Responsabile, giusto, attento al rispetto delle tradizioni e dell’ambiente, promotore di integrazione e giustizia, non stiamo parlando di un fantastico supereroe fuoriuscito da un blockbuster ma di un nuovo turismo possibile. Il Turismo Responsabile è una nuova frontiera dell’“esperienza viaggio” che porta numerose tematiche, sensibili in molti altri settori come quello agro-alimentare, farmaceutico, chimico e industriale, al centro dell’attenzione. Maurizio Davolio, Presidente di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), chiarisce che l’aggettivo “responsabile” associato all’universo turistico desta ancora in molti un po’ di spaesamento; manca infatti oggi una definizione riconosciuta e condivisa universalmente. “Per Turismo Responsabile – riferisce Davolio – s’intende quello che pone al centro gli interessi della comunità ospitante e il suo diritto a decidere in materia di turismo”. Radici, cultura, storia e stili di vita di ogni popolo devono dunque essere rispettati e salvaguardati dal viaggiatore che potrà così tornare nel proprio Paese d’origine con un nuovo bagaglio ricco di tradizioni, nuove parole, immagini e legami. Spesso questo tipo di esperienza viene percepita dall’opinione pubblica come più rischiosa e meno confortevole, in realtà il suo tratto maggiormente distintivo è la convivialità tra i viaggiatori e i popoli che li accolgono.Lo scorso venerdì 22 maggio si è tenuto a Bologna il Forum annuale di AITR nel quale si è riflettuto su questa nuova filosofia del girovagare. Grandi organizzazioni nazionali, come Legacoop, Legambiente, ARCI, WWF, Borghi Autentici d’Italia e CTS, diverse case editrici aperte a questa tematica, ONG e Tour Operator di tutta la penisola compongono l’enorme mosaico AITR che durante il suddetto incontro ha raccolto numerose voci, come quella di Ottavia Ricci, Consigliera per il Turismo Sostenibile del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, e Luca Chiarini del FAI – Fondo Ambiente Italiano. Dall’affollatissimo meeting è emerso che il Turismo diventa Responsabile attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle Istituzioni e di coloro che lavorano nel settore. “La bellezza del nostro Paese non basta – dichiara la Ricci – ci vuole un progetto, un business plan e un identikit chiaro del fruitore a cui ci rivolgiamo.”
L’attività turistica è dunque trasversale e attraversa l’economia, i lavoratori, il patrimonio artistico, le politiche culturali e le risorse naturali e la sostenibilità rappresenta uno dei nuovi punti da sviluppare per rendere strutturato e competitivo il modello italiano. Uno dei compiti più difficili delle realtà appartenenti ad AITR è quello di creare e saldare nella memoria collettiva la narrazione dei luoghi che, per ragioni socio-politiche, vengono considerati attualmente off limits per i viaggiatori. Queste terre ritorneranno un giorno ad essere rivisitate dagli stranieri, nel frattempo è però fondamentale non cancellarne le tracce e la storia di ognuna, il viaggio parte dalla cultura e dalla conoscenza, dallo studio e dall’informazione.
La proposta di un consumo critico di prodotti a Km zero, un’adeguata informazione delle pratiche di riciclo e riuso dei luoghi visitati, l’umanità nelle relazioni e l’apertura nei confronti delle persone con disabilità sono elementi imprescindibili per coloro che propongono un turismo sostenibile. Proprio in questi giorni, fino al 7 giugno, una serie di eventi, dibattiti, workshop, convegni e itinerari compongono la settima edizione di “IT.A.CÀ, migranti e viaggiatori”, l’unico Festival in Italia e in Europa che si occupa di Turismo Responsabile da molteplici punti di vista. “IT.A.CÀ è il Festival che ricorda che un viaggio di questo tipo può essere fatto anche dietro l’angolo e non necessariamente andando a visitare luoghi sperduti”, ci dice la giovanissima Annalisa Spalazzi, referente dell’iniziativa sul territorio di Rimini, “portare qualcuno a scoprire il Festival significa anche spronarlo a fare delle esperienze in un altro luogo pur continuando a sentirsi a casa”, precisa Annalisa. La manifestazione nata a Bologna si è infatti allargata a macchia d’olio nell’intera Emilia Romagna (Rimini, Ravenna, Ferrara, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Parma) sino a estendersi, nell’edizione in corso, anche al Trentino. “Sicuramente operatori di altre regioni si sono dimostrati coinvolti dal progetto ma si è riscontrato dell’interesse anche dalla Spagna, tant’è che non si esclude che nelle prossime edizioni si porti IT.A.CÀ anche all’estero”, dichiara Annalisa Spalazzi. “Chi viene ad IT.A.CÀ si porta a casa un approccio al viaggio più cosciente ed ecosostenibile”, aggiunge Melissa Moralli, referente del progetto a Bologna, la quale ha in particolare seguito due delle tante aree tematiche trattate, “turismo e immigrazione” e “turismo e disabilità”. A Rimini invece una delle numerose iniziative vedrà l’Università scendere in spiaggia il 27 maggio per un confronto aperto su mare e turismo. Yoda, Cospe, Nexus Emilia Romagna e AITR hanno realizzato questo progetto grazie a più di 140 realtà: associazioni, consorzi locali, imprese, Università e grandi partner nazionali quali UNESCO e MiBACT. Da una casa all’altra dunque (ît a cà = sei a casa? In dialetto bolognese) è il viaggio, perché quello che conta veramente non è la destinazione da raggiungere, ma ciò che ci riserva il percorso da intraprendere.
“Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.”
Konstantinos Kavafis da Itaca
Elisabetta Severino