Dacia Maraini: ecco chi era Chiara di Assisi tra elogio e disobbedienza

carlottoAl Salone Internazionale del libro di Torino anche la giornata di domenica, 11 maggio, è stata ricca di eventi. Ve ne raccontiamo alcuni. Nella Sala Rossa lo scrittore Massimo Carlotto ha presentato il suo ultimo libro, “Il mondo non mi deve nulla” in modo alquanto insolito: poche parole, solo una breve introduzione dell’editore Sandro Ferri, e poi una lettura scenica del testo. Lo stile diretto e incisivo, tipico di Carlotto, ben si presta a una tale operazione. Anna Bonaiuto, famosa attrice di teatro e cinema (tanti i riconoscimenti ottenuti, tra i quali il Premio Ubu del 2003 come migliore attrice italiana) e lo stesso Carlotto, con l’ausilio funzionale e magicamente suggestivo del musicista Maurizio Camardi al sax, con le loro voci ci hanno trasportato dentro la storia dei tre personaggi che prendono vita dalle pagine del libro. Un racconto noir, inquietante ma non privo di un certo umorismo (nero, naturalmente). In poco meno di un’ora, come in un film con tanto di musica, abbiamo vissuto le atmosfere rarefatte del racconto, la costruzione dei personaggi, le loro vite arrivate al nodo esistenziale. L’operaio Adelmo, disoccupato e ladro per necessità, l’ex croupier Liz, una donna vissuta sulle navi da crociera a imbrogliare i clienti e la Carlina, moglie del primo, cinica e risoluta. «Tutti e tre convinti di aver diritto a esistenze diverse». Le troveranno…chi nella morte, chi in una nuova libertà, chi in un chioschetto di piadine, ottenuto tragicamente. Una presentazione davvero insolita, un momento di teatro che ha tenuto col fiato sospeso i 350 spettatori della Sala, un racconto molto interessante, che conferma l’abilità di Carlotto nella costruzione di personaggi molto particolari.

Dacia Maraini
Dacia Maraini

Nella stessa Sala, a seguire, la Signora della letteratura italiana, Dacia Maraini, ha presentato la sua ultima opera “Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza”(Rizzoli).

Accompagnata da Concita De Gregorio, relatrice, la scrittrice esordisce così: «Sono venti anni che mi occupo delle mistiche, ho scritto anche su Caterina da Siena, scoprendo che nei cassetti dei conventi ci sono dei bellissimi scritti di mistiche che non conosciamo. Sono opere molto sensuali, direi, sul loro rapporto con lo Sposo, verso i quali la Chiesa è stata spesso reticente. Chiara – continua la Maraini – mi ha colpito per il suo forte pensiero, per la sua tenuta civile, oltre che per la fede. Lei dava l’esempio. Giovanissima, entra in convento e subito mette in chiaro “qui siamo tutti uguali” e lo mostra con i suoi comportamenti. La sua è un’azione politica, ma nel senso alto. Donna dalla tenacia inattaccabile». Stimolata dalla De Gregorio sulle modalità dell’approccio alla scrittura, la Maraini precisa: «Prima di cominciare a scrivere, avevo letto molto sul periodo medievale, ma non ci ero mai entrata. Per uno scrittore, entrare significa conoscere i dettagli. La lettura essenziale, per me, è stato un libro, trovato ad Assisi, della editrice Porziuncola, in cui le monache consorelle di Chiara, con le loro testimonianze per la canonizzazione, mi hanno fatto capire veramente chi fosse e anche come il suo testamento sia stato poi stravolto in seguito». Sul modo in cui infonda o meno il suo pensiero nell’opera, Dacia Maraini rivela: «Ogni scrittura è una presa di posizione! Ogni scrittura è un’interpretazione, sempre». Per togliere dubbi su come si siano formate due personalità forti, come Chiara e Francesco, continua: «Loro due erano la punta di un pensiero culturale europeo avanzato, illuminato. La madre di Francesco si portava dietro la cultura provenzale, fatta di lealtà, coraggio, rispetto delle donne; era molto forte. La mamma di Chiara, di famiglia nobile, era molto colta. Insomma, Chiara e Francesco non sono due pazzi piombati all’improvviso, ma il frutto di questa cultura europea, riformista. chiaradassisiLa seconda parte del titolo introduce al concetto di disobbedienza della Santa. «La Chiesa gestiva i conventi attraverso le donazioni, le proprietà. – racconta Maraini –. Chiara rifiutava le donazioni, il denaro. Ma la sua era una disobbedienza all’interno di un’obbedienza. Mai ha detto una parola contro la Chiesa, ma certo il suo comportamento, come quello di Francesco del resto, causavano un certo imbarazzo nelle gerarchie. Loro non possedevano nulla, rifiutavano ogni proprietà, vivevano di vera elemosina». La scrittrice conclude il suo intervento spiegando cosa le rimane di Chiara dopo questi studi e il suo libro: «Una grande ammirazione per il suo idealismo. Persone che credono a delle idee, che sono disposte a immolarsi pur di non tradire i loro ideali… oggi viviamo in una società priva di idealismo, anche solo civico. Persone così ogni tanto si trovano, penso a Falcone per esempio, che una volta rispose a un giornalista che la sua vita valeva quanto un bottone della sua giacca. Ma non scappò, rimase lì a fare il suo dovere».

Paolo Leone

 

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