Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo

donna con velo
@odnolko Fotolia.com

Quelle che state leggendo, sono le prime righe di un nuovo spazio dedicato alle donne nel mondo arabo islamico.

Un piccolo blog che si propone di approfondire un tema talvolta scottante, che può essere analizzato da diverse prospettive e non è mai “compatto”, “monolitico” come viene presentato in alcuni casi. Non si contano più i libri, i film e i documentari realizzati sulla condizione femminile nel mondo arabo e questo, di certo, è un bene, poiché ogni dibattito e ogni riga scritta aprono nuovi e interessanti spiragli su modi di vivere e concepire il mondo che non si può far finta di non conoscere. D’altra parte, però, può capitare che un argomento affrontato moltissime volte e con mezzi diversi, come questo, manchi del giusto approfondimento o si basi su luoghi comuni che devono essere evitati con la ricerca, lo studio e, quindi, l’analisi di punti di vista mai o poco presi in considerazione in precedenza. Un altro errore da evitare è quello di considerare la situazione femminile, non solo nei Paesi arabi, una sorta di universo parallelo separato dal resto del mondo, qualcosa che vive oltre un muro dal quale ci si può affacciare e dare una sbirciatina, per poi giudicare e classificare secondo schemi mentali e sociali predefiniti.

Da qui le famose etichette di “letteratura femminile”, “riviste femminili” e via dicendo. In realtà, se tali categorizzazioni possono essere utili per scopi precisi, non c’è nulla di sbagliato nell’usarle. Per questioni di “comodità” nella ricerca, quindi, possono andar bene, ma non si deve mai cadere nel tranello di trasformare degli spazi ampi in rigide gabbie con sbarre di ferro dalle quali non si può uscire, pena il caos nelle certezze che tanto faticosamente sono state costruite.

Nemmeno si devono usare tali etichette per opporle, quasi fossero simbolo di una minoranza ghettizzata, a un mondo maschile visto come dominante (è davvero molto raro che si utilizzi la dicitura “letteratura maschile”, per fare un esempio, ma la questione appare marginale, quasi fosse del tutto ovvia e senza alcun tipo di cause o conseguenze).

“Malala e le altre” non è questo. Nei prossimi post si parlerà di donne arabe, della loro creatività in campo artistico, letterario, cinematografico, della loro vita, di usanze e leggi che sono dalla loro parte o, al contrario, rischiano di soffocarne la voglia di libertà, di attualità, ma anche di Storia, affrontando le vite e le opere delle prime femministe arabe.

Questi argomenti, però, verranno trattati tenendo conto della realtà in cui si sono sviluppati, della politica, della società e della parte maschile che non sempre è stata nemica dell’emancipazione femminile araba. Può sembrare banale dirlo, ma le donne arabe (musulmane e non) sono immerse tanto quanto quelle occidentali nelle realtà in cui vivono. Sognano, amano, soffrono, lottano, scrivono, leggono, hanno opinioni, menti brillanti che ogni giorno affrontano il mondo, con tutte le peculiarità del loro passato e della loro cultura ma, di certo, non abitano su un altro pianeta e non sono un concetto astratto a cui fare riferimento.

Perché “Malala e le altre”?

Il titolo non è stato scelto a caso, ma racchiude i temi del blog, l’attenzione al mondo femminile arabo di ieri e di oggi e alle sue protagoniste raccontate nella loro eccezionalità che si fonde nella normalità di essere donne nel mondo. Su tutte spicca una figura fondamentale, quella di Malala Yousafzai, la giovanissima ragazza che ha sofferto e continua a lottare con grande coraggio per ciò che dovrebbe essere la “normalità”, il diritto allo studio per le donne.

Prima ancora del velo, della poligamia (temi di cui non si vuole assolutamente negare l’importanza e le molteplici sfaccettature), ci sono un bambino, un insegnante, un libro e una penna; le chiavi della libertà e dell’emancipazione non solo femminili e l’unico modo per affrontare seriamente argomenti come quelli che verranno trattati in questo blog.

Il Titolo, poi, è un omaggio a Malala, l’ultima giovane donna in ordine di tempo a combattere per un mondo più giusto, un emblema che racchiude in sé tutte le “altre” che sono venute prima di lei e hanno capito che la voce, per avere una eco, deve essere sorretta dalla libertà non solo del corpo, ma anche della mente che solo i libri possono dare.

Francesca Rossi

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto