Chi continua a pensare che solo l’uomo sia dotato di personalità si sbaglia di grosso. In realtà anche le scimmie hanno la loro personalità. A dimostrarlo uno studio dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr), condotto in collaborazione con la Freie Universität di Berlino e pubblicato sul Journal of Research in Personality. L’indagine in particolare dimostra che anche i cebi dai cornetti, scimmie il cui antenato in comune con l’uomo risale a 35-40 milioni di anni fa, manifestano distinzioni individuali con comportamenti del tutto differenti in situazioni simili. I cebi del Centro primati dell’Istc-Cnr sono stati sottoposti a 15 differenti test.
«In alcuni, le scimmie trovavano oggetti o cibi nuovi, in altri dovevano scoprire come ottenere o dove cercare un premio», spiega Elisabetta Visalberghi, primatologa dell’Istc-Cnr. «La procedura, ripetuta a distanza di tempo per valutare se il comportamento fosse stabile, ha individuato 146 variabili comportamentali e 21 tratti di personalità».
I cebi sono chiaramente diversi per la maggior parte dei comportamenti analizzati. «Ad esempio, per il maschio Sandokan, un lenzuolo legato a due pali è diventato un enorme scivolo su cui giocare avventurosamente, mentre Vispo, un altro maschio dello stesso gruppo, ha cercato in tutti i modi di evitarlo, camminandoci il più delicatamente possibile», prosegue Elsa Addessi, ricercatrice Istc-Cnr. «In un altro test abbiamo misurato quante volte riuscivano a ripetere una medesima azione al fine di ottenere una ricompensa e cosa capitava in caso di fallimento. Una situazione decisamente frustrante, dove alcuni cebi hanno continuato a darsi da fare, magari tentando altre possibili azioni, mentre altri hanno desistito quasi immediatamente».
Le differenze messe in luce, come per l’uomo, sono in gran parte indipendenti da sesso ed età. «Lo studio coinvolgeva adulti tra gli 8 e i 32 anni (dopo i 30 i cebi si possono considerare anziani) e, delle variabili considerate, solo l’impulsività è diminuita significativamente con l’età! Abbiamo anche dimostrato che le esperienze precoci, in particolare l’essere stati allevati a contatto con l’uomo durante i primissimi mesi di vita, rende queste scimmie più socievoli nelle interazioni con i ricercatori», evidenzia Jana Uher, psicologa della ‘Freie Universität’ di Berlino.
«Il passo successivo sarà proprio quello di mettere a confronto la nostra metodologia ‘oggettiva’, basata sullo studio del comportamento, con le osservazioni ‘soggettive’, effettuate dai ricercatori che sono stati per anni a contatto con le scimmie», conclude Visalberghi.