A dieci anni dalla scomparsa di Tiziano Terzani, Longanesi ha pubblicato i diari privati che il celebre giornalista ha scritto dal 1984 al mese di luglio 2004, quando si è spento.
Nel libro, intitolato “Un’idea di destino”, sono racchiusi i racconti dei viaggi compiuti da Terzani – dalla Cina al Giappone, passando per l’India, la Thailandia e il Pakistan – nonché le sue opinioni sui conflitti che negli anni hanno segnato i vari Paesi e sugli scenari politici. Il volume contiene anche meditazioni profonde, passioni, dolore, incomprensioni e soprattutto tanto amore, in primis per la moglie Angela Staude, curatrice dell’opera insieme ad Àlen Loreti, e per i figli, Folco e Saskia.
Angela, che Terzani ha definito «il mio vero centro sulla Terra», ha rivelato di amare particolarmente i diari del marito, perché svelano due tratti salienti della personalità del giornalista, ossia il coraggio e la solitudine intellettuale. L’idea di tenere costantemente un diario è nata dopo un trauma subito da Terzani nel 1984, quando era corrispondente in Cina: l’uomo è stato dapprima arrestato dal Governo con l’accusa di “crimini controrivoluzionari” e poi espulso dal Paese, lo stesso in cui si era recato sognando di poter essere uno dei primi testimoni di una nuova società basata sui principi del comunismo.
Attraverso le pagine del libro, il lettore conosce un Terzani inedito, che prima di tutto è stato un marito e un padre, attento a ciò che lo circondava e che si interrogava sul senso profondo dell’esistenza. Nella sua vita non sono mancati momenti di smarrimento e depressione, complici una brutta malattia che non gli ha lasciato scampo e la decadenza dei valori nella società, ma dal diario traspaiono anche una grande serenità d’animo e il desiderio di vivere intensamente e senza affanni. Accettando con grande coraggio e dignità la propria sorte, Terzani ha definito la morte «una nuova e interessante avventura».
“Un’idea di destino” si conclude con commovente il discorso preparato in occasione del matrimonio della figlia Saskia, avvenuto il 17 gennaio 2004 a Firenze. Nelle parole del giornalista troviamo un po’ di nostalgia per la bambina che non c’è più e una buona dose di amore per la vita, il cammino che ognuno di noi percorre e che ci trasforma, con la consapevolezza che nulla accade per caso.
Chiara Bernasconi