Contro il fascismo che dilaga in Italia negli anni immediatamente successivi alla marcia su Roma del 1922, un gruppo di giovani studiosi meridionali letterati, storici, giuristi, economisti – fa sentire la sua tenue, ma ferma e coraggiosa, voce attraverso la rivista “Il Saggiatore”, impegnata a diffondere messaggi di libertà, democrazia e giustizia, con lo sguardo rivolto all’Europa nella speranza di una dittatura transitoria. Il primo numero è stampato a Napoli nelle ultime settimane del 1924. Usciranno solo sei fascicoli, perché nel giugno 1925 la censura imporrà il silenzio. E’ questa la breve sinossi del volume “Una battaglia per la libertà” «Il Saggiatore» di Gherardo Marone (Napoli 1924-1925)” di Sergio Zoppi, che si andrà a presentare giovedì 27 giungo alle ore 17 a Napoli alla Biblioteca Nazionale. Lo faranno, il Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Guido D’Agostino, Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca e Luigi Labruna.
Sergio Zoppi, noto saggista ed economista del Mezzogiorno d’Italia, autore di molti saggi storici e politici e quest’ultimo lavoro, edito recentemente da Rubettino, ricostruisce la nascita de “Il Saggiatore” e ripercorre l’azione del gruppo di giovani studiosi meridionali letterati, storici, giuristi, economisti che, per alcuni mesi, diedero vita alla coraggiosa pubblicazione. Il volume ricostruisce la nascita de “Il Saggiatore” e ripercorre l’azione di questi “ardimentosi” che, per alcuni mesi, seppero offrire ai lettori un periodico elevato nei contenuti, alimentato dagli ideali, dai programmi e dall’azione vigorosa di Giovanni Amendola – strettamente legato a Gherardo Marone direttore de “Il Saggiatore” e al padre Benedetto – la cui figura si staglia limpida e autorevole sino al martirio. Ricordiamo che Giovanni Amendola, nato a Napoli il 15 aprile del 1882 e morto a Cannes il sette aprile del 1926, oltre ad essere un politico che ricoprì ruoli di non poco conto in Parlamento Regio è stato anche uno dei maggiori giornalisti a cavallo dei sue secoli (1800-1900) tanto che i giornalisti italiani hanno dedicato nel dopoguerra al suo nome l’Istituto di previdenza Inpgi “Giovanni Amendola”.