L’Italia è come una stella che – nonostante si sia spenta – manda ancora sulla Terra la sua meravigliosa luce. Il nostro Paese continua ad affascinare il Mondo per il suo passato illustre, i cui segni evidenti li ritroviamo tra le mura della Città eterna, dove i successi di ieri entrano in simbiosi con le sconfitte di oggi, in un confronto spesso deludente che lascia l’amaro in bocca. Tra il 1700 e il 1800 (e non solo) l’Italia era la meta ambita dei giovani rampolli della nobiltà europea che diventavano veramente adulti solo dopo un viaggio “iniziatico” nel Bel Paese, il quale oggi sopravvive grazie a quella luce riflessa. Come giustamente ha evidenziato il New York Times a proposito de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, che ha vinto il Golden Globe come migliore film straniero. La pellicola esplora il declino italiano, attraverso il personaggio simbolico di Jep Gambardella, interpretato in maniera magistrale da Toni Servillo. Jep è un giornalista che deve la sua fama proprio a quel passato illustre, raccontato splendidamente da Federico Fellini ne “La dolce vita”, quando Roma era il centro della mondanità e dettava le mode del momento. Quei favolosi anni Sessanta che Gambardella rievoca con enfasi interrogandosi sul senso della vita, mentre lungo il suo cammino compaiano personaggi stantii, degni rappresentanti della società italiana che invecchia sempre di più e che, probabilmente, proprio per questo non riesce a dare spazio al nuovo. E forse la decadenza è causata da questo tentativo, mal riuscito, di frenare quanto più possibile l’inesorabile e naturale fluire degli eventi. Tutto scorre. Tutto passa. Tutto si evolve. Ma non per l’Italia, evidentemente!