Si è aperta il 3 dicembre scorso al Museo dell’Ara Pacis di Roma, la mostra dedicata al pittore e litografo bohémien Henri de Toulouse – Lautrec. L’esposizione raccoglie 178 litografie provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest e comprendente manifesti, locandine, due copertine di album di Yvette Guilbert e illustrazioni di vario genere, in molti casi di eccezionale rarità perché stampati in tirature limitate, firmate, numerate o addirittura corredate della dedica dell’artista. Tale iniziativa ha preso avvio lo scorso anno quando, in occasione dell’anniversario della nascita dell’artista, il museo ungherese allestì una vastissima mostra a lui dedicata che attirò migliaia di visitatori e l’attenzione dell’Arthemisia Group che ne ha in seguito contattato gli organizzatori per portare anche in Italia l’opera grafica di questo grande innovatore. La rassegna romana è curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor che hanno trascelto, nella vasta collezione appartenente al Museo delle Belle Arti di Budapest (si pensi che la prima litografia di Toulouse – Lautrec fu acquistata dall’istituzione nel 1901, anno della scomparsa dell’artista), opere databili dal 1891 al 1900, molto diverse tra loro, sia per tematica che per tecnica e, proprio per questo, è stato deciso di dividere il percorso espositivo in cinque sezioni. Proveniente da una famiglia aristocratica, Henri de Toulouse Lautrec fu paradossalmente avvantaggiato nel suo percorso artistico da una malattia genetica che lo colpì alle ossa impedendogli di seguire le orme paterne. Nel 1881 si trasferì dunque a Parigi per approfondire gli studi, stabilendosi nel quartiere periferico di Montmartre, della cui brulicante vita notturna le sue opere sono in buona parte un reportage grafico e pittorico. Nel 1891 gli fu commissionato il primo manifesto per pubblicizzare il Moulin Rouge, locale di cui era un assiduo frequentatore. Il successo riscontrato da questo suo lavoro valse all’artista nuovi incarichi come, ad esempio, i manifesti che rappresentano il cantante Aristide Bruant o il “Divan Japonaise” che ritrae di spalle la ballerina Jane Avril durante un’esibizione in un caffè concerto, visibili nelle prima sezione intitolata – giustappunto – “Notti Parigine”.
Uno dei soggetti più amati da Toulouse – Lautrec erano le donne, in particolare le stelle o “Dive” del cabaret parigino, come La Goulue o lo stessa Jane Avril – il cui ritratto del 1893 è stato scelto come manifesto di questa mostra – con le quali il pittore intrecciò spesso relazioni amichevoli e a cui è dedicata la seconda parte della rassegna. Attraverso l’utilizzo di tratti sintetici e graffianti e di colori essenziali, il pittore ha contribuito a trasformare queste intrattenitrici in icone indimenticabili testimoniandone il talento e la sensualità nelle litografie che le ritraggono. Altra fonte d’ispirazione, sempre riconducibile all’universo femminile, sono “Le Donne della Notte”. Lautrec trascorse moltissimo tempo all’interno delle maisons de plaisir, osservando le prostitute nella loro quotidianità. Pur non ritraendole mai in maniera scabrosa e raramente a contatto con i loro clienti, la naturalezza e la disinibizione con cui queste donne si rapportavano al proprio corpo le rendevano delle modelle ideali. Emblematica in tal senso è la serie di cromolitografie intitolata “Elles”, risalente al 1896, in cui sono raffigurati con particolare delicatezza e sensibilità semplici attività come la toeletta. La quarta sezione è dedicata al teatro. Fu una delle grandi passioni di Lautrec, al punto da dedicargli ampia parte della sua attività creativa elaborando le illustrazioni dei programmi, come quello creato per “L’Argent” Di Émile Fabre, o raffigurando sia gli spettatori nei loro palchi per i quali traeva ispirazione dalle opere di Honoré Daumier, sia le performance di importanti attori dell’epoca – come Marcelle Lender che tanto affascinò l’artista – di cui catturava i gesti e le emozioni salienti che, rifacendosi alle xilografie giapponesi, trasferiva poi su carta ove la resa drammatica veniva amplificata da linee sinuose ma decise e dal contrasto creato dall’uso della tecnica del chiaroscuro, come ad esempio in “À la Renaissance: Sarah Bernhardt dans Phèdre”.
L’ultima parte della mostra raccoglie tutte quelle opere che appartengono alla sfera prettamente privata della vita di Toulouse – Lautrec. Dotato di un carattere molto socievole, l’autore fece della sua casa un crocevia d’incontri, durante i quali spesso amici e conoscenti venivano ritratti. Sempre nell’ambito della vita sociale parigina, egli si trovò a frequentare i salotti dei direttori della “Revue Blanche” per i quali disegnò un manifesto della rivista nel 1895. Qui si trovano inoltre lavori che esplicano il suo amore per l’equitazione – retaggio della sua educazione aristocratica – e le corse di cavalli a Longchamp o copertine di spartiti musicali commissionate all’artista dal suo lontano parente Désiré Dihau e illustrazioni di libri alle quali solitamente si dedicava per esplicita richiesta degli amici, di cui è possibile apprezzare in questa sede la copertina realizzata per il volume di Georges Clemenceau “Au Pied Du Sinai”, pubblicato nel 1898. Questa esposizione romana ha il grande merito di proporre una panoramica che illustri esaustivamente il genio di questo artista bohémien, tardivamente apprezzato dalla critica e da molti considerato il padre della moderna tecnica litografica. Seguendo il percorso della mostra, emerge nel visitatore una forte sensazione che lo spiccato spirito mordace di cui era dotato, condusse Lautrec a una visione caricaturale degli ambienti che lo circondavano. Pur non avendo mai abbracciato un’estetica dichiaratamente simbolista, le ballerine, le prostitute, le cantanti e tutti i personaggi che rappresentò null’altro sono che l’emblema di un mondo pullulante di energie e di amore per la vita, emarginato di giorno ma assoluto protagonista delle notti parigine a cavallo tra il XIX e XX secolo. La mostra, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia Group, è organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura ed è visitabile fino all’8 maggio 2016. Per informazioni? Tel: 060608 (dalle 9 alle 21).