Angelo Branduardi ripropone in un doppio album chiamato Da Francesco a Francesco due sue precedenti lavori: Futuro Antico I del 1996, facente parte di una serie in cui il cantautore milanese ripropone, con la collaborazione del maestro Renato Serio, musica sacra medievale adattata al gusto moderno senza però che ne vengano stravolti i suoni, la struttura e l’ispirazione; e L’Infinitamente Piccolo, in cui ha messo in musica testi che raccontano la vita di san Francesco di Assisi, adattati dalla moglie Luisa Zappa. L’elemento catalizzatore del progetto è evidentemente la figura del frate di Assisi, centrale nel secondo disco e in qualche modo presente nello spirito dei brani del primo (o almeno quelli che sono rimasti dalla tracklist originale, visto che da quella sono stati “epurati” due brani di ispirazione forse troppo laica: Once I Had a Sweetheart, tradizionale ballata folk portata al successo negli anni ’60 da Joan Baez e Scarborough Fair di Simon & Garfunkel, che all’epoca della prima pubblicazione del disco erano stati oggetto di un arrangiamento in stile con il resto dell’album). E la figura di san Francesco viene idealmente collegata in parallelo con quella di Papa Bergoglio che evidentemente, a cominciare dal nome scelto all’elezione, in qualche modo incarna nell’immaginario collettivo gli ideali che erano propri dell’Ordine francescano ai suoi inizi. La cultura musicale, la raffinatissima ricerca di Angelo Branduardi musicista è, credo, fuori discussione. Il suo percorso, nel corso degli anni, benché lontano dalle logiche discografiche o radiofoniche è evidente. Conosciuto un enorme successo ai tempi della Fiera dell’Est, che sporadicamente ha ritrovato con altri fortunati album (Cogli la Prima Mela, State Buoni Se Potete) ha comunque sempre proseguito un cammino fatto di coerenza e integrità, miscelando come un alchimista moderno contenuti, cultura, musica e ricerca. Soltanto lui poteva musicare Yeats e Faletti, Esenin e le ballate elisabettiane, e unire madrigali e musica folk, violini e danze irlandesi.
Con Futuro Antico I, che compone la prima parte di Da Francesco a Francesco, Angelo Branduardi insieme a Renato Serio (il maestro arrangiatore di moltissime commedie di Garinei e Giovannini, oltre che compositore di colonne sonore per il cinema) e all’ensemble musicale Chominciamento di gioia, ripropone diverse composizioni dalle più diverse fonti: ballate occitane del 1200, canti medievali francesi, inglesi, spagnoli. Anche all’orecchio dell’ascoltatore moderno queste composizioni mantengono lo stesso indiscusso fascino che ha fatto loro superare i secoli, e anzi acquistano un gusto e un appeal paragonabile al leggere un capolavoro letterario del periodo. Il Saltarello, lamento di Tristano e Rotta, brano solo strumentale, ad esempio è una vera macchina del tempo. Capace di trasportare la mente altrove già alle prime note (ma il discorso fondamentalmente vale per tutte le tracce del disco). L’infinitamente piccolo invece parte da una ispirazione legata al contenuto più che all’archeologia musicale, essendo dedicato interamente al santo di Assisi, figura evidentemente cara a Branduardi tanto che all’album, prima ancora di quest’ultima reincarnazione discografica, fece seguire anche un tour e uno spettacolo musicale chiamato La Lauda di Francesco. I testi, tratti da fonti francescane, vengono musicati con diverse contaminazioni a seconda delle necessità. Brani new age e melodie tradizionali, Pink Floyd e Jean-Baptiste Besard… l’alchimista Branduardi ancora una volta si diverte a miscelare ingredienti diversi, e lo fa, in questo caso, in maniera più libera rispetto a Futuro Antico I, ottenendo composizioni forse ancora più facili da apprezzare per chi non ha la sua competenza musicale.
Entrambi i dischi quindi sono molto validi, ma profondamente diversi, e per questo motivo ammetto di essere perplesso. Ovviamente non posso che essere felice che vengano riproposti due lavori tanto interessanti, quale che possa essere la motivazione all’acquisto, è musica di qualità che sicuramente merita di essere apprezzata dal maggior numero di persone possibile, non sono tuttavia sicuro di comprendere completamente il motivo per cui questi due album siano stati affiancati in questo specifico progetto. E ancor meno il parallelismo tra i due Francesco. Machiavelli non disse mai la frase “il fine giustifica i mezzi” che gli viene universalmente attribuita, che anzi è frutto di un’abile campagna detrattiva nei suoi confronti (oggi la chiameremmo di marketing negativo) orchestrata probabilmente dai gesuiti che però, a voler essere precisi, è proprio l’Ordine dell’attuale Papa. Ma in fondo anche nell’arte e nella religione immagino, lo yin e lo yang, l’idealismo e il pragmatismo, l’artista e il mercante, il cuore e il cervello sono sempre complementari e in cerca l’uno dell’altro. E mentre ci ragiono e faccio pace con le mie perplessità faccio ripartire il Cantico delle Creature che apre il secondo cd di Da Francesco a Francesco, pensando che la voce, lo stile, l’eleganza di Angelo Branduardi che non riascoltavo da un po’ mi erano davvero mancate.