«Il momento è difficile, ma le regole non possono essere scritte pensando solo alla patologia: bisogna ragionare sul ritorno alla normalità. La nostra non è una riforma del lavoro per la recessione, ma di stimolo alla crescita». Così Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, si rivolge al pubblico del Cortona Mix Festival, giovedì 1 agosto 2012, in un incontro promosso dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Di fronte a un pubblico numeroso e attento, che ha riempito in ogni ordine di posti il Centro Sant’Agostino, intervistata e stuzzicata dal direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi, il Ministro affronta questioni calde relative alla crisi economica, alle ripercussioni sul mondo del lavoro, alla riforma recentemente approvata dal Governo, al dialogo con le parti sociali. Senza tirarsi mai indietro, nemmeno di fronte alle domande sui temi più delicati, a cominciare dalla sua famosa intervista dello scorso giugno al “Wall Street Journal” in cui una battuta sul “diritto al lavoro” (e la sua controversa traduzione dall’inglese) suscitò aspre polemiche.
«È la prima volta che parlo in pubblico di quell’intervista – esordisce Fornero, ricordando la vicenda – Quando ho letto l’articolo, ero abbastanza soddisfatta: mi sembrava di aver spiegato bene le ragioni di una riforma che era stata criticata pesantemente da Emma Marcegaglia. Poi mi sono resa conto della polemica che cresceva attorno alla frase sul diritto al lavoro. Quello che avevo detto al giornalista, lo ripeto anche oggi: dobbiamo passare dalla difesa del singolo posto di lavoro a quella del lavoratore. La nostra riforma si ispira a un principio che non è difendere il posto quando non è più produttivo, ma fare in modo che il lavoratore che lo occupava possa trovarne rapidamente uno nuovo. E creare un ambiente in cui un ragazzo che termina gli studi non impieghi due anni a trovare un lavoro. Dobbiamo mettere l’occupabilità al centro di tutto. Questo è diritto al lavoro».
Dal passato prossimo all’attualità più scottante, il salto è breve. E l’attualità ha i contorni dell’Ilva di Taranto, la fabbrica al centro di un caso giudiziario/ambientale che ha portato alla chiusura di diversi reparti. «Cosa prova di fronte a quegli operai disperati che affermano di preferire morire di tumore che di disoccupazione?», chiede Sinibaldi. «L’Ilva ha rappresentato per anni il sogno della grande industria nel Mezzogiorno, l’idea che il lavoro in una fabbrica non dovesse essere solo una prerogativa del Nord Italia – risponde Fornero – Io non posso entrare nel merito: la magistratura deve fare il suo corso e le competenze del Ministro dell’Ambiente vanno rispettate. Quello che dico è che non possiamo cancellare l’Ilva di Taranto come se non fosse mai esistita. Bisogna trovare il difficile equilibrio tra l’esigenza di conservare il lavoro e quella di non mettere a rischio la salute. Non un compromesso, un equilibrio».
L’incontro è vivace e in certi momenti il botta e risposta si fa più serrato. Non mancano confessioni personali («Cosa non avevo previsto quando ho accettato di fare il Ministro? La cattiveria»), ribellioni di fronte allo status quo («Accettare le regole del gioco della politica? Sono quelle che hanno condotto il paese alla crisi, forse sarebbe meglio cambiarle») e riferimenti al problema dei giovani e delle pari opportunità («L’accusa più frequente che sento rivolta all’Italia, quando vado all’estero, è di disprezzare i suoi giovani e le sue donne: d’altronde, spesso mi viene da pensare che qui ci sia ancora chi non considera normale un Ministro donna»). Dopo aver ripetuto l’intenzione di non candidarsi alle prossime elezioni, Fornero ribatte anche alle accuse, circolanti soprattutto su Internet e sui social network, di non conoscere il mondo reale: «Io una borghese? La mia è una famiglia di operai. Sono stata la prima a laurearmi, anche perché lo Stato mi ha dato la possibilità di usufruire di borse di studio».
L’incontro prosegue per più di un’ora, con l’aggiunta di due tempi supplementari. Scendendo dal palco del Centro Sant’Agostino, il Ministro risponde per alcuni minuti alle domande dei giornalisti accreditati, tornando anche sul tema degli esodati («Credevamo davvero che fossero 50mila. Le prime stime erano quelle. Ora stiamo lavorando con le regioni per conoscere il numero preciso di chi ha stretto accordi locali e individuali. Cercheremo soluzioni per tutti loro. Ma voglio dire, in particolare ad Antonio Di Pietro, che io non ho mai mentito su questo argomento«). Quindi il Ministro si concede volontariamente a un ultimo e vibrante faccia a faccia con alcuni contestatori che la attendono all’esterno del Centro.
E il futuro, titolo e parola-chiave dell’incontro (Il lavoro del futuro/Il futuro del lavoro)? Il Ministro lo cita, simbolicamente, sia all’inizio che al termine del suo intervento: «Non dobbiamo pensare che il declino sia inevitabile. Lo è solo per un paese che disprezza i suoi giovani e le sue donne. Ma possiamo contrastare questo processo. Abbiamo avuto un passato glorioso, città come Cortona, con i suoi tesori inestimabili, ce lo dimostra. Qui siamo circondati dalla bellezza. Dobbiamo recuperare la direzione che abbiamo smarrito. Andare verso un futuro che sia migliore del presente e recuperi i valori del passato».
Appuntamento centrale di un ipotetico filone dedicato al mondo del lavoro (di cui facevano parte anche le proiezioni di Tempi moderni di Charlie Chaplin e del documentario Morire di lavoro di Daniele Segre), l’intervento di Elsa Fornero rientra ufficialmente ne Gli incontri di Cortona, una delle sezioni del Cortona Mix Festival. Il festival prosegue fino a domenica 5 agosto: tra gli ospiti, Stefano Bollani (giovedì 2), Stefano Benni (venerdì 3), l’Orchestra della Toscana (venerdì 3 e sabato 4), Jonathan Coe (sabato 4), Suad Amiry (domenica 5). La prima edizione della manifestazione si chiuderà domenica 5 con un grande omaggio multidisciplinare ad Antonio Tabucchi e la festa finale in piazza con l’Orchestra Multietnica di Arezzo.