Storia di una ladra di libri: recensione del romanzo
L’orrore della Germania nazista, la follia omicida del Terzo Reich, un capitolo di storia vera e lei, la ladra di libri, la protagonista di una storia nella Storia. Il romanzo dello scrittore australiano Markus Zusak, Storia di una ladra di libri (Frassinelli – pp. 570 – euro 12,68 ), scuote le corde più intime dell’animo umano con candore e con una prosa che, a tratti, sa di poesia. Il racconto è affidato a una narratrice inconsueta, una voce narrante inusuale, che ci immette nel mondo della bambina che amava i libri e li rubava, anzi piuttosto li salvava e così salvava se stessa. È la Morte a offrirci lo spaccato di una serie di vite straziate, la Morte ci introduce personaggi, luoghi e situazioni, è la Morte ineluttabile e ineludibile, che scrive e racconta.
Trama del libro
Tutto ha inizio nel pungente gennaio del 1939. Liesel Meminger ha solo 9 anni e, con sua madre Paula e il fratellino Werner, è su un treno diretto a Molching, nei pressi di Monaco. Ad attendere Liesel e Werner ci sono i genitori adottivi, Rosa e Hans Hubermann, ma il piccolo Werner non li conoscerà mai, morirà durante il viaggio e troverà l’eterno riposo in un piccolo cimitero di un villaggio senza nome, avvolto dal gelo e sommerso dalla neve.
Qui Liesel ruberà il suo primo libro: dal luogo di sepoltura del fratellino sottrae un libro nero con la scritta argentata, il Manuale del necroforo, che le fa capolino tra la neve. La bambina non sa né leggere né scrivere, essendo andata poco a scuola, di quel libro ama osservare le lettere sulla copertina e sfiorare la stampa al suo interno, tuttavia ne ignora il contenuto, ma non il significato profondo. Quel libro è l’ultimo legame di Liesel con suo fratello e con sua madre, è il testimone silente dell’ultima volta che li ha visti.
La ragazzina dai capelli biondastri e dagli occhi castano scuro, forse eredità di un padre che non riesce a ricordare, giunge a Molching, una piccola città piena di personaggi caratteristici, molti dei quali vivono nel quartiere di Himmelstrasse, proprio dove Liesel andrà a vivere, accolta dai coniugi Hubermann nella casa al civico 33.
Rosa, Hans e Liesel impareranno a conoscersi, a coesistere, a rispettarsi e a volersi bene. Rosa è burbera e aggressiva, lava e stira per le famiglie più facoltose di Molching, e, nonostante pronunci improperi contro tutto e tutti, darà a Liesel la prova di essere una buona madre adottiva; Hans è un imbianchino, ama suonare la fisarmonica, con cui racimola un po’di denaro durante l’inverno, e adora arrotolare le sigarette e fumare. Egli è un uomo pacato, il cui valore non sfugge all’acuto istinto della bambina. Nei primi mesi a Molching, costellati di costanti incubi notturni, Hans sarà premurosamente accanto alla piccola Liesel, sempre pronto a confortarla e a suonare per lei per rallegrarla. Il rispetto e il crescente affetto tra Liesel e il padre adottivo sfoceranno in produttive lezioni notturne, in cui la fanciulla imparerà a leggere.
A Himmelstrasse la bambina conoscerà, poi, il suo migliore amico, Rudy Steiner, di otto mesi più grande di lei: quella prima palla di neve mista a fango, lanciatale in faccia dal ragazzo, sancirà l’inizio di un’amicizia duratura. Liesel e Rudy saranno complici in molti furti di libri, che la ragazza si accinge a salvare dai roghi dei nazisti o a sottrarre dalla biblioteca privata di Ilsa Hermann, la moglie del sindaco di Molching. Un altro incontro determinante per la piccola Liesel, che cresce e matura davanti ai nostri occhi, acquistando sempre maggior consapevolezza della realtà, è quello con il pugile ebreo Max Vandenburg, uno dei punti fermi di quella vita, che la ragazza va ricostruendo, dopo papà Hans e l’amico Rudy.
La ladra imparerà a leggere, facendo dei libri la salvezza e il sostegno di un’esistenza ferita, e ci consegnerà la sua storia (scritta di suo pugno durante le nottate trascorse nello scantinato) in un libretto nero, donatole da Ilsa Hermann e svelatoci dalla tenebrosa narratrice del romanzo, dall’indole curiosa e introspettiva, con i suoi flashback e con il tratteggio ben dettagliato di ogni personaggio, che agisca sulla scena. La storia di Liesel, scaturita dalla mente di Markus Zusak ed edita dalla Frassinelli nella traduzione italiana di Gian M. Giughese, ha ispirato la trasposizione cinematografica di Brian Percival.
Coinvolge e commuove
Il racconto dell’amore di questa piccola ladra per i libri, che diventano un potente nutrimento per lo spirito e un formidabile rimedio per esorcizzare il male che la circonda, coinvolge e commuove. È una storia fatta di sofferenza, di desolazione, di distruzione, di morte, ma anche di speranze, di forza, di coraggio, di affetti sbocciati, di solidarietà, di determinazione, di voglia di riscatto dalle brutture della vita. È un racconto che ci lascia inermi di fronte alle tumultuose vicissitudini narrate, spesso sommariamente anticipate, poi riprese e ampliate, in un gioco trasparente, che non concede spazio alla sorpresa, ma neppure all’indifferenza.
Storia di una ladra di libri è il voluminoso romanzo, che consente di carpire l’essenza della vicenda attraverso una narrazione vivida e originale. Quel che ci resta, dopo un’attenta lettura tutta d’un fiato, è una serie di riflessioni dal retrogusto dolceamaro. Amanda Bianchi