Un “brand” che deve evocare una folla in cammino verso la libertà, con tanto di bandiera sventolante e un aspetto che porta alla mente le scritte di protesta sui muri. Chi non ha mai visto, almeno una volta nella vita, la parola “Solidarność” in quel carattere che sembra dipinto con un grande pennarello rosso? Un vero e proprio logo, creato ad hoc per rappresentare il sindacato nato in Polonia nel 1980, motore delle rivolte che un po’ alla volta segnarono un progressivo, anche se difficile, cammino verso la democrazia.
Danzica, dove ci troviamo oggi, è il luogo della Polonia in cui tutto ha avuto inizio. Qui, in quelli che un tempo si chiamavano Cantieri Navali Lenin, hanno preso il via, infatti, gli scioperi sia degli anni Settanta, sedati con l’uccisione di quasi una cinquantina di manifestanti, che del 1980, terminati con la firma da parte del leader della rivolta, Lech Wałęsa, e del governo di quello che viene ricordato come l’accordo di Danzica. Una serie di diritti per i lavoratori sembravano aver aperto la strada, quindi, a una trasformazione del regime in senso meno autoritario, diffondendo nell’intero Paese la tangibile speranza di cambiamento, di svolta, di creazione di un socialismo più umano.
In realtà, come si sa, le cose non sono andate esattamente così, tanto che a un primo atteggiamento maggiormente permissivo da parte del governo comunista è presto seguito un repentino cambio di bandiera, con la proclamazione della legge marziale e il divieto di raduno pubblico, scioperi e manifestazioni. Ma, nonostante questo, il vento del cambiamento non si è più fermato, tanto che da lì a pochi anni anni la Polonia avrebbe dato il via a quell’effetto domino che ha decretato la fine dei regimi dell’est Europa. Una storia che ha avuto inizio, quindi, proprio dove ancora oggi si trovano i famosi cantieri navali di Danzica e che è molto ben raccontata in quello che è diventato il museo di Solidarność e del cammino verso la democrazia.
Si tratta della mostra dal titolo “Le strade della libertà”, allestita in un bunker poco lontano dai luoghi degli scioperi, da vedere se si vogliono approfondire i fatti di Danzica e, in generale, il periodo del comunismo. Canzoni di protesta, la penna con l’effige di Papa Wojtyła e con la quale Wałęsa ha firmato l’accordo, il forte legame tra Solidarność e la Chiesa cattolica, e poi ancora il murales con le richieste dei lavoratori, la ricostruzione di un tipico alimentari del tempo con il cibo razionato e, chiaramente, tutta la storia del sindacato più famoso della Polonia trovano spazio nelle sale sotterranee di questo museo, tra filmati originali e documenti di ogni genere.
Ma a Danzica c’è anche un altro posto che merita una veloce tappa e si tratta della penisola di Westerplatte, pochi chilometri a nord del centro storico. Un monumento commemorativo ricorda, infatti, il punto in cui ha avuto inizio quell’offensiva tedesca che presto si sarebbe tramutata nella seconda guerra mondiale. Al momento dell’attacco nazista, Westerplatte era un avamposto polacco nei pressi della “città libera di Danzica” ed è proprio in questo luogo che il primo settembre del 1939 la nave da guerra tedesca Schleswig-Holstein ha sparato i primi colpi contro la Polonia. Sette giorni di resistenza della guarnigione polacca e poi via, verso quella spirale di eventi che presto avrebbe portato all’inizio ufficiale della guerra mondiale. Non c’è molto, oggi, da vedere in questa parte della città, ma è suggestivo pensare come tutto abbia avuto inizio qui, nei pressi dell’imponente monumento commemorativo.
Ora, fatta visita a questi luoghi storici, prepariamoci a goderci qualche giorno di relax. In programma abbiamo la visita della penisola di Hel, tanti gofry da mangiare e, sempre che si riesca, qualche rapido tuffo in questo mare del nord Europa. Incrociate le dita per noi e continuate a seguirci!
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Valentina Sala