Recensione, “Non è la fine del mondo” di Alessia Gazzola – Quante volte, nella nostra quotidianità, ci sentiamo assaliti dagli eventi, smarriti in un labirinto di promesse che sembrano sempre sul punto di concretizzarsi, per poi tornare a librarsi come nuvole nel cielo dei sogni? Quante volte sentiamo di non potercela fare e quasi ci sembra che il destino non abbia niente di meglio da fare se non prendersela proprio con noi a tutte le ore del giorno? Siamo davvero sicuri che le cose stiano proprio così e che l’unico modo di reagire sia abbandonarsi alla disperazione frignante? Alessia Gazzola, nel suo effervescente romanzo “Non è la fine del mondo” (Feltrinelli, 2016) ci mostra, attraverso le vicende della brillante Emma de Tessent che, certo, non tutti i giorni “riescono col buco”, come le ciambelle, anzi, alcuni paiono davvero la fine del mondo ma, forse, è solo la prospettiva che ci inganna. Tutti affrontiamo piccole e grandi sfide, alcune le vinciamo, altre no e sono proprio queste ultime a forgiare la nostra personalità e a far vedere chi siamo, o chi decidiamo di essere. Emma De Tessent ci dimostra anche che la vita non va sempre come vogliamo, come la immaginiamo e questo può non essere un male (anche in questo caso è questione di prospettiva). All’inizio sentiamo di “deragliare” dal percorso, di non poter più controllare i freni (la smania di controllo accomuna la stragrande maggioranza degli esseri umani) poi, se siamo abbastanza scaltri, riusciamo a tramutare in vantaggio situazioni apparentemente svantaggiose, scoprendo che il mondo è fatto di infinite strade e alcune, come accade alla simpatica Emma, finiscono perfino per incrociarsi quando meno ce lo aspettiamo. Potremmo anche imparare a prendere la vita con ironia, a burlarci di lei mantenendo intatti noi stessi, invece di disintegrarci di fronte alle ingiustizie quotidiane.
Emma De Tessent è la “tenace stagista” (in questo modo la definisce Alessia Gazzola) che lavora per una casa di produzione cinematografica, la Fairmont. Il suo atteggiamento, nonostante la posizione piuttosto precaria, è ottimista e determinato. Le sono state fatte mille promesse e lei sente di essere a un passo dalla promozione. La realtà, però, non coincide spesso con le percezioni e i desideri. Il contratto di Emma non viene rinnovato e, come se non bastasse, la casa dei suoi sogni, quella che spera di potersi permettere con la famosa promozione, viene venduta. Può andare peggio di così? Certo che sì! “Non è la fine del mondo” ci insegna persino che molte nostre lamentele sono infondate e che può sempre andare peggio (o andare meglio, non si sa mai ed è, ancora, una questione di punti di vista). La nostra intrepida protagonista non ha un marito, né un convivente, né un fidanzato. Insomma, è sola dal punto di vista sentimentale, mentre l’uomo della sua vita (o meglio, che lei riteneva tale) ha scelto di tornare dalla moglie e di prendersi cura dei figli. Emma, in effetti, ha perseverato in uno dei più grandi errori commessi dalle donne: accettare di essere “l’altra”, l’amante, quella “sacrificabile” sulla torre dei sentimenti e della convenienza maschili. Si è ritrovata nella condizione di solitudine in cui pensare al futuro amoroso non è, almeno in apparenza, tra le priorità (ma sappiamo che le cose non stanno proprio in questo modo). Questa situazione viene, in parte, colmata e sfruttata da Arabella, la quale ha una famiglia e non perde occasione di affidare le nipoti a sua sorella Emma. Quest’ultima può essere vista come una zitella incallita, ma la visione sarebbe davvero riduttiva. “Zitella” è un termine usato troppo spesso in maniera sprezzante e mal si concilia con la personalità scoppiettante di una ragazza che ama vivere e, nonostante le delusioni, trova un motivo per ripartire e sa vedere oltre gli schemini prefissati della società che, ogni tanto, ci scambia per bottiglie di latte con la scadenza impressa (ovvero, “dobbiamo” sposarci a una certa età, “dobbiamo” fare il primo figlio entro una certa data e via di questo passo). No, Emma De Tessent è una giovane viva, non ripiegata su stessa, con fragilità, sogni, razionalità e picchi di entusiasmo e intraprendenza; se è vero che quasi tutto ciò che le accade non è esattamente una libera scelta, è altrettanto evidente che la sua risposta agli eventi è pronta. E’ il ritratto di molti giovani di oggi che si ritrovano disorientati in un dedalo di opportunità mancate (non certo per colpa loro), ma non perdono la voglia di lottare (se la società si accorgesse davvero di questo immenso potenziale, forse una parte dei nostri problemi sarebbe in via di risoluzione).
Emma sa, anche se non ci crede quasi più, che la vita nasconde mille sorprese e nessuno può dirci quando si presenteranno, né in che modo. L’unica arma che aveva per tenersi il lavoro alla Fairmont e sperare di fare carriera sembra sfumare quasi subito: la segretissima trattativa tra lei e uno scrittore un po’ bislacco, l’italo giapponese Tameyoshi Tessai, per la concessione dei diritti cinematografici del romanzo di quest’ultimo, si rivela un inseguimento senza sosta, fatto di continui ripensamenti e secchi no. Emma non può più fare affidamento sui sogni e trova, con fatica, un altro lavoro che non ha nulla a che vedere con l’universo fiammeggiante del cinema. E’ certa di aver imboccato un sentiero da cui non potrà tornare indietro, almeno fino a quando non accadono dei fatti inaspettati. Il passato ritorna, ciò che sembrava impossibile diventa, quasi per magia, possibile. Cosa si nasconde dietro a questi “fantasmi” che, da un momento all’altro, decidono di ricomparire nella vita di Emma? Solo la “tenace stagista” avrà l’energia e la spensieratezza di buttarsi di nuovo nell’avventura dell’esistenza, portando con sé il suo sguardo ancora vivace e capace di sorprendersi, nonostante gli urti della realtà. Alessia Gazzola ha scritto un romanzo godibilissimo; “Non è la fine del mondo” è elegante, si legge davvero tutto d’un fiato (e non è un modo di dire). Ironia, leggerezza, ma anche stupore e riflessione sono gli ingredienti della storia e dell’indole di una protagonista simpatica proprio per i suoi difetti, dinamica e scaltra. L’incanto, a volte integro, a volte incrinato, talvolta perfino spezzato, del passato e del futuro si mescola con una quotidianità che può essere grigia, come accade per molti giovani di oggi, ma anche riservare delle scintillanti sfumature di colore. Sta a noi saper rispondere con saggezza, entusiasmo e intraprendenza agli eventi, fermandoci a pensare quando necessario. Del resto la vita, nel bene e nel male, è sempre straordinaria.