Il Censis studia la capitale italiana e lo fa esaminando un aspetto, cioè indagando sul numero di persone che vivono da sole. Dall’indagine si evince che sono 596mila le persone che vivono da sole e sono raddoppiate rispetto al 2001. In nuclei familiari con figli sono in difficoltà; basti pensare che il 18% dei capofamiglia è a caccia di un secondo lavoro. Ma la famiglia ha ancora forza di attrazione, in quanto un terzo dei genitori vorrebbe mettere al mondo un altro bambino nei prossimi anni. Andiamo, però, a scoprire i dettagli di un rapporto che fotografa una situazione romana in netta controtendenza con quanto accadeva 20 anni fa. Il rapporto «Modi di vivere a Roma, tra centro e periferia» è stato presentato ieri, 26 marzo 2013, presso l’Associazione Civita da Francesco Maietta, responsabile del settore Politiche sociali del Censis, e posto al centro di un dialogo sulla città tra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il vescovo ausiliare di Roma centro, don Matteo Zuppi, e il presidente del Censis, Giuseppe De Rita.
IL RAPPORTO
Un esercito di donne che vivono da sole. Vivere da soli è il «format» familiare più diffuso a Roma. Le persone sole che fanno famiglia a sé erano il 28% dei nuclei familiari romani nel 2001, oggi sono il 44%. Si tratta di 596mila persone e sono raddoppiate rispetto al 2001 (+104%, ovvero 303mila persone in più). Sono in prevalenza donne: il 58,4% del totale delle persone che vivono da sole, mentre gli uomini sono il restante 41,6%. Nella capitale gli uomini maggiorenni che vivono da soli sono 248mila (il 22% del totale), mentre le donne single con almeno 18 anni sono 348mila (il 27%), ovvero 100mila in più. Gli anziani che vivono da soli sono 250mila (il 41,9% del totale) e le persone sole fino a 64 anni 346mila (il 58%). Nel periodo 2005-2010 gli anziani che vivono da soli sono aumentati del 20,7%, le persone sole con meno di 64 anni del 6%, gli adulti di 18-44 anni del 12%. A Roma la scelta di vivere da soli è quindi trasversale al territorio cittadino, alle classi di età e ai ceti sociali. Giovani, adulti e anziani, italiani e stranieri, persone autosufficienti o con difficoltà di autonomia, cittadini con buoni impieghi e redditi soddisfacenti e persone che stentano a entrare o a reinserirsi nel mercato del lavoro: non c’è un identikit univoco del romano single, ci sono tanti modi di vivere da soli, come tante sono le motivazioni oggettive e soggettive che portano le persone alla «singletudine».
La mappa territoriale delle persone sole. Le zone di Roma in cui è maggiore la concentrazione di persone che vivono da sole sono: il Municipio I (dove il 40% dei residenti è single), il Municipio III (29,1%), il Municipio II (28,5%), il Municipio XVIII (28,2%), il Municipio IX (25%). Nel periodo 2006-2011 gli aumenti maggiori di persone che vivono da sole si registrano nel Municipio VIII (+36,3%), nel Municipio I (+28,8%), nel Municipio XIII (+16,5%) e nel Municipio VII (+14,6%). In tutti i Municipi di Roma gli incrementi percentuali delle persone che vivono da sole sono comunque sistematicamente più elevati rispetto ai tassi di crescita della popolazione residente complessiva.
Roma sarà sempre più «SingleCity». Saranno 744mila le persone che vivono da sole a Roma nel 2020, se resta costante il tasso di crescita registrato nell’ultimo quinquennio. L’aumento sarà pari al 25% e i single costituiranno il 30,6% dei maggiorenni residenti.
Familiari, community online, vita di quartiere: i modi per non essere soli. Per i romani che vivono da soli l’accorpamento territoriale della famiglia è una strategia fondamentale. Il 46,4% ha almeno un genitore che vive a un massimo di mezz’ora a piedi dalla propria abitazione (di questi, oltre un terzo a meno di 15 minuti). Il 42,2% ha parenti stretti nelle prossimità e il 66% può contare su amici che vivono nelle vicinanze. I giovani single a Roma utilizzano molto i social network: li usa il 66% contro il 38% degli adulti e il 13% degli anziani. Per un quarto dei giovani single i social network generano attività, iniziative, relazioni sul territorio in cui vivono, sviluppando una rete relazionale fatta di community online e amici che vivono nelle vicinanze, con una interazione stretta tra virtuale e territorio. Il 77% dei cittadini soli si dichiara disponibile ad aiutare i vicini e il 46% ha ricevuto aiuto da loro. Per il 31% una parte importante delle proprie relazioni si svolge in piazza, al bar, nei parchi pubblici e in altri luoghi di incontro del quartiere. Il 30% partecipa a feste, processioni, iniziative collettive che si svolgono nel proprio quartiere. Il 23% è coinvolto nella soluzione dei problemi della comunità.
I disagi delle persone che vivono da sole. Vivere da soli rende potenzialmente vulnerabili nel caso di un evento avverso. Nel complesso, il 22% delle persone che vivono da sole a Roma manifesta una qualche forma di disagio. Tra i single ci sono 67mila persone con reddito basso, 36mila non autosufficienti, 15mila disoccupati di lungo periodo, 10.400 Neet, cioè giovani che non studiano e non lavorano, 8.500 persone con 50 anni e oltre che cercano lavoro. Le strategie quotidiane di sopravvivenza tipiche delle famiglie che coabitano, come la messa in comune dei redditi e le economie di scala sulle spese, l’aiuto reciproco tra membri più fragili e membri più forti, sono precluse alle persone che vivono da sole.
Le famiglie con figli. A Roma le famiglie che hanno figli sono 543mila (pari al 40% del totale dei nuclei familiari residenti nella capitale) e nel periodo 2001-2010 sono aumentate di 50mila unità (+10,2%). Di queste, quelle con entrambi i genitori sono diminuite però di 53mila unità, mentre a crescere sono state quelle con un solo genitore (sono 226mila e sono aumentate di 103mila unità: +84,4%). Il 54% delle famiglie con figli ha due percettori di reddito, nel 9,5% dei casi i percettori di reddito sono tre o di più (si tratta di figli che lavorano o di nonni che percepiscono la pensione). L’82% delle famiglie con figli vive in una casa di proprietà, mentre abita in affitto il 13%. Il 55% delle famiglie con figli ha due auto, il 45% ne ha una sola, il 5% non ne ha nemmeno una.
Bambini a Roma. Nel 2011 ne sono nati 25.477, con un aumento dell’1,2% rispetto a dieci anni prima. Un vero balzo delle nascite si registra nei Municipi VIII (+38,5%), XIII (+14,6%) e IV (+9,8%). Sono nati più maschi (il 51,7% del totale delle nascite) che femmine (48,3%), in particolare nei Municipi XI (53,6%) e XVI (53,5%). Le neomamme hanno in prevalenza un’età compresa tra 25 e 34 anni (il 48,2%), seguono quelle di 35-44 anni (42,6%), di 15-24 anni (7,1%), mentre le ultraquarantacinquenni sono solo l’1,1%. Le neomamme straniere sono il 20,2%, con un boom nel periodo 2001-2011: +155,3%.
Un fiume di soldi per le spese per i figli. Il 26% delle famiglie con figli ricorre a una colf per l’aiuto in casa, l’8% ha una babysitter, il 2% paga una badante per accudire una persona non autosufficiente che vive in casa. Ci sono poi le spese per la salute sostenute di tasca propria dal 79,6% delle famiglie. Le attività sportive a pagamento riguardano il 62%, il 15% paga per lezioni private su materie scolastiche o altre discipline, l’8,3% per le ludoteche, i centri diurni o altri servizi, il 2% spende per una struttura privata per anziani che ospita un parente stretto.
I disagi delle famiglie con figli. 218mila famiglie con figli (il 40% del totale) presentano almeno una forma di disagio: 53mila hanno al loro interno giovani che non studiano e non lavorano, 50mila si fanno carico di una persona non autosufficiente, in 44mila c’è un disoccupato di lungo periodo, in 21mila c’è una persona di almeno 50 anni che cerca lavoro. Ed emergono scricchiolii che annunciano ben altri smottamenti sociali, se nel 18% delle famiglie con figli un componente è a caccia di un secondo lavoro e il 5% riceve un aiuto monetario da familiari non conviventi.
La difficile conciliazione tra lavoro e famiglia. Nel 59,6% delle famiglie con figli uno dei genitori deve spesso (22,6%) o qualche volta (37%) fare gli straordinari al lavoro. Nel 24,2% dei casi uno dei genitori lavora di notte (il 6% spesso, il 17,7% qualche volta). Il lavoro per le famiglie con figli assomiglia sempre di più a un «blob» che dilaga egemonizzando tempi e spazi, occupando ogni ambito della vita. Il 20% dei capofamiglia lavora a un massimo di 15-20 minuti dalla propria abitazione, gli altri a una distanza maggiore. Il 35,3% dei genitori impiega più di un’ora per gli spostamenti di lavoro, il 33% da mezz’ora a un’ora, il 31,4% mezz’ora o meno. Si tratta in media di 67 minuti ogni giorno per andare e tornare dal lavoro: complessivamente 21 ore al mese. Quanto al mezzo di trasporto utilizzato, il 58% si reca al lavoro con la propria auto, il 16% in moto, scooter o motorino, il 14,4% in autobus, l’11% in metro, l’11,4% va a piedi. Quali sono gli effetti di questo massiccio assorbimento di tempo da parte del lavoro? Il 57,1% dei genitori dichiara che gli capita spesso o qualche volta di sentirsi troppo stanco per fare cose piacevoli in casa, come giocare con i figli.
Nuove famiglie vogliono nascere. Il 15% dei capofamiglia dichiara che nei prossimi cinque anni ha intenzione di acquistare una casa per un figlio. Ma lo sforzo per facilitare l’uscita dei figli dal nucleo originario spesso non basta. Sono infatti 122mila i figli che vorrebbero andare via da casa, ma non ci riescono. Malgrado queste difficoltà, per il 74% dei romani la famiglia è una «tana calda» in cui ricevere conforto, amore e sostegno. E un terzo dei genitori dichiara che nei prossimi anni ha in mente di mettere al mondo un altro bambino. È per questo che al vertice delle cose da fare la maggioranza dei romani (il 50,6%) colloca i provvedimenti che favoriscano la formazione di nuovi nuclei familiari.