«Feci salire Herb sulla mia Buick, un’automobile con grandi alettoni – racconta Richard Gere – e gli dissi: andiamo a fare qualche foto nel deserto, io con la mia fotocamera, tu con la tua. Ci siamo fermati in un garage per riparare una gomma. Herb ha detto: voglio fare qualche scatto qui dentro. Poi ha cominciato a giocare, ha messo in rapporto il mio corpo con la grossa automobile, lo sfondo esterno con le attrezzature del garage. È nata lì questa foto (Fig.1). Rivedendola oggi che Herb Ritts non c’è più mi accorgo che è stato il suo sguardo artistico a insegnarmi il piacere di essere guardato». Con queste parole il celebre attore ricorda il maestro della fotografia che ha affascinato gli americani con i ritratti di tante celebrities e gli europei per l’originalità della sua arte. Quei ritratti in bianco e nero sono una novità assoluta fra le tante immagini di Ritts presentate in questi giorni per la prima volta in Italia. Ne ho ripreso qualcuna nella Mostra, resa ancor più suggestiva dalla raffinata illuminazione. Ritts esplorava l’equilibrio tra atteggiamenti ricercati e spontaneità naturale: “Liz Taylor usciva dall’ospedale dopo l’operazione al cervello. Le ho fatto un ritratto con la cicatrice (Fig.2), là dove le hanno aperto il cranio. Indossava un accappatoio nero. L’ho messa in posa sul bordo della piscina, le ho steso dietro un telo nero e ho usato la luce naturale. La foto le è piaciuta molto perché è diversa dalla solita visione glamour delle dive. È una immagine al di fuori del tempo”. Nella Mostra quella ripresa ravvicinata attrae più delle fotografie per cui Ritts è diventato famoso: grandi spazi, deserti, oceani, siti monumentali.
Madonna (Figg.3-4) ha commentato che la Taylor era stata ‘herbificata’, cioè soggiogata dalla personalità di Herb Ritts, proprio come era accaduto a lei: “La prima volta che ho incontrato Herb ero sul set di Cercasi Susan disperatamente. Mi ha messo un paio di mutande sulla testa trattandomi come una ragazzina, pensavo fosse un vero imbranato. Questa è stata la mia prima impressione di Herb, anche perché non lo avevo scelto io. Poco dopo mi sono trasferita a Los Angeles e mi sono imbattuta di nuovo in Herb e nel suo modo di fare così dolce e disarmante. Mi propose di lavorare ancora insieme e io accettai per la nostra prima vera sessione di fotografie. È stato allora che mi sono ‘herbificata’. Cosa significa? Significa più o meno questo: lui ti dice di andare in spiaggia, poi ti dice di toglierti i vestiti, poi di ballare e rotolarti nella sabbia rovente facendo la stupida. Ti dice ancora di gettarti nell’oceano gelato, e tu, prima ancora di accorgertene, ti sei scottata e poi gelato il sedere e sei certa di esserti comportata da perfetta idiota. In breve, ho finito lo shooting promettendo a me stessa che non avrei mai più lavorato con lui. Poi però ho visto le fotografie e… ho cambiato idea”.
Di molte altre celebrità Ritts ha colto il mai visto, come nel caso di Anthony Hopkins (Figg. 5-6), Nicole Kidman (Fig.7), David Bowie (Fig. 8), della cui singolarità ha indagato con misteriosa audacia ogni combinazione possibile. Il suo stile unico interroga i modi grotteschi del clown triste, la grazia della donna elegante nel mostrare il corpo, la bellezza struggente che incanta un attimo prima di scomparire. Ogni dettaglio rimane in equilibrio precario. Il capolavoro di questa serie di ritratti è il gruppo di cinque giovanissime modelle destinate a segnare un’epoca: Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Tatjana Patiz, Christy Turlington e Naomi Campbell (Fig.9). L’idea di Ritts è quella di far apparire naturale la posa studiatissima delle cinque future dive entro una armoniosa composizione classica, cinque ragazze nude che coinvolgono l’osservatore tra infiniti rimandi visivi, dalle membra che si toccano sensuali agli sguardi che sfumano nell’innocenza. Il continuum di questo equilibrio precario ha suggerito il titolo della Mostra di fotografie di Herb Ritts, aperta nel Palazzo della Ragione a Milano fino al prossimo 5 giugno (Figg. 10-11).
Elio Galasso