Lei – HER, la recensione del film con Joaquin Phoenix

manifesto herCome Kubrick e McLuhan, anche Spike Jonze con “Lei/Her” sembra investito dall’aura profetica che gli consente di riflettere, attraverso l’apparente leggerezza di un melodramma sentimentale, sulla percezione dell’umano in una società sempre più informatizzata e alienante. Il profeta dello sbarco lunare e della prevaricazione tecnologica sull’essere senziente, con “2001: Odissea nello spazio” sembrò divinizzare, per mezzo di poetiche visionarie, il futuro dell’umanità intera, mentre il sociologo statunitense ripensò all’impatto pervasivo della comunicazione globale nell’immaginario collettivo del singolo. Con “Her”, l’eccentrico Spike Jonze costruisce un realistico modello sociologico ambientato in una Los Angeles futuristica, tra scenari distopici e fantasmagoriche utopie. L’involucro esterno è una romantica e struggente storia d’amore al tempo del dominio tecnologico dei computer, una moderna favola che dà voce, attraverso l’intrecciarsi simultaneo di parole elettroniche ed eloqui reali, alla solitudine e al vissuto intimo del singolo, indissolubilmente legati al concetto di perdita. Theodore, l’impacciato e introverso protagonista del film, sa bene cosa vuol dire perdere qualcuno a cui ci si è dati senza riparo. Separato dalla moglie dopo una vita trascorsa insieme, si trasforma in scrittore di lettere destinate ad altri e svende le proprie emozioni attraverso pensieri che qualcun altro avrebbe dovuto scrivere al suo posto.

 

her:lei film

 

Un poeta nell’ombra, ossessionato dall’incomunicabilità e irrimediabilmente votato alla misantropia. Non appena viene messo in commercio un rivoluzionario software per computer, la sua vita cambierà e dovrà confrontarsi con un passato che non si è mai lasciato alle spalle. Il nuovo sistema operativo acquistato da Theodore è dotato di interfaccia vocale ed è capace di evolversi spontaneamente rendendosi sempre più simile ad un essere umano. Una voce ineffabile senza il corpo, un amore etereo fatto solo di parole scambiate a tutte le ore, durante il giorno e la notte. Theodore e Samantha, il nome fittizio che si assegna la macchina stessa, saranno i protagonisti di una strana e complessa relazione affettiva. Nell’indagine sottile e a tratti ludica di un mondo dominato da evoluti sistemi operativi, mai del tutto ribelli nei confronti dell’uomo, il regista descrive il crepuscolo di un amore, superando l’ostilità che molti film di fantascienza hanno dimostrato nei confronti di un ipotetico progresso tecnologico. Nella Los Angeles postmoderna tutti hanno un proprio computer che può fungere da amico, compagno di chiacchiera o addirittura amante platonico, ma a mancare e a essere complicati sono proprio gli incontri/scontri tra i soli esseri umani, troppo distanti tra loro e incapaci di interagire senza barriere o senza intermediari, che non siano auricolari, schermi o ultramoderni iphone. Lo scenario futuristico e cibernetico è il mezzo, non il fine attraverso cui Theodore (Joaquin Phoenix) cerca di metabolizzare la perdita sentimentale, credendosi innamorato di una voce che non è altro se non il rimosso che affiora e il mascheramento psicanalitico di una mancanza non ancora razionalizzata, quella per l’ex moglie che sotto forma di ricordi evanescenti ancora vive, impalpabile, nel suo malinconico sogno lucido. Le parole scambiate con Samantha, la cui voce è quella roca e sensuale di Scarlett Johansson, definiscono un percorso palingenetico in cui l’uomo riversa flussi emotivi che non riesce a esternare col proprio simile, perché attraversato dalla sofferenza per un amore mai dimenticato. La sgargiante fotografia di Hoyte van Hoytema, tutta color pastello e anacronisticamente vintage, l’avvolgente colonna sonora degli Arcade Fire e la raffinatezza visiva della regia, impreziosiscono un’opera dal sapore dolceamaro in cui Jonze supera la classica dicotomia tra filosofia e scienza, materia e spirito, raccontando l’irrazionalità di quella “follia socialmente accettabile” dell’amore al tempo di macchine troppo umane.

 

Vincenzo Palermo

 

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto