Pier Paolo Pasolini, la vita e il pensiero di un “ribelle” del Novecento

Pier Paolo PasoliniFigura poliedrica, versatile, capace di adattare il naturale e innato ingegno creativo ai molteplici ambiti in cui la cultura può declinarsi, Pier Paolo Pasolini è stato a lungo demonizzato dagli uomini del suo tempo per la diversità e per la radicalità delle idee espresse sulla società italiana. Consapevole dell’importanza per l’uomo di cultura di essere presente nel mondo in ogni momento, intervenendo nell’attualità per trasmettere valori di carattere universale, che riguardano la realtà tutta, egli ha sperimentato la profonda metamorfosi del tessuto sociale italiano che, nel secondo dopoguerra, portava la società del benessere consumistico a sostituirsi alla incontaminata e primigenia civiltà contadina, al mondo roseo e dal forte sentire della sua infanzia e giovinezza.

Posseduto dall’irrefrenabile bisogno di intervento e di parola, Pasolini ha saputo esprimersi nei generi più disparati, sempre animato da un forte dissidio interiore, che lo accompagnava dall’età adolescenziale e che, se da un lato lo ancorava ai valori tradizionali di un mondo puro, dall’altro inficiava il suo rapporto con la realtà, a causa dell’esperienza di omosessuale percepita all’esterno come costante provocazione e scandalo.

pasolini

A pari tempo poeta, scrittore, critico letterario, autore e regista cinematografico e teatrale, Pier Paolo nasce a Bologna nel 1922 da Carlo Alberto Pasolini, ufficiale di fanteria ravennate in carriera, e Susanna Colussi, insegnante elementare di origine friulana. Dopo i numerosi spostamenti dell’infanzia e della prima adolescenza dovuti ai continui trasferimenti del padre in diverse città del Nord Italia, dopo aver frequentato il ginnasio a Reggio Emilia e il liceo a Bologna, egli si iscrive alla Facoltà di Lettere di Bologna, dove nel 1945 conseguirà la laurea a pieni voti, discutendo una tesi su Giovanni Pascoli. Trascorre parte della giovinezza nel paese materno, Casarsa nel Friuli, nel cui dialetto privo di tradizione letteraria Pasolini esordisce come poeta; parallelamente si cimenta molto presto nella poesia in lingua. Gli eventi di quegli anni e la vicinanza al mondo popolare lo portano ad aderire al Pci, cui si iscrive probabilmente nel 1947. Dal 1947 al 1949 insegna in una scuola media nei pressi di Casarsa, ma sarà denunciato per corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico e verrà sospeso dall’insegnamento ed espulso dal Pci. Affronta allora il primo dei ben trentatre processi a suo carico, che deve affrontare nel corso della vita, e ne esce assolto. Al 1950 risale il suo trasferimento a Roma, che diventerà per Pasolini il principale polo di indagine, un permanente campo di studio. Le precarie condizioni economiche lo catapultano nelle borgate romane popolate dal sottoproletariato imbarbarito dalla miseria; qui Pasolini frequenta giovani dalla cultura primitiva e violenta, che diventeranno i protagonisti dei celebri romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta, opere che gli procurano una popolarità mista a scandalo, nonché un ulteriore processo per oscenità. A Roma acquisisce dimestichezza con il mondo del cinema calandosi dapprima nelle vesti di sceneggiatore e dagli anni Sessanta in quelle di regista. Affermato in ambito cinematografico, ma costantemente discusso, egli continua l’attività poetica e dedica gli ultimi anni di vita a quella di saggista e polemista di costume appassionato e combattivo su giornali e riviste. La notte del 2 novembre 1975 Pasolini muore assassinato da un diciassettenne, un “ragazzo di vita”, in uno spiazzo polveroso dell’Idroscalo di Ostia.

Il mito di Pasolini oggi torna a rivivere, fino al 20 luglio 2014, nelle sale del Palazzo delle Esposizioni, a Roma, dove è stata allestita la mostra “Pasolini Roma” ricca di materiali, di cui alcuni inediti. Organizzata cronologicamente in sei sezioni, che spaziano dalle difficili circostanze del suo arrivo a Roma (città con la quale egli instaura una relazione passionale fatta di amore e odio, di attrazione e rifiuto) alla morte cruenta a Ostia, quasi un atto sacrificale di un personaggio visto come un ossessivo provocatore del suo tempo, la mostra consente di esplorare percorsi della vita creativa pasoliniana dal momento del suo approdo nell’Urbe.

                                                                                              Amanda Bianchi

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