“Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck…”. Era il 1966 quando Adriano Celentano cantava, per la prima volta, uno dei brani simbolo di un’intera generazione. “Il ragazzo della via Gluck” è una canzone che tutti amano e conoscono, giovani e meno giovani. E’ un pezzo autobiografico e, al contempo, ecologista, il cui testo riporta il suo autore e interprete a riflettere sul passato, a ripescare momenti legati all’infanzia, a ricordare le amicizie e gli affetti famigliari, “là dove c’era l’erba” e purtroppo “ora c’è una città”, tra “catrame e cemento”. Da allora, da quella esibizione sul palco del Festival di Sanremo, è trascorso quasi mezzo secolo, decenni che hanno visto il cantante milanese, di origini pugliesi, crescere e collezionare successi grazie a un’attività artistica a 360 gradi.
Oggi il Molleggiato compie 77 anni. Adriano Celentano è nato infatti il 6 gennaio 1938, nel quartiere Greco, periferia nord di Milano. Con lui gli italiani, soprattutto i ragazzi e le ragazze degli anni Sessanta e Settanta, hanno potuto conoscere un periodo di straordinaria rivoluzione culturale che ha interessato non soltanto la musica, ma anche il cinema e la televisione. Grazie alle sue canzoni, al suo modo di approcciarsi al pubblico e di comunicare con le persone cosiddette “normali”, Adriano ha trasmesso e continua a trasmettere, con intelligenza ed estrema sensibilità, messaggi di forza e di speranza, ma anche di feroce denuncia e di ribellione nei confronti di una società vittima e carnefice allo stesso tempo.
Adriano “Il Ribelle”. Genio folle travestito talvolta da giullare per divertire e catturare l’attenzione, altre volte mascherato da filosofo saggio e consumato dalle esperienze che la vita costringe ad affrontare. Celentano il cabarettista snodato, sorprendente e ipnotico con le sue movenze da rockstar circense e il suo modo di ballare, unico e inimitabile. Adriano attore, con oltre 40 film all’attivo, tra esilaranti commedie (da “Il Bisbetico domato” a “Segni particolari: bellissimo”) e pellicole di cui è sceneggiatore e regista (come, ad esempio, “Super rapina a Milano”).
E poi c’è l’Adriano che più amiamo, il cantautore e musicista. Dagli anni Cinquanta ad oggi, grazie soprattutto alle produzione della sua etichetta indipendente Il Clan, Celentano ci ha regalato album originali e di grande impatto. Dischi con i quali ha saputo influenzare l’opera di nuovi artisti emergenti e coinvolgerne altri, spronandoli ad uscire dai confini entro i quali il mercato costringeva e costringe tuttora a rientrare. Un nuovo modo, il suo, di fare musica e di scrivere i testi. Il metodo Celentano non è altro che il coraggio di assumersi la responsabilità di ciò che si afferma e di prendersi finalmente la libertà di esprimersi senza filtri e senza censure, al fine di esaltare la bellezza del nostro essere e del nostro agire, ma anche di criticare e denunciare il marcio e le malefatte della nostra società e di chi ci governa.
Adriano Celentano è verità e passione. E’ colui che riesce sempre a sorprendere con la normalità, rimanendo se stesso anche a costo di rischiare e di essere frainteso. Il Molleggiato ci ha accompagnato negli anni con brani in cui tutti, bene o male, ci siamo potuti riconoscere e che hanno saputo strappare sorrisi e lacrime di commozione ed emozione. Dalle divertenti “24.000 baci”, “Il tuo bacio è come un rock” e “Svalutation”, canzoni che hanno portato in Italia l’energia e il ritmo indiavolato del rock’n’roll statunitense anni Cinquanta, a pezzi più romantici come “Io non so parlar d’amore”, “Acqua e sale” (in coppia con la grande Mina) e “Dormi amore”.
Ogni sua apparizione televisiva è un evento. Ciascun programma da lui condotto diventa subito un cult. Prima con il chiacchieratissimo “Fantastico 8” in Rai, poi con “Francamente me ne infischio”, fino ai più recenti “Rockpolitick” e “La situazione di mia sorella non è buona”. Veri e propri show che hanno stregato milioni di italiani e confermato la straordinaria lungimiranza e freschezza creativa di Adriano (sempre accompagnato e consigliato dalla moglie-manager Claudia Mori).
Il successo del recentissimo live dell’Arena di Verona, “Rockeconomy”, andato in onda in più repliche su Mediaset, dimostra quanto il tempo e le mode non abbiano scalfito il successo e la popolarità di Celentano. Forse il suo essere così genuino, vero e vicino alla gente, lo porta a un livello superiore rispetto a tanti suoi illustri colleghi. E noi lo ringraziamo non solo per ciò che ci ha dato e continua a darci a livello artistico, ma anche e soprattutto per ciò che ci ha insegnato nel corso degli anni, per averci aperto gli occhi e il cuore su certe tematiche (in particolare ambientaliste) e per essere, inesorabilmente e testardamente, Adriano Celentano. Buon compleanno, Molleggiato.
Silvia Marchetti