“Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”. Queste parole concessero al Cristianesimo, dopo secoli di persecuzioni, la libertà di Culto, entro i confini dell’Impero Romano, con un manifesto noto come “Editto di Milano” che fu diffuso nel 313 d.C. e fu attribuito all’imperatore romano d’Occidente Costantino. Si tratta di un documento di straordinaria modernità che, riprendendo un editto del 311, inaugurava un periodo di tolleranza religiosa e di grande innovazione politica e culturale. Questa fase saliente della storia del Cristianesimo è al centro di una mostra che reduce dal successo di Milano, presso Palazzo Reale, è stata allestita a Roma, al Colosseo, dal 2 aprile fino al 15 settembre 2013. Il rapporto fra Roma e Costantino, e fra quest’ultimo e l’aristocrazia romana, fu alquanto complesso. L’imperatore non considerò mai Roma la sua città, tanto che – nonostante fu affascinato dalla sua maestosità – ne prese nettamente le distanze.
Scrive Genna Sena Chiesa, curatrice della mostra: «(…) Molto si è scritto sull’ingresso a Roma di Costantino, che il giorno dopo la battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) entrò nella capitale che non aveva mai visto; e che certo dovette impressionarlo con i suoi splendidi monumenti e la sua vivace popolazione, così come avvenne più tardi al figlio Costanzo II, in occasione dell’unica visita nell’Urbe per i vicennalia del 357, ben narrata da Ammiano Marcellino. Ma tutto questo splendore non fu sufficiente a creare un rapporto positivo e duraturo con la città, tanto che la presenza che Costantino assicurò a Roma in ben 31 anni di regno si quantifica in pochi mesi, rispettivamente subito dopo Ponte Milvio, nel 312; per i decennalia del 315 e per i vicennalia tardivamente celebrati nel 326. I veri vicennalia, in realtà, si tennero a Nicomedia nel 325, in contemporanea con il concilio di Nicea che celebrò Costantino come simile agli apostoli (isapostolos) e “vescovo di quelli di fuori” (…)». Attraverso questa mostra, come sottolinea Sena Chiesa, si vuole documentare, mediante la figura di Costantino, alla quale si affianca anche la madre Elena, la diffusione del Cristianesimo nell’Impero Romano e l’alba di una nuova Europa, dando la parola alle immagini e agli oggetti reali. Affascinante è la figura della madre di Costantino, Elena, definita da Eusebio di Cesarea colei che aveva procurato grandi benefici al genere umano per aver costruito insieme al figlio santuari adornati con ricca prodigalità. Il potere di questa donna fu molto ampio, tanto da influenzare le scelte dell’imperatore e da essere nominata Augusta. A documentarne la grandezza sono due statue sedute provenienti dai Musei Capitolini (Figura 2) e dagli Uffizi. Scrive la curatrice della mostra su Elena:
«(…) Come hanno ben messo in luce Marco Navoni, Francesco Braschi e Giuseppe Bolis, dopo neppure cinquant’anni dalla sua morte, Elena non è più solo la straordinaria figura di imperatrice che conosciamo dalle immagini monetali e statuarie, ma è onorata per le sue virtù da Ambrogio, che ne delinea l’immagine simbolica, ne sancisce la santità e le attribuisce la straordinaria impresa della “invenzione” della croce durante il suo soggiorno a Gerusalemme39. Nelle solenni parole di Ambrogio l’unione fra Impero e Cristianesimo è definitivamente consacrata dall’inserzione del chiodo della Croce rinvenuto da Elena a Gerusalemme nell’elmo-diadema cerimoniale di Costantino divenuto così simbolo del potere imperiale sotto la protezione di Cristo. Più tardi nel mondo bizantino e in quello occidentale, l’imperatrice è onorata come santa per il suo miracoloso rinvenimento della Croce. Nel mondo medioevale, quando si diffuse straordinariamente la “leggenda della vera Croce”, Elena diventa una delle sante più venerate. Alla sua figura e alla sua leggenda si ispirano alcune delle più incantevoli testimonianze figurative del nostro patrimonio artistico (…)».
La sezioni della mostra – Il percorso espositivo si apre con una galleria dei personaggi della famiglia di Costantino, intrecciati tra loro da lotte, tradimenti e complotti di corte. La prima sezione è inaugurata dalla celebre battaglia di Ponte Milvio, con i ritratti dei suoi protagonisti, Massenzio e Costantino. Segue un approfondimento sul Sessorium, la sede imperiale a Roma, in cui risiedeva la madre di Costantino, Elena. In anteprima vengono presentati anche gli straordinari gioielli d’oro, scoperti di recente in una tomba della basilica della via Ardeatina. La rassegna racconta inoltre le fasi della rivoluzione politica e religiosa scaturita dalla fine delle persecuzioni contro i cristiani, analizzando attraverso ritratti, monete e opere d’arte, anche le tre istituzioni che furono protagoniste dell’età di Costantino: l’esercito, la chiesa e la corte imperiale. Raffinati manufatti di lusso, appartenuti all’élite dell’impero o destinati alle chiese, testimoniano la progressiva evoluzione del cristianesimo che, da culto lecito privato, acquisisce man mano una dimensione pubblica e ufficiale per divenire infine unica religione dell’Impero. L’ultima sezione è dedicata ai monumenti costantiniani di Roma: le residenze, le terme, le basiliche, i mausolei e le loro straordinarie decorazioni.
Di alcuni edifici sono proposte ricostruzioni in computer grafica aggiornate alla luce delle ricerche più recenti. Qui trova spazio anche la presentazione di un’altra scoperta inedita, effettuata nel 2005, sulla Via Laurentina: un tesoretto di quarantanove monete coniate dalle zecche di Roma, Ostia e Aquileia, contenuto in una cassa lignea chiusa proprio nel 313 d.C. Accanto sono esposti i ritrovamenti effettuati in un ambiente adiacente al tesoretto, tra cui la statuina in bronzo di un Lare danzante. Il percorso è costituito inoltre da un’animazione in computer grafica che consente ai visitatori di osservare in anteprima assoluta le immagini ad alta definizione dell’Arco di Costantino e di conoscerne le vicende narrate nel fregio. La mostra, che a Milano è stato progettata e ideata dal Museo Diocesano di Milano e curato da Gemma Sena Chiesa e Paolo Biscottini, è arrivata quindi al Colosseo con una sezione dedicata a Roma, curata da Mariarosaria Barbera, soprintendente per i beni archeologici di Roma e protagonista di importanti scoperte legate a Costantino, tra cui nuovi ambienti del settore pubblico del palazzo sessoriano, nell’area di S. Croce in Gerusalemme, e le domus di alti funzionari alla corte dell’imperatrice Elena. L’evento è stato organizzato con con il contributo del Gruppo bancario Credito Valtellinese e di Intesa Sanpaolo / progetto Restituzioni, Poste Italiane/Poste Vita.