Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stata celebrata a Roma l’88ª Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata dall’Acri, l’Associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio Spa. Come ogni anno, l’Acri ha presentato i risultati dell’indagine sugli Italiani e il Risparmio, che da dodici anni realizza insieme ad Ipsos per questa occasione. I dati sono suddivisi in due macroaree: la prima, comune a tutte le rilevazioni (dal 2001 al 2012), che consente di delineare quali siano oggi l’atteggiamento e la propensione degli Italiani verso il risparmio, evidenziando i cambiamenti rispetto al passato; la seconda focalizzata sul tema specifico della Giornata, che quest’anno è “La sfida della ripresa poggia sul risparmio”.
Dalla ricerca è emerso che l’86 per cento degli Italiani ritiene che la crisi sia assai grave e più di 3 su 4 si attendono che duri almeno altri 3 anni. Però gli Italiani guardano al futuro con una nuova fiducia, nonostante la durezza del momento attuale. A livello complessivo (considerando il futuro personale, locale, nazionale, europeo e mondiale) il 45 per cento è ottimista, contro il 38 per cento di pessimisti (il restante 17 per cento è in equilibrio). È inoltre da segnalare la marcata riduzione di sfiducia nei confronti dell’Italia: ben 30 punti percentuali. Riguardo al presente i soddisfatti della propria situazione economica (46 per cento) sono meno degli insoddisfatti (54 per cento), mentre continua a decrescere, ormai dal 2005, il numero di coloro che riescono a migliorare la propria situazione economica: oggi non superano il 3 per cento. Al contempo aumenta il numero di famiglie direttamente colpite dalla crisi: sono il 26 per cento, più di una su quattro, contro il 23 per cento del 2011.
Riguardo ai consumi non si può semplicemente parlare di riduzione, perché è in atto un vero e proprio cambio di paradigma generato dalla reale contrazione del potere d’acquisto delle famiglie, dalle preoccupazioni future e dalla volontà di ricostruire gli stock di risparmio, sempre più ridotti. Gli Italiani continuano ad avere una forte propensione al risparmio, che ormai assume quasi la caratteristica di un ancoraggio per la propria sicurezza: il 47 per cento non riesce proprio a vivere tranquillo senza mettere da parte qualcosa, percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti (era il 44 per cento nel 2011 e il 41 per cento nel 2010). Peraltro le famiglie che dicono di essere riuscite a risparmiare sono solo il 28 per cento; fino all’anno scorso erano più di un terzo degli Italiani (il 35 per cento nel 2011 e il 36 per cento nel 2010). Ormai prevale il numero di coloro che consumano tutto quello che guadagnano: sono il 40 per cento. Riguardo agli impieghi del proprio risparmio continua ad essere alta la preferenza per la liquidità, che tocca 2 Italiani su 3. Il “mattone” rimane l’investimento ideale solo per il 35 per cento degli Italiani.
Per gli Italiani il risparmio è un elemento importante per la ripresa (per il 41 per cento), ma non è ritenuto fondamentale (lo è solo per il 24 per cento) perché non c’è la corretta percezione della portata del suo impiego a favore di famiglie e imprese. Gli ostacoli principali alla ripresa del Paese sembrano essere l’asimmetrica distribuzione del reddito, le tasse, l’inefficienza e l’inadeguatezza dello Stato. Eliminati sprechi e corruttele, gli Italiani ritengono che la riduzione del debito pubblico debba passare più dal fronte delle entrate e dalla lotta all’evasione (il 45 per cento) che dalla riduzione di spesa pubblica per i servizi (il 23 per cento) e dall’alienazioni di beni pubblici (il 19 per cento).
A causa della mancanza di liquidità e della crisi, le famiglie riducono i consumi e scelgono sempre più il low cost, contro cui mette in guardia Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio. «Risparmiare è possibile, ma senza rinunciare alla qualità. Il low cost è ormai diventato un’esigenza – afferma Dona – e il carrello degli italiani si è così rimpicciolito da essere sostituito dal cestino della spesa e anche il suo contenuto si è modificato: sempre meno carne, pesce, frutta e verdure e più pasta, surgelati e formaggi. Già dalla seconda settimana del mese scompaiono le marche, a favore dei prodotti con il nome della catena che li distribuisce; anche il famoso ‘3 x 2’ che per anni è stato l’alleato delle nostre mamme è diventato fin troppo dispendioso e i consumatori preferiscono il monodose. Tutto ciò di per sé non è negativo – commenta Dona – difficilmente, ormai chi fa la spesa si lascia andare all’acquisto di impulso; non solo, sono diminuiti gli sprechi e sempre meno alimenti finiscono nella spazzatura. L’importante è che, in nome del risparmio, non si rinunci alla qualità: è conveniente ad esempio acquistare al discount tovaglioli, carta igienica e carta assorbente: costano meno indipendentemente dalla marca; non si può pretendere però da un vino di tre euro la stessa qualità di uno di trenta! Occhio, poi, alle date di scadenza se si fa scorta di prodotti in offerta; non disdegnate, infine, i detersivi alla spina: costano di meno e sono più rispettosi dell’ambiente».