Il cinema indie americano trova sempre il modo di stupire e questa volta lo fa con 99 Homes [99 case] del regista Ramin Rahrani. Presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove tra l’altro concorre per il Leone d’Oro, il film vede protagonista un trio d’eccezione formato da Michael Shannon, Andrew Garfield e Laura Dern. Il regista di origini iraniane ritrae un’America profondamente cambiata dalla crisi economica, corrotta e spietata che macina i più deboli e le loro speranze di condurre un’esistenza dignitosa. Dennis Nash (un piagnucoloso Garfield) è un giovane padre single che ha perso il lavoro e non è riuscito a estinguere il mutuo. Nonostante i suoi molteplici tentativi non riesce a far desistere il giudice dalla decisione di sottrargli la casa. In una scena di grande intensità drammatica, il perfido agente Rick Carver (Shannon) costringe Dennis, sua madre (Laura Dern) e il suo figlioletto a lasciare la casa di famiglia e a trasferirsi in un motel. In preda alla disperazione Dennis si mette alla ricerca di un lavoro ma non lo troverà finché non sarà lo stesso Carver a offrirgli una via d’uscita. Peccato che questa soluzione sia illegale, umiliante e disumana.
99 Homes è il miglior film di Ramin Rahrani, che pure aveva entusiasmato il pubblico internazionale qualche anno fa con la storia dell’orfanello di Chop Shop (inedito in Italia). Dopo il deludente At Any Price con Dannis Quaid e Zac Efron, il regista firma una pellicola struggente che racconta una storia universale e a tratti sconvolgente.
Dennis è un uomo qualunque in cui tutti possono identificarsi perché tutti potremmo trovarci un giorno nella situazione di Dennis e non è detto che questo non possa accedere presto. E’ spaventoso ma è la direzione che il mondo sta prendendo. Il sogno americano è andato in frantumi da un pezzo e nell’America di oggi non è neanche più sicuro avere una propria casa. La crisi immobiliare del 2008 ha cambiato le carte in tavola, e anche le persone che un tempo potevano permettersi di vivere dignitosamente sono oggi ridotte sul lastrico. Ecco perché il film di Bahrani è talmente realistico e contemporaneo che è difficile rimanere indifferenti dinanzi al dolore di Dennis, della sua famiglia e di tutte le persone che all’improvviso rimangono senza nulla. In questa realtà perfino addentare una bistecca diventa lo scopo di una giornata di lavoro ed è così facile cedere alle lusinghe del denaro anche se condanna gli altri alla nostra stessa sfortuna. E’ ciò che sceglie Dennis, tenuto in pugno dall’autorità di Carver che si nutre della sua disperazione.
Non c’è dunque spazio per la morale. Gli Stati Uniti ne escono con le ossa rotte. “L’America non fa credito ai perdenti”, afferma Carver per giustificare a Dennis l’illegalità delle loro azioni. Dopotutto, tanti anni di lavoro onesto da operaio non gli hanno dato niente e lo Stato, dice Dennis, non ha fatto niente per lui se non togliergli la casa dove è cresciuto. Detto ciò, 99 Homes è un film imperfetto con una storia piuttosto prevedibile ed una struttura narrativa alquanto convenzionale. Possiamo comunque considerarlo un film riuscito per il tema trattato, la convincente sceneggiatura e la grande intensità a cui hanno contribuito le ottime performance dei tre attori protagonisti. Quello che è certo è che i film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia quest’anno sono di buon livello è che sono stati accolti tutti con degli applausi calorosi.
Rosa Maiuccaro