Parigi: a spasso per il Marais tra ricordi ed emozioni

parigi-maraisLa Ville Lumière, patria del bagliore dei Lumi e culla dell’arte espressa in tutte le sue forme, racchiude in sé un’infinità di scorci suggestivi, di strade inaspettate e di quartieri, più o meno conosciuti, che palesano a chi li attraversa la loro storia; quest’oggi percorreremo insieme il quartiere Marais. Prima di farlo vorrei però descrivervi la sensazione che, seppur dolcemente, mi assale ogni volta che metto piede nella capitale francese. Nonostante siano innumerevoli le volte in cui io abbia fatto ritorno a Parigi, dopo averci anche vissuto, la percezione “dell’incommensurabile” si prende gioco di me, ricordandomi che il tempo che ho a disposizione sarà sempre troppo poco per poter rivedere tutto quello che ho intenzione di ritrovare e per poter svelare tutte le novità che la città puntualmente mi riserva. Dunque, cercando di evitare la troppa frenesia e l’ansia per quello che, ahimè, non riuscirò proprio a fare, mi godo il sole estivo nel Jardin des Tuileries, faccio un salto a salutare la Gioconda e mi lascio incantare dal fascino di Montmartre senza dimenticare la promessa di condurvi nel Marais, uno dei luoghi parigini che amo di più. Il suddetto quartiere, meglio conosciuto come “il quartiere ebraico”, era in origine utilizzato come zona ortofrutticola poiché alimentato dalle piene della Senna (il nome Marais deriva dalla parola “acquitrino”), gradualmente si trasformò poi in un’area residenziale popolata dagli ordini religiosi i quali vendettero successivamente le loro proprietà ai nobili in cerca di terreni situati oltre le mura cittadine. Scendiamo dunque alla fermata Saint-Paul della metropolitana e percorriamo rue Pavée per addentrarci nel cuore di questo luogo così bello da scoprire. Quando abitavo a Parigi e avevo nostalgia dell’Italia, mi recavo a “La Tour de Babel”, la più grande libreria italiana presente nella città, situata proprio nei pressi di rue Pavée, che, se siete curiosi, vi consiglio di visitare. Procedendo dritto sbuchiamo in rue des Rosiers, il fulcro di una delle più importanti comunità ebraiche della città; qui sono tante le pasticcerie e i ristorantini che offrono le specialità tradizionali ebraiche, basti pensare alla pita, al felafel, alla shakshuka e ai dolci tipici come il blancmange. Diverse sono le anime che convivono lungo rue des Rosiers, rue Pavée e rue Vieille du Temple; quello che maggiormente mi colpì la prima volta che mi trovai a camminare in queste strade fu l’anima storica, sono tante le targhe in pietra che, appese ai muri, raccontano ciò che accadde durante la Repubblica di Vichy, quando il quartiere venne rastrellato e numerosi furono gli ebrei deportati nei campi di concentramento. Una di queste iscrizioni parla del direttore di una scuola che, insieme ai suoi allievi, fu deportato ad Auschwitz, “perché nato ebreo”, e ancora si racconta la storia di Rosette, strappata dalla sua Parigi insieme alla famiglia, e la tragica vicenda che coinvolse 260 bambini di una scuola elementare portati in Germania e sterminati in un campo nazista. I muri parlano nel Marais, recitano “N’OUBLIEZ PAS” mentre la mia pelle diventa d’oca e i miei occhi si fanno lucidi; una delle dimensioni dell’esperienza del viaggio, ovunque esso sia, è proprio quella del ricordo, quella che ti fa rivivere avvenimenti già trascorsi che non devono assolutamente essere dimenticati. Oltre alle pagine di storia riportate sui muri delle case e alle tradizioni culinarie ebraiche messe meravigliosamente in mostra, possiamo concederci il lusso di perderci in alcune delle boutique più in voga della città capitale della haute couture; il quartiere accoglie infatti numerosi stilisti emergenti, oltre a svariati locali di tendenza.

Se avete voglia di visitare un museo vi è l’imbarazzo della scelta: all’Hôtel Salé risiede il Musée Picasso, il quale possiede più di cinquemila opere e un ricco archivio dell’artista, nel Musée Carnavalet potrete ripercorrere la storia di Parigi e nel Musée Cognacq-Jay potrete ammirare una nutrita collezione di dipinti e mobili europei del XVIII secolo. Sono ancora tante le strade da assaporare, i giardini in cui rilassarvi e i palazzi per cui varrà la pena sollevare il vostro sguardo ma, prima di lasciarvi da soli nella scoperta del Marais, vorrei andare insieme a voi in quella che è stata la prima piazza monumentale di Parigi, Place des Vosges, in origine chiamata Place Royale. La piazza, di forma quadrangolare, è raccolta da quattro edifici gemelli aventi ciascuno un colonnato e dei tetti in ardesia blu. Al centro della piazza vi è un grande giardino con delle fontane dedicate a Luigi XIII, numerose panchine e un prato verde su cui distendersi per una sosta rigenerante. Se invece gradite fare una pausa, dolce o salata, sono tanti i caratteristici bistrot che, insieme alle gallerie d’arte e alle boutique, animano gli eleganti portici che costeggiano il perimetro della piazza. Place des Vosges riserva inoltre altre imprevedibili emozioni, come quella che vi coinvolgerà trovandovi di fronte alla casa di Victor Hugo, dove lo scrittore compose Les Chants du Crépuscule, e quella del poeta Théophile Gautier. Al n. 7 potrete varcare le soglie dell’Hôtel de Sully, meravigliosa residenza del Duca di Sully, e sarà impossibile farvi scappare una capatina da “Dammann Frères”, un raffinatissimo negozio dove un pregiato tè, prodotto a Parigi dal 1692, viene proposto in svariati aromi, colori e fragranze. A Parigi la storia si respira nell’aria, l’arte prende forma en plein air e nei suoi tanti musei e la letteratura si rivive nelle strade in pavé e nei luoghi che silenziosamente si raccontano, tra le tante bellezze non lasciatevi dunque sfuggire il Marais, un quartiere multiculturale, vivo, capace di ricordarvi il passato facendovi vivere un emozionante presente.

 

Elisabetta Severino

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