Animali Notturni è un film non semplice, perché costruito ad incastri, ma avvincente. Attraverso una serie di flashback, ben riusciti, la macchina da presa si muove indisturbata nella quotidianità della gallerista, Susan Morrow, che – tra notti insonni e giornate senz’anima trascorse in ambienti luminosi e accecanti, con un arredamento minimalista e un look trasgressivo – ha perso brio e passione, rinunciando alla creatività e forse all’amore autentico. Tom Ford gira un film al cardiopalmo, descrivendo il percorso psicologico di questa donna, la cui vita s’intreccia a un certo punto con quella dell’ex marito, uno scrittore che le invia un libro intitolato appunto Animali Notturni. Susan, che ha le sembianze di una psichedelica Amy Adams, comincia a leggere il romanzo quando tutti gli altri dormono. Il pathos cresce, l’ansia s’impossessa dello spettatore che, inerte, assiste al concatenarsi degli eventi. La storia narrata comincia proprio di notte e ci mette di fronte ad alcuni inquietanti interrogativi. Ed è proprio questa vicenda a prenderci di più, giacché tra le pagine del libro si gioca anche il destino di Susan che ha sepolto tra le pieghe di un’esistenza patinata e perfetta il suo passato. L’insonnia è dunque il prezzo che la protagonista è costretta a pagare per aver voltato lo sguardo dall’altra parte.
Interrogativi, dicevo. Può un uomo, in preda alla paura soccombere, tanto da non riuscire a impedire a un gruppo di “animali notturni” di rapire la moglie e la figlia? Edward, che è anche l’alter ego dello scrittore, appare in tutta la sua fragilità, ma la debolezza è veramente un limite? Per essere veri uomini, bisogna per forza mostrarsi insensibili, forti e impavidi, oppure esiste una seconda possibilità per chi ha una natura diversa? Tom Ford si era già posto domande esistenziali in Sigle Man, ma in Animali Notturni osa di più perché ci propone un doppio punto di vista: quello di una donna insofferente, alle prese con un secondo marito fedifrago, e quello di un romanziere, interpretato da un convincente Jake Gyllenhaal, ancora una volta nei panni di un personaggio fragile, il cui microcosmo è fatto a pezzi, proprio come accade a Billy Hope de L’ultima sfida.
Eppure Edward, a differenza di Billy, per risorgere, con molta probabilità sarà costretto a distruggere una parte di sé invece che a trarne forza. La vendetta è il filo conduttore di Animali Notturni che si colloca a metà strada tra un thriller e un film drammatico. Non si tratta di un capolavoro ma sicuramente è una pellicola riuscita per quella sensazione d’inquietudine che lascia e per quelle domande che esigono più risposte, le quali si ritrovano qua e là nelle varie sequenze; basta guardare il film con attenzione e con lucidità per andare oltre le apparenze, così come dovrebbe fare Susan. Di seguito il trailer di Animali Notturni.
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