“Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento” è una mostra allestita a Vicenza presso la Basilica Palladiana, dal 24 dicembre 2014 al 2 giugno 2015.
Nyx, la notte, secondo la Teogonia di Esiodo era figlia del Caos, generatrice a sua volta dell’Etere e del Giorno e di una serie di figli “astratti” tra cui Moros (la sorte), Ipno (il sonno), i Sogni e le Esperidi, “figlie della sera”. Sorella di Erebo, personificazione dell’oscurità sotterranea, rappresenta il contenitore oscuro entro cui si dispiega l’orrore e la meraviglia, il sensazionale e il prodigioso. Per gli antichi Egizi, invece, essa illuminava il cammino dell’uomo al di là della vita, verso cieli colmi di stelle, come quelle dipinte sul soffitto della tomba di Nefertari, moglie del faraone Ramses II. La volta celeste, nel monumento sepolcrale situato nella Valle delle regine, risplende di un blu intenso e non ricorda affatto l’oscurità avvolgente che di solito si associa al termine. Perché, come ricordato da Marco Goldin, ideatore e curatore della mostra Tutankhamon Caravggio Van Gogh – La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento (foto a destra, ndr), la notte traccia, nelle sue gradazioni di colore, una serie infinita di percezioni e memorie, tracimante riflessi di un tempo perduto. Tramonti e crepuscoli preannunciano l’approssimarsi della sera, che inghiotte lo spazio conosciuto e ci costringe a visioni “altre”, senza confini, perché nel buio non esiste il limite e gli oggetti si offrono a noi come fantasmi della percezione. Sono tante le notti che guidano il visitatore all’interno della suggestiva Basilica Palladiana di Vicenza, e tutte hanno una storia da raccontare. Il passaggio dal nostro mondo dell’esperienza sensibile a quello, sì pure tattile e sensoriale all’interno degli spazi espositivi, è un percorso suggestivo diviso in sei sezioni e conta 115 opere provenienti da prestigiose collezioni come quella del Museum of fine arts di Boston e da musei di tutto il mondo. Si inizia con i Ritratti del Fayum e si termina con il capolavoro di Van Gogh Sentiero di notte in Provenza. Ordinate secondo un criterio non cronologico ma tematico, le opere – tele, incisioni, oggetti e sculture – testimoniano la presenza di un’ “assenza” e svelano il tormento e l’estasi di un tempo circolare che va dalle storie egizie a quelle della vita di Cristo, dalle simboliche visioni pagane alle storie delle Scritture, fino a coprire l’intero immaginario notturno del Novecento e dell’età contemporanea. Le maschere funerarie e il ritratto del giovane uomo egizio nella prima sezione palesano il sentimento di scoperta di fronte all’ignoto oltremondano, mentre le notti dell’anima che troviamo nella sezione dedicata quasi interamente alla pittura ottocentesca – Turner, Friedrich, Allstone, Cole, Winslow Homer – annunciano la pienezza sentimentale di una natura impetuosa e sublime. Dalle nebbie lattiginose e dai rossi tramonti dei pittori veneziani (Giorgione, Tiziano, Tintoretto) che colorano il magico scrigno stellato, passiamo ai crepuscoli dorati dei luministi, alle mirabili incisioni di Rembrandt e del Piranesi, fino alle avanguardie del secondo Novecento (Rothko, Morris Louis, De Staël).
Dialoghi a distanza “di sala” che confondono i piani temporali per intessere, di sogni vaghi e schizzi umorali, mosaici di presenze che giungono dall’oscurità o dalla baluginante luce crepuscolare. Siano esse figure impresse su tela che “sposano” la notte mistica – dalla Natività alla deposizione nel sepolcro – o riflesse in un “bagno” di luna, come il Narciso di Michelangelo Merisi; paesaggi burrascosi del “sublime” romantico o capolavori del Novecento astratto che psicologizzano la “buia” Lux. Un viaggio appassionante alla scoperta di una notte segreta e inaccessibile, intima e misteriosa, lungo un itinerario che va da Caravaggio (ultima foto a sinistra, ndr) a Pouissin, da Corot a Millet, passando per i grandi paesaggisti americani fino a giungere a Monet, Mondrian, Hopper e Noland.
Voto: [usr 3.5]
Vincenzo Palermo