“Smettila di pensare a quello che vogliono gli altri. Non pensare a quello che voglio io, o a quello che vuole lui, o a quello che vogliono i tuoi. Tu che cosa vuoi? Tu, che cosa vuoi? Tu. Che cosa vuoi? Dimmelo, che cosa vuoi.”, dice Noah ad Allie nel film “Le pagine della nostra vita”.
Può risultare piuttosto arduo comprendere cosa davvero vogliamo in un determinato momento della nostra esistenza. Questa presa di consapevolezza è un percorso ad ostacoli che noi donne il più delle volte ci rifiutiamo di intraprendere per schemi precostituiti ad hoc o peggio ancora perché siamo in balia di un senso del dovere schiacciante e di un perfezionismo annichilente.
Alla base c’è una paura atavica: quella di essere abbandonate. Da millenni siamo incastrate nella parola (e le parole, ahimè, sono il seme del cervello) ‘sesso debole’ e questo ci rende insicure a prescindere.
E` come se, per affrontare il pericolo reale o immaginario, avessimo la perenne necessità di essere sostenute e approvate dai nostri padri, dai nostri mariti o compagni. La libertà però è lì, ad un passo da noi, e le chiavi della cella sono nelle nostre mani. Non esistono carcerieri.
Oggi non rischiamo di essere sbranate dagli animali feroci come accadeva alle donne primitive quando crescevano la loro prole nelle caverne mentre gli uomini andavano a caccia.
Oggi siamo libere di esprimere noi stesse e la nostra creatività, di cui il cervello femminile si nutre. Il Femminismo, per come lo intendevamo negli anni Sessanta, ha subito una battuta di arresto tuttavia nulla accade per caso. Tutto si evolve e forse il Movimento sta acquisendo una nuova consapevolezza che integra le due energie di cui l’essere umano – microcosmo specchio del macrocosmo – è costituito.
La donna è composta della stessa sostanza delle stelle. Nella mitologia, soprattutto quella dei popoli più antichi, antecedenti all’epoca greca e poi romana, si rendeva omaggio alla Donna in tutte le sue sfaccettature: alla Madre che allatta il bambino, alla figlia, alla guerriera, alla strega… Siamo tutte figlie della stessa Donna. E le fiabe ci insegnano tanto a riguardo.
Rinnegare la nostra essenza è controproducente come lo è fare un passo indietro nella società relegandoci in casa. I paradigmi su noi donne sono ancora molti eppure evolversi si può. In che modo? Accogliendo le nostre molteplici contraddizioni ma anche rispettando noi stesse, la nostra natura, i nostri talenti…
Vi allego un documentario che realizzai tempo fa con la collaborazione del professor Elio Galasso sulla Iside di Benevento, madre e donna. Un viaggio affascinante che si perde nella notte dei tempi. (by Maria Ianniciello, naturopata ad indirizzo psicosomatico e giornalista)