A gennaio avrebbe compiuto 98 anni invece è morto ieri, 18 settembre 2012, nella sua casa di Madrid, mentre faceva la sua solita “siesta pomeridiana”, Santiago Carrillo, 97 anni, segretario generale del Pce per ventidue anni. A dare l’annuncio la moglie Carmen e i familiari in una dichiarazione ufficiale pubblicata nell’edizione on-line de El Mundo. La sua salma verrà esposta per l’ultimo saluto all’obitorio di Madrid e poi verrà cremata, così che le sue ceneri possano essere sparse nel mar Cantabrico – esattamente “nel mar di Gijòn” – suo luogo di nascita. Combattente della Guerra Civile spagnola, Carrillo fu segretario generale del Partito Comunista spagnolo (Pce) dal 1960 al 1982. Fumatore irriducibile, a maggio era stato ricoverato in ospedale per un intervento di appendicite.
Insieme a Enrico Berlinguer, non a caso di origini spagnole come lui, Carrillo progettò l’eurocomunismo. Ma è passato alla storia per essere stato uno dei protagonisti dell’opposizione, durata ben trentotto anni, al regime franchista, la dittatura di ispirazione nazionalista, reazionaria e fascista, instaurata in Spagna nel 1939 dal generale Francisco Franco dopo la guerra civile (1936-39). Come delegato dell’ordine pubblico e membro della Giunta di difesa di Madrid, è stato ritenuto fra i responsabili della cosiddetta matanza dei militari in rivolta a Parecuellos, il 7 e 8 novembre del 1936, anche se Carrillo ha sempre sostenuto fosse stata opera di militanti comunisti fuori controllo. Nel febbraio 1939 cominciò un esilio di 38 anni, che lo portò in Francia, Unione Sovietica e Latino America.
Figlio di un militante del Psoe e del sindacato Ugt, Santiago Carrillo nacque a Gijon, nelle Asturie, il 18 gennaio del 1915, anche se presto si trasferì con la famiglia a Madrid. Militante della Juventudes Socialistas dal 1928, dopo l’unificazione di questa organizzazione con le Juventudes Comunistas, nell’aprile del 1936, venne eletto segretario generale della nuova formazione e si iscrisse al Pce nel luglio successivo. Nel 1946, nel VI congresso del Pce (1960) che elesse Dolores Ibarruti presidente, Carrillo fu nominato segretario generale, incarico che ricoprì fino al 1982.
Dopo la morte di Franco, fu arrestato al suo arrivo a Madrid, dove arrivò occultato da una parrucca che lo rese celebre in Spagna. Eletto deputato alle prime elezioni democratiche del giugno 1977, come rappresentante comunista partecipò ai Patti della Moncloa per la Costituente. Rieletto deputato nel 1979, in quella legislatura visse il tentato colpo di Stato del 23 febbraio 1981 al Congresso, e fu assieme al presidente del governo, Adolfo Suarez e al vicepresidente, generale Gutierrez Mellado, uno dei tre politici a restare impassibili nel proprio scranno, disobbedendo agli ordini del colonnello Tejero, che sparava fra i banchi.