“Sono nato così, non avevo scelta, sono nato con il dono di una voce d’oro”, cantava Leonard Cohen 26 anni fa. L’artista compie 80 anni e la sua inimitabile carriera continua. Dal festival sull’isola di Wight a “Popular Problems” il suo folk triste ed elegante accompagna tre generazioni
Cantautore, poeta, scrittore, compositore, oggi Leonard Cohen compie ottant’anni e per tutto quello che ha fatto nel corso della sua vita sorge spontaneo chiedersi se il tempo vissuto sia stato abbastanza, come abbia fatto a districarsi tra una cosa e l’altra, dove abbia trovato tutta quella ispirazione che gli ha permesso di diventare una delle più grandi icone folk (e non solo) della storia.
Descrivere una carriera e una personalità come la sua non è semplice senza perdersi in banalità e luoghi comuni non all’altezza di quella voce e di quei versi. Forse è stato proprio lui l’unico a riuscire a parlare dell’essenza della sua arte quando in Tower of Song (1988) cantava “I was born like this, I had no choice,I was born with the gift of a golden voice, and twenty-seven angels from the Great Beyond, they tied me to this table right here in the Tower of Song “.
Musica e poesia sono legati a filo doppio nell’Opera (sì, con la O maiuscola e al singolare come si fa per i grandi autori che hanno segnato un’epoca) del cantautore di Montreal sin dal suo primo album, quel “Songs of Leonard Cohen” accolto dalle critiche nel 1967 e considerato oggi una delle pietre miliari della musica.
Non era facile arrivare al pubblico in quel periodo. Erano gli anni dell’amore libero, degli hippies, di “Lucy in the Sky with Diamonds” e i suoi versi che parlavano di morte, di depressione, di isolamento, ma anche di sesso e musica vennero “rifiutati” da quei giovani che volevano ballare fino a notte fonda sotto le stelle di Woodstock.
Eppure Leonard Cohen riuscì comunque a ritargliarsi uno spazio due anni dopo e a ottenere il successo che si meritava con “Songs of a Room” (1969).
C’era anche lui l’anno dopo sul palco dell’ultima, indimenticabile edizione del festival dell’isola di Wight insieme ai Doors, agli Who, a Miles Davis, e a molti altri mostri sacri della musica. Cohen si esibì subito dopo Jimi Hendrix. Il pubblico era stato travolto dal delirio psichedelico del chitarrista di Seattle e l’adrenalina era a mille quando in scena entrò il cantautore 35enne. Gli organizzatori temevano che il contrasto sarebbe stato troppo forte per essere compreso da una folla ipereccitata; Joan Baez, Kris Kristofferson e Judy Collins si posizionarono accanto al palco per dargli coraggio e alla fine Cohen ci riuscì. Riuscì a incantare seicentomila persone con pezzi come “Suzanne”, “The Strange Song”, “The Partisan”, riuscì a riportare tutti alla serenità grazie ai suoi versi profondi e alla sua musica soave. La preoccupazione scemò e il folk elegante di Cohen risuonò a notte fonda per tutta l’isola.
Cinquant’anni di carriera, un posto d’onore nella Rock and Roll Of Fame, riconoscimenti e tributi arrivati da ogni parte del mondo. Ma anche cover. Artisti del calibro di Lou Reed, Nina Simone, Bob Dylan, Johnny Cash, Nick Cave (e l’elenco è ancora lungo) hanno attinto dal repertorio di Leonard Cohen interpretando alcuni dei suoi pezzi migliori. Un posto a parte merita poi la straordinaria “Hallelujah”, forse la canzone più famosa del folksinger, pubblicata nel 1984 e reinterpretata da Jeff Buckley dieci anni dopo in una versione talmente intensa da superare addirittura l’originale.
Ma chi pensa che la storia musicale di Cohen abbia già raggiunto un epilogo si sbaglia di grosso. Dopo essersi ritirato dalle scene per un decennio, il cantautore è stato infatti costretto a tornare in sala di registrazione, ma soprattutto in tour. Incredibile ma vero, aveva bisogno di soldi. Tornato da anni di ritiro in un monastero Zen, si rese conto che la sua manager storica, Kelly Lynch, gli aveva prosciugato il conto in banca, fondi pensione inclusi. A questo punto non gli restò altro da fare che cercare di guadagnare facendo la cosa che sa fare meglio: musica.
Oggi Leonard Cohen festeggia 80 anni regalandosi l’album numero tredici. Il 23 settembre uscirà infatti “Popolar Problems”, un disco elegante, ma a tratti straziante. Nei suoi 9 brani inediti il musicista parla di guerra, stragi, dell’uragano Katrina, dell’11 settembre. Temi forti interpretati con soavità, con quello stile a metà tra musica e letteratura che lo ha reso celebre in ogni angolo del mondo.
A 80 anni Cohen dimostra di avere ancora molto da dire, ma soprattutto di riuscire ad interpretare la realtà umana con saggezza e poesia. Questo tredicesimo album è un dono non solo a se stesso, ma soprattutto suoi fan. E allora grazie Leonard, buon compleanno!
Vittoria Patanè