Tra le prossime uscite cinematografiche c’è anche una commedia italiana, con attori come Ambra Angiolini, Luisa Ranieri, Alessio Boni e Luca Zingaretti. Il film, che s’intitola “Maldamore”, uscirà il 13 marzo 2014. Abbiamo, dunque, intervistato il regista Angelo Longoni per saperne di più sulla pellicola.
Il 13 marzo esce nelle sale cinematografiche il tuo nuovo film, “Maldamore”, che è molto atteso. Se ne parla tanto. Partiamo dal titolo: perché “Maldamore”?
Perché si parla di tutte le sofferenze dell’amore. Io sono convinto che tutte le sofferenze d’amore, viste dall’esterno, quindi dall’occhio dello spettatore, abbiano una forza ridicola fortissima. Quando noi soffriamo per amore, siamo spesso comici. L’idea è proprio questa: le sofferenze dell’amore ci fanno apparire agli occhi degli altri un po’ buffi. Questa cosa io l’ho vissuta, l’ho vista vivere. Quando sei nell’occhio del ciclone della sofferenza, pensi che sia un male terribile ma poi, in realtà, spesso sei involontariamente comico. Ecco, questo è il principio da cui parte il titolo. E poi c’è anche un’indagine sull’incapacità di amare, su come ci comportiamo quando siamo innamorati o quando pensiamo di vivere una storia importante, e anche questo fa parte della commedia, per ridere di noi stessi e delle nostre debolezze affettive, sentimentali, erotiche. Insomma, volevo cogliere il lato divertente dell’amore, del quale solitamente è raccontato l’aspetto romantico.
Come mai sostieni che le donne del film siano “superiori” rispetto ai personaggi maschili?
(ride di gusto) Guarda, devo dirti Paolo che i quattro protagonisti, che a loro volta hanno a che fare con altri personaggi, non ci fanno una gran bella figura, non mi sembrano dei grandi esperti del sentimento, però devo anche dire che le figure femminili ne escono molto meglio rispetto ai maschi, che sono fatti veramente a pezzi! Tutto sommato, le donne del film risultano essere moralmente e mentalmente meglio degli uomini, questo sì!
Ti provoco un po’…sfogliando la tua filmografia, noto che nei tuoi cast ci sono sempre attori e attrici bellissime. Ma per i bruttini non c’è proprio spazio?
Eh! Ma questa è un po’ la storia del cinema mondiale. Sono diventati famosi attori e attrici esteticamente piacevoli! E’ una sorta di legge del cinema, a meno che non ci siano occasioni particolari dove il protagonista debba essere non bello, ma i personaggi di questo film sono uomini e donne normali, in cui tutti possono riconoscersi.
Sei reduce da due bei successi in teatro con “Il muro” (protagonisti Eleonora Ivone ed Ettore Bassi) e “Ospiti” (con Cesare Bocci, Marco Bonini ed Eleonora Ivone), lavori che hanno spesso fatto registrare il sold-out. Cosa pensi che piaccia così tanto al pubblico dei tuoi lavori teatrali?
Da quando ho cominciato a lavorare (stavo ancora a Milano), ho sempre pensato che il teatro e quindi la drammaturgia, la scrittura drammaturgica, dovesse in qualche modo avere a che fare con la realtà che si vive, con il nostro quotidiano, la nostra vita, la nostra storia politica e di costume. E allo stesso tempo le rappresentazioni dovrebbero contenere una componente di spettacolo puro, che sia la commedia, che sia la parte visiva, quella musicale, insomma… ho sempre pensato che quando si fa spettacolo ci si debba ricordare di farlo, anche se trasmetti dei messaggi, dei contenuti di un certo tipo, importanti, anche sociali. Quindi, per rispondere alla tua domanda, se devo riconoscere una peculiarità ai miei lavori in teatro, è questa: non mi dimentico mai che sto facendo spettacolo, non devo essere punitivo e non devo essere pesante. I contenuti non devono prendere il posto del senso dello spettacolo.
Cinema e teatro… hai una preferenza o ti è indifferente lavorare per entrambi?
Ho sempre fatto teatro, ma anche cinema e televisione. Ho sempre scritto per il cinema pensando che il lavoro successivo sarebbe stato per il teatro e per il teatro pensando che poi avrei lavorato per il cinema o la televisione. Non riesco a fare una distinzione. Certo è che il teatro è il mio punto di partenza, il luogo da cui ho cominciato ed è un luogo da cui non voglio mancare, ci voglio tornare sempre. Il teatro è un po’ la mamma di tutte le mie cose, da cui si parte per fare le altre. Nella mia testa l’idea di privilegiare l’uno rispetto all’altro non c’è. Ti dirò: l’unico vero problema è quanto tempo passa nella tua vita in cui non fai cinema, teatro e televisione! Ci sono dei momenti tragici in cui trascorre magari un anno e non lavori. Questo è il punto reale nella vita di noi registi, attori, gente dello spettacolo…siamo dei precari per tutta la vita.
Di te mi colpisce, e apprezzo molto, una caratteristica: la serenità con cui affronti il tuo lavoro e con cui ne parli. Questa ti agevola nel rapporto con gli attori che dirigi, di solito?
Se c’è una cosa che io detesto sopra ogni altra, è quando mi raccontano di situazioni che si vengono a creare in altre location, o set cinematografici, o compagnie teatrali… quando mi dicono che vige la tensione, o rapporti conflittuali tra registi e attori. E’ una cosa che proprio non sopporto, non riesco a dare il meglio di me nel conflitto, devo andare d’accordo con le persone. Solo in questo modo riesco a essere migliore e a tirar fuori il meglio dagli attori con cui lavoro e dai collaboratori. Quindi la prima cosa che bado di me stesso è di essere una persona gradevole ed è importantissimo che gli altri abbiano una sensazione di gradevolezza nel lavorare con me, perché sono sicuro che subito dopo anche loro mi restituiranno altrettanto.
So che “Maldamore”, anche da quello che hai detto poco fa, ha un taglio cinico nei confronti dei rapporti di coppia. Secondo Longoni, c’è speranza o dobbiamo rassegnarci e prendere atto di una deriva sentimentale?
In realtà, in questo film si mette in evidenza un difetto molto italiano: il doppiopesismo. Per carità, esisterà anche altrove, ma qui nella nostra cultura, c’è quasi la convinzione che le sofferenze che io infliggo agli altri non siano poi così gravi, così importanti… ma se le stesse sofferenze sono io a subirle, ecco che diventano delle cose importantissime, insopportabili e dolorosissime. Quest’atteggiamento “piagnone”, che si vedrà in modo chiaro nel film, è una caratteristica di noi italiani. Ma puoi vederlo anche in altre situazioni della nostra vita e tutto questo è molto nostro. Quindi, sì…è un’amara presa d’atto. Poi è vero anche che ogni storia è a sé, ma io ho visto tanto malessere, tanta sofferenza nella vita di coppia, ma è altrettanto vero che ho visto coppie felici… io stesso sono sposato da vent’anni, ho dei figli… insomma, alla fine è una questione d’incontri tra caratteri, bisogna vedere se confliggono o riescono ad armonizzarsi. Non è semplice.
Grazie Angelo per la tua solita gentilezza e ti auguriamo tanta fortuna per il tuo nuovo film
Grazie a te Paolo e a culturaeculture.it
Il Trailer del film: http://youtu.be/ViArQcRNbUU
Paolo Leone