Una delle cose più difficili è conoscere se stessi, capire qual è la nostra vera natura, essere capaci di ascoltare quella vocina che ci dice cosa è bene per noi e che ci fa assaporare la felicità. La maggior parte delle persone è proiettata verso l’esterno; in altre parole, spesso, viviamo le vite che ci dicono di vivere e pensiamo di essere indipendenti; in realtà non lo siamo affatto. La prigione in cui siamo intrappolati è la nostra mente: quante persone sono incastrate in attività sbagliate o in rapporti sbagliati? Quanti individui sono spinti a ottenere vittorie prive di significato trascurando cose ben più importanti? E` innanzitutto fondamentale acquisire consapevolezza di sé e diventare responsabili delle proprie scelte, altrimenti vivremo la vita di altre persone seguendo i copioni che il contesto familiare o sociale ci impone. L’efficacia non risiede nel fare tante cose, piuttosto nel compiere le giuste azioni, quelle che rispecchiano la nostra vera natura. Non guardiamo solo al risultato finale ma prestiamo attenzione a come arriviamo a ottenere tali risultati; non trascuriamo la gallina per avere sempre più uova perché alla fine la gallina potrebbe venire meno e con essa anche l’uovo. La direzione giusta per la felicità è quella che rispecchia nel modo migliore quello che siamo nel più profondo; questo vale per ogni aspetto della nostra vita. Tutti noi diamo valore a qualcosa e il più delle volte non ne siamo consapevoli. Spesso mettiamo al centro della nostra esistenza non quello che sentiamo bensì il frutto delle convinzioni esterne, quindi semplicemente un paradigma, il quale non può in nessun modo soddisfarci. Non è difficile capire il proprio vero centro; esso catalizza la nostra energia, ci dà sicurezza, ci conferisce potere e saggezza e infine, in base a esso, noi decidiamo dove dirigerci. Faccio solo tre esempi di falsi centri (nati sotto l’impulso di condizionamenti) tra i più diffusi per dare un’idea di come condizionino la nostra vita in negativo.
Il primo è il denaro: le persone denarocentriche traggono sicurezza dal loro reddito, dal loro patrimonio, dai soldi che guadagnano. Dato che molti fattori possono influenzare le dinamiche economiche, si diventa facilmente ansiosi e inquieti, si è vulnerabili a qualsiasi cosa possa intaccare il proprio patrimonio. Il criterio con cui si prendono decisioni è il profitto, si giudicano le persone per quello che guadagnano e il proprio potere è limitato a quello che i soldi possono dare. Per molti il denaro è tutto, invece esso è un fattore importante insieme a molti altri che da solo non garantisce la serenità. Basta una crisi nella propria vita o in quella di una persona cara a far crollare tutto.
Il secondo centro è il lavoro: gli individui che si focalizzano su di esso diventano drogati di lavoro e si sforzano di produrre sempre di più, sacrificando salute, amore, relazioni sociali. Le decisioni sono prese in base alle esigenze del proprio lavoro, ci s’identifica completamente col proprio mestiere facendolo diventare la propria ragione di vita. Il proprio valore è in funzione della carriera, si è qualcuno grazie ai risultati raggiunti ma non è così. I risultati sono la dimostrazione della nostra forza e delle nostre capacità però non sono mai più grandi di noi. Ci fortifichiamo non in funzione di quello che riusciamo a fare oppure a ottenere, piuttosto per quello che siamo. Coloro i quali mettono al centro il lavoro perdono di vista tale differenza e nel caso in cui perdessero il lavoro si sentirebbero smarriti e quindi la loro autostima ne sarebbe completamente danneggiata.
Il terzo centro è la famiglia: le persone che hanno questo centro si sentono sicure in ambito familiare, il proprio valore dipende dalla capacità di soddisfare le aspettative familiari e la propria autostima è unita a quella della propria famiglia. Ogni decisione è presa in funzione di ciò che va bene per la famiglia. Il proprio potere e la propria capacità d’azione sono condizionati da valori e modelli familiari. Genitori con questa visione alleveranno con molta probabilità i figli cercando di ottenere il massimo riconoscimento da loro. L’eccessiva presenza di uno dei due genitori e l’attenzione morbosa possono ridurre la capacità di sviluppo dei bambini, i quali saranno limitati nel fare quelle esperienze necessarie per il loro processo di crescita; inoltre trascurare completamente i bisogni di uno dei due genitori, in particolare della donna, dando la priorità alle esigenze della famiglia, può generare un disequilibrio anche all’interno della coppia. Ci sono molti altri centri che sono ugualmente condizionanti e che non favoriscono lo sviluppo della persona. Questo accade perché si seguono dei paradigmi, cioè delle convinzioni, che non possono essere uguali per tutti, semplicemente perché ogni essere umano è unico. Agire come i nostri cari, non significa di conseguenza fare la cosa giusta per noi. Seguire il proprio cuore, la propria bussola interna, cioè il cosiddetto Sé interiore, garantisce lo sviluppo e il vero benessere; in sintesi è la via per la felicità. Per questo è importante, quanto prima possibile, conoscere se stessi. Scrivete una dichiarazione personale sulla vostra vita che abbracci tutti gli ambiti, stabilite voi cosa è veramente importante, mettete al primo posto principi come la libertà, l’onestà, l’amore o quelli che sentite più vicini a voi ma che allo stesso tempo rimangono stabili sempre. Questo è il primo passo da compiere per evitare di salire una scala e capire che è appoggiata al muro sbagliato. Le sensazioni che proviamo sono indicazioni precise della direzione che abbiamo preso nella nostra esistenza: frustrazione, angoscia e risentimento sono l’indice di un malessere dovuto al rinnegamento di se stessi; al contrario passione, entusiasmo e gioia sono gli elementi di una vita vissuta con il cuore. Tutti noi abbiamo dei talenti e questi possono manifestarsi solo mostrandoci per quello che siamo; possiamo dare il meglio rimanendo fedeli alla nostra natura e allora per prima cosa impariamo a capire chi siamo veramente perché questo è il vero segreto della vita.
Carmine Caso