Festa della Repubblica – per ricordare quel passato, fatto anche di luci e ombre, ma comunque degno di essere rivissuto con la memoria di chi ancora crede in un futuro migliore – le iniziative in Italia si stanno moltiplicando. Con il quotidiano La Repubblica oggi è uscita in edicola La Costituzione, che entrò in vigore il 1 gennaio del 1948 e che è la madre di tutte le leggi italiane. Questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato dal ministro della Difesa, Mario Mauro, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, è stato accolto all’Altare della Patria dal presidente del Senato, Pietro Grasso, dal presidente della Camera, Laura Boldrini, dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno e dal presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Napolitano ha poi presenziato alla parata militare e ha inviato un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli: «Nel celebrare il 67esimo anniversario della Repubblica, rivolgo il mio pensiero deferente alla memoria dei militari italiani che in ogni tempo e luogo hanno perso la vita al servizio della Patria: ieri, nel lungo e travagliato percorso che ha reso l’Italia una nazione libera e democratica; oggi, in Paesi attraversati da conflitti e devastazioni, in aiuto a popolazioni sofferenti che nella presenza delle Forze armate italiane trovano motivo di speranza e di fiducia». Il Capo dello Stato ha ricordato che «il prestigio dell’Italia nel consesso delle nazioni dipende in misura rilevante dall’operato sul campo – al servizio della comunità internazionale – dei nostri militari, cui sono unanimemente riconosciuti professionalità, impegno, umanità». Perciò, ha continuato Napolitano, «in un contesto mondiale globalizzato, segnato da mutamenti profondi, da grandi progressi e insieme da nuove minacce nonché dal permanere di antiche tensioni, le missioni di stabilizzazione intraprese dalle organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte attiva costituiscono un contributo essenziale alla causa della pace, del progresso sociale e della collaborazione fra i popoli».
«Alle grandi sfide emergenti le Forze armate italiane – ha rilevato il presidente Napolitano – rispondono con concretezza e dinamismo, attraverso una radicale e innovativa revisione dello strumento militare come quella di recente avviata, ispirata a criteri di qualificazione della spesa, razionalizzazione interforze e integrazione europea. Quest’ultima può e deve concorrere all’auspicata unità politica del continente. Ai soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri, di ogni ordine e grado ed in modo speciale a quanti in questo giorno di festa sono impegnati nei teatri operativi, giungano – ha concluso il Capo dello Stato – la gratitudine del popolo italiano e un fervido augurio. Viva le Forze armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!».
Carla Cesinali