Alvaro Soler e il nuovo singolo Sofia: l’intervista

Per conto di Cultura & Culture ho realizzato un’intervista ad Alvaro Soler, il giovane cantautore ispanico-tedesco-belga mentre è impegnato nel tour promozionale del suo nuovo singolo Sofia, dopo il triplo platino di El Mismo Sol, tormentone estivo dello scorso anno, e il meno fortunato Agosto, uscito a settembre. «Gli italiani ascoltano la musica di artisti spagnoli solo durante l’estate – dice divertito – mentre nel resto dell’anno è come se si dimenticassero le canzoni interpretate nella mia lingua». E in effetti è vero, e ride quando gli faccio presente con il gioco di parole “no tan-no fun” (“niente abbronzatura niente divertimento”, visto che l’intervista si svolge in inglese) che è un po’ come dire che noi associamo l’estate e il divertimento alle canzoni con ritmi e sonorità latine, spagnoli in primis. Ecco cosa ci ha detto Alvaro Soler sul nuovo singolo Sofia (e non solo) nella seguente intervista.

Alvaro Soler, Sofia parla di un amore finito ma il ritmo è solare, festoso. Come mai quando Adele canta di questi stessi temi lo fa con melodie ballad e tu hai preferito invece unire un testo triste con una musica allegra?
Era proprio questo che mi attirava. Sofia è il frutto di una collaborazione con i miei autori in un momento specifico: eravamo a Los Angeles a preparare il materiale per il disco e componevamo una canzone al giorno. E questo era il nostro sesto giorno, ormai non sapevo più di che altro parlare, succede che si rischi di esaurire l’ispirazione quando si compongono molti pezzi in poco tempo. Ma poi mi sono messo a pensare a un ritornello che funzionasse basato su una melodia che avevamo già preparato e il resto è venuto di conseguenza.

È strano, ti spiazza questo contrasto tra il testo e la musica.
Sì, è strano ma è esattamente quello che volevo. In Sofia parlo di una vecchia relazione che ormai per me era acqua passata e che a dire il vero non avrei mai pensato che un giorno sarebbe diventata una canzone, ma alla fine ho pensato che potesse essere un buon argomento, funzionava con il ritornello e soprattutto quel tema unito a una musica che non ti aspetti era una cosa del tutto originale, e a me piace provare cose fuori dagli schemi quando compongo.

©Brecheis
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Tu vivi a Berlino pur essendo spagnolo, come mai?
Amo molto Barcellona, ma purtroppo per un genere musicale come il mio è una città che non offre nulla. Magari altri artisti la trovano ideale, per esempio se fai un certo tipo di hard rock o metal, ma per il pop è veramente poco adatta. Avendo un team di produttori che per l’appunto vivono a Berlino direi che questa è stata una scelta inevitabile, e Barcellona è ora una città nella quale torno appena posso ma solo per visitare parenti e amici.

Come mai allora il nuovo singolo Sofia è stato realizzato a Los Angeles?
Perché dopo la collaborazione con Jennifer Lopez abbiamo iniziato a collaborare con RedOne, il produttore di LadyGaga, Nicole Sherzinger e Nicki Minaj che vive a Los Angeles, ed era esattamente quello il sound che volevamo ritrovare anche per Sofia.

Come è nata l’idea di cantare con Jennifer Lopez?
Era il momento di grande successo di El Mismo Sol e quando pensavo che le cose non potessero andare meglio è arrivata una sua mail in cui diceva che le sarebbe piaciuto collaborare a una versione a duetto. Ma io ho pensato che la gente scrive mail ogni giorno, per cui se doveva succedere sarebbe successo, altrimenti era inutile illudersi ed era meglio restassi concentrato sul mio lavoro, tanto che della mail e della sua proposta non ne ho parlato con nessuno. Ma poi è arrivata davvero la parte che lei nel frattempo aveva inciso e così, sempre senza dire niente, ho fatto ascoltare alla mia famiglia una clip della voce di Jennifer e loro prima mi hanno detto “oh no, non è mica vero”, e poi… sono impazziti! (ride, nda).

©Brecheis
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Alvaro Soler, com’è iniziata la tua carriera?
Facevo parte di una band indie con mio fratello, poi una casa discografica ha sentito delle mie composizioni e mi ha proposto un contratto come autore. Siccome nel settore del design avevo trovato solo collaborazioni a 200 euro al mese per 12 ore di lavoro al giorno, mi sono detto che se non avessi provato forse lo avrei rimpianto tutta la vita. E così mi sono deciso.

Come componi e quali sono stati i tuoi riferimenti musicali da ragazzo?
Scrivo per me, ma scrivo anche per altri e così come non mi sono mai limitato a seguire un unico genere, anche nelle mie composizioni non metto limiti. Scrivo tante cose così – allarga le mani per indicare una grande quantità di materiale, nda – e poi mi rendo conto che i brani adatti a me sono solo questi – riavvicina le mani per indicare una piccola sezione di quel materiale, nda –. Da ragazzo mi ricordo che ascoltavo cose che mi interessavano ma anche altre che amavano i miei genitori, per esempio Phil Collins o Elton John… artisti così. Ecco, lo stesso vale anche adesso, magari un giorno mi va di ascoltare del metal e un giorno del pop: mi piace essere eclettico. Ogni genere, ogni canzone ha la sua particolare emozione ed è quella la sensazione che cerco sia nella musica che ascolto sia nella musica che faccio: tento sempre di legare una emozione a un tipo di suono specifico.

©Brecheis
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Altri interessi oltre alla musica?
Ho studiato per fare il designer, avrei voluto disegnare macchine. Qualche anno fa sono persino venuto a Milano per qualche giorno per vedere se era possibile frequentare un master del Politecnico con il programma Erasmus, ma era un progetto troppo costoso, e ho dovuto rinunciarci.

E hai pensato fosse meglio infilare prima qualche successo nelle hit parade mondiali…
Infatti, ed è buffo perché anche se la musica ha sempre fatto parte della mia vita e della mia formazione il design è sempre stato il Piano A, ma in effetti ora penso sia proprio diventato quello di riserva perché è la musica il settore al quale dedico le mie energie.

Nato in Spagna, hai vissuto in Giappone, ora ti sei trasferito in Germania… e nelle tue note biografiche si legge “Alvaro Soler: il cantautore-giramondo”. Adesso che “giri il mondo” non solo per ispirazione o per piacere, ti sei reso conto di come le tue canzoni vengono apprezzate nei diversi Paesi? E quando componi, lo fai pensando a come queste potrebbero diventare dei successi in un posto o in un altro?
No, assolutamente, non ci penso mai. Scrivo e mi dedico soltanto alla musica, che del resto ormai è parte del fenomeno della globalizzazione culturale: non si pensa più a tanti mercati diversi, esiste un unico pubblico globale. È solo quando ti esibisci nelle diverse nazioni che ti rendi conto di come sia diverso il modo di reagire alla musica delle persone a seconda del posto in cui vivono e della cultura locale.

Per esempio?
Gli svizzeri sono unici. Gli italiani sono i più calorosi, mentre canti urlano, applaudono, cantano con te. Gli svizzeri no. Mentre suoni una canzone stanno lì zitti, fermi e ti guardano. Poi, quando hai finito esplodono con un boato, ma durante la tua esibizione sono educatissimi.

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Mentre prendo nota del successo annunciato del nuovo singolo Sofia, che si è piazzato stabilmente al primo posto dei singoli di iTunes fin dal giorno stesso di uscita discografica spianando così la strada all’album Eterno Agosto Italian Edition che verrà pubblicato il prossimo 15 luglio, penso a quanta lucida e consapevole serietà mette nel proprio lavoro Alvaro Soler, un semplice ragazzo di venticinque anni che sa ridere di se stesso anche durante una intervista e racconta con delicatezza ed educazione quanto sia cambiato il suo mondo in un anno e mezzo, da quando sognava di disegnare macchine fino all’essere diventato una star mondiale con tre dischi di platino all’attivo. E mentre rileggo le sue risposte e rifletto su come chiudere quest’intervista, mi accorgo di aver fatto ripartire Sofia e che inevitabilmente il piede sotto la scrivania ha iniziato a battere il ritmo. L’estate è dietro l’angolo.

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