Indagini scientifiche su opere d’arte. Oggetto di questo eccezionale progetto studio, saranno gli undici capolavori di Jackson Pollock oggi conservate alla Collezione Peggy Guggenheim. I lavori partiranno da questo mese di giugno a Venezia, una città che si presta magistralmente all’intento della nota collezionista. La Guggenheim ha sempre considerato il sostegno dato a Jackson Pollock il traguardo più importante mai raggiunto durante la sua carriera di gallerista e collezionista. Un amore viscerale quello di Peggy per l’arte di Pollock, seguendolo per anni, tanto che fu proprio lei a commissionargli numerosi dipinti, a organizzargli mostre personali, a vendere e donare molte sue opere a musei e collezionisti internazionali, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Museo d’Arte di Tel Aviv. Grazie, anche a quella che si potrebbe definire una vera e propria “venerazione”, nel 1950, la collezionista organizzò, per l’artista d’oltre oceano, la prima mostra in Europa nell’Ala Napoleonica del Museo Correr, in Piazza San Marco a Venezia. Saranno i ricordi legati a questa magnifica esperienza che hanno indotto la Guggenheim a scegliere delle opere legate, da un valore aggiunto, a quella mostra e che ha tenuto per se pezzi di inestimabile valore andando ad arricchire la propria collezione personale.
Per l’avvio del progetto un team internazionale di esperti è presente in questi giorni nel museo veneziano. Oltre allo staff della Collezione Peggy Guggenheim, partecipano curatori, conservatori e scienziati del Getty Conservation Institute di Los Angeles, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del Seattle Art Museum, dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari e dell’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Centro SMAArt di Perugia. Il progetto di ricerca è coordinato da Luciano Pensabene Buemi, conservatore della Collezione Peggy Guggenheim e da Carol Stringari, conservatore capo del Guggenheim Museum di New York.
Nella prima fase del progetto, le indagini condotte sulle undici opere saranno condotte con misure non invasive grazie al lavoro dei tecnici del laboratorio mobile MOLAB (CNR-ISTM, SMAArt, INO – CNR) e del Laboratorio di Diagnostica di Spoleto. Così come spiega Costanza Milani, coordinatrice del MOLAB, l’istituto impiegherà strumentazioni allo stato dell’arte per l’analisi elementare (fluorescenza a raggi X) e molecolare (spettroscopia Raman, FTIR, fluorescenza UV-vis), puntuale e di imaging, di pigmenti e leganti, riflettografia multispettrale VIS-NIR con lo scopo di caratterizzare la tecnica pittorica dell’artista e lo stato di conservazione delle opere.