La seconda settimana della 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha visto il lancio di una nuova innovativa campagna sociale, proposta da Doppia Difesa – la Fondazione creata da Michelle Hunziker e l’avvocato Giulia Bongiorno -, da One More Pictures e da Rai Cinema. In una cornice così importante le ideatrici del progetto hanno presentato un proseguimento ideale di Un’altra storia (che sosteneva la lotta contro la violenza sulle donne), sempre nell’ottica dell’impegno sociale e concreto. Ancora un’altra storia, un cortometraggio scritto e diretto da Gabriele Pignotta, tratta, infatti, di un fenomeno che sta diventando sempre più capillare, ma di cui si sa poco e che spesso viene sottovalutato anche a livello legale, oltre che psicologico. Stiamo parlando dell’Alienazione Parentale (AP), «una situazione psicopatologica che colpisce generalmente i minori tra i 7 e i 15 anni, dove il minore attiva un “programma” di denigrazione nei confronti di uno dei genitori» – stando alla prima definizione formulata dal dottor Richard Gardner verso la fine degli Anni Settanta. Michelle Hunziker e l’avvocato Giulia Bongiorno ci tengono a sottolineare che non si tratta meramente di una campagna sviluppata tramite il corto e tre spot (saranno trasmessi sulle maggiori reti tv a partire da novembre), ma anche di una proposta di legge di cui si avverte la necessità. «Così come ci siamo battute per la violenza contro le donne – ha dichiarato la Bongiorno –, così condanniamo anche la violenza nei confronti dei minori. Separarsi è legittimo ma strumentalizzare no. Se uno dei genitori denigra l’altro, lo Stato deve dire che non si fa». Loro che l’hanno progettato e noi dal canto nostro vedendolo, crediamo che Ancora un’altra storia sfrutti appieno il linguaggio del cinema per veicolare informazioni su argomenti poco trattati e farci riflettere. Strutturato in tre storie, che si intrecciano, il corto vede come interpreti un cast di tutto rispetto che molto volentieri si è prestato a questa mission: Andrea Osvárt, Raoul Bova, Rolando Ravello, Chiara Francini, Milena Mancini, Vinicio Marchioni, Ambra Angiolini, Nick Nicolosi. Dopo le prime didascalie informative sulla sindrome, Pignotta sceglie di dar subito spazio ai bambini (Alessandro Buccilli, Penelope Bellia, Giulia De Felici) delle diverse storie, hanno le mani sulle orecchie (e li rivedremo in questa posizione anche nello sviluppo del breve plot) e sembra che, quasi come in un ossimoro, se le tappino per non sentire, ma chiedono di essere ascoltati. Il regista di Ti sposo ma non troppo (2014) snocciola le tre situazioni in cui si possono ritrovare i figli, sballottati da un genitore all’altro, vittime dei giochi di ricatto e minacce. «Non capisce che mettermela contro fa male a lei»: dice, a un tratto, una madre – interpretata dalla Francini – rivolgendosi alla maestra di scuola (la Mancini). La Hunziker esplicita il taglio scelto: «Rappresentare gli argomenti sempre con una positività» ed effettivamente questo stilisticamente si evince nell’evoluzione dal bianco e nero al colore, ma anche nei disegni dei bambini. Ci ha colpiti che durante la presentazione del 7 settembre, non solo i promotori di Ancora un’altra storia ma anche gli attori abbiano dimostrato un forte coinvolgimento sia professionale che umano. In particolare la Osvart e Rovello hanno raccontato la loro esperienza personale: la prima figlia di genitori divorziati, che purtroppo non si sono parlati per venticinque anni, il secondo sia figlio di genitori separati che genitore a sua volta divisosi. Entrambi non hanno nascosto come quelle sensazioni restano dentro una persona, condizionando anche il rapporto con gli altri. Ancora un’altra storia è un corto che in poco più di 5 minuti riesce a sensibilizzarci su una tematica di interesse sociale, ricordando quanto sia importante comunicare tra ex-coniugi per il bene di quei piccoli che sono stati frutto di un amore, ma anche per la serenità dell’adulto (in fondo farsi la guerra non aiuta nessuno).
Maria Lucia Tangorra